Chauvigny: di rosso e di inquietudine

I capitelli di Chauvigny mi hanno inquietato in passato, e lo fanno ancora. Bianchi e con gli elementi scolpiti bordati di rosso, sono per questa loro peculiarità cromatica davvero diversi dagli altri, tanto che verrebbe quasi da considerarli poco credibili, poco romanici. All’inizio, poi, mi infastidiva fortemente il pensiero che io, questa chiesa coi suoi capitelli speciali… me l’ero persa. Nel mio primo viaggio attraverso la Francia romanica, infatti, lungo la strada che da Poitiers conduce a Saint-Savin, ero passato a pochissimi chilometri da Chauvigny; ma senza accorgermene, e quindi senza fermarmi per una visita.

ChauvignyCapitello
Un mostro con due corpi divora un uomo

Da quel primo appuntamento mancato, ho continuato a guardarli sui libri, i capitelli di Chauvigny – in particolare quelli, famosi, con i mostri ricciuti che mordono sorridendo piccole figure umane – e la reazione, a lungo, è stata quella di non considerarli interessanti – un po’ come fece la volpe con l’uva? – nella storia dell’evoluzione della scultura romanica.

Quando poi ho finalmente visitato finalmente la chiesa di Saint-Pierre, e ho ammirato di persona i capitelli, Chauvigny ha continuato a provocarmi disagio. Al temine di quella navata troppo bianca e insieme troppo colorata, le sculture sopra le colonne del coro, con i tratti rossi che le contornano, mi risultano comunque ostiche, diverse. Questione di colori più che di iconografia. Perché nei loro contenuti – figure fantastiche in lotta con figure umane, temi biblici e teologici, demoni e anime a contrasto – i capitelli di Chauvigny sono decisamente interessanti, e perfettamente inseriti nel percorso dell’iconografia romanica. Ma è proprio il bianco della pietra, e sono i tratti purpurei aggiunti per marcare i bordi e i fondi, a dare ai capitelli un aspetto insolito e straniante. Così truccati – chissà che cosa ne pensa il GODFRIDUS che li ha scolpiti, firmandone uno – fanno pensare alla Mesopotamia quasi più che al mondo romanico e richiamano certi glifi maya più ancora che le pur vicine sculture di Poitiers e Aulnay-de-Santoigne.

Si fa fatica ad accettare l’idea che la gran parte delle opere scolpite nel tempo romanico fossero in seguito trattate con pennelli e colori; Chauvigny, con i suoi capitelli, non aiuta certo ad accettare l’idea: la sensazione forte è che se colore ci dovette essere, su quelle sculture e su tante altre, non era comunque quello che vediamo qui nella chiesa di Saint-Pierre.

∼    ∼    ∼

ChauvignyAbsidi2
Le absidi Saint-Pierre

La chiesa di Saint-Pierre, edificata nel XII secolo, sorge al centro del nucleo antico di Chauvigny, tutto inerpicato su un’altura. Se all’interno sono decisamente caratteristici i capitelli delle colonne del presbiterio, nella parte esterna bello è il piazzale antistante la facciata, che domina la valle sottostante, mentre a oriente si presentano come peculiari le absidi, per la loro copertura che le fa somigliare quasi a bunker di età moderna.

Chauvigny – o meglio: la città alta di Chauvigny – circonda la chiesa di Saint-Pierre con altri interessanti strutture medievali, di carattere civico-militare: il castello baronale, le altre rocche di Hartcourt e di Montléon, le torri di Gouzon e di Flins. nel castello baronale, al bordo estremo della cittadella arroccata sul colle, vengono organizzati e proposti spettacoli d’uccelli e rappresentazioni di falconeria: il tipo di evento e il contesto dal grande fascino fanno di Chauvigny una delle più “medievali” cittadine di Francia.

ChauvignyVillaggio1
La “città alta” di Chauvigny (foto: Michel Legret)

Non ci sono, i capitelli “strani” di Chauvigny, nel volumetto sui capitelli romanici che Before Chartres propone, finalmente “in carta”, ai suoi lettori più fedeli. E però ce ne sono altri dodici – anzi, per la verità ce ne sono altri quattordici – che hanno la pretesa di essere ancora più belli. Vedere per credere. Qui: DODICI splendidi CAPITELLI ROMANICI

18 pensieri su “Chauvigny: di rosso e di inquietudine

  1. Federica Garofalo (da Fb):
    Vero, le chiese romaniche non ci appaiono davvero come le avevano concepite i costruttori: il colore era parte integrante dell’architettura, animava le sculture, rivestiva le pareti attraverso gli affreschi. Noi non possiamo farci che una pallida idea di come fossero in origine.

    "Mi piace"

    1. Anche a Chauvigny siamo di fronte ad una ridipintura successiva, come in Alvernia, ad Issoire in particolare. Il punto è: al di là del fatto che i colori non sono quelli originali, almeno l’effetto è quello di restituire i capitelli com’erano? Oppure no, non erano così nemmeno in origine?

      "Mi piace"

  2. Paolo Salvi

    Dopo i capitelli di Saint-Austremoine di Issoire, visti quest’estate, non mi sorprendo più di nulla, e sono stato capace di zittire il mio innato purismo, per una arte romanica, spoglia, severa, a volte grezza, ma franca. Ho accettato di imparare un’arte differente da quella vista tante volte de visu o studiata ed apprezzata sui libri ed ora nei blog.
    E nel tuo splendido “blog”, come sempre ci accompagni verso scoperte magnifiche, con l’umiltà tua innata, di non pretendere di sapere e capire, per poter davvero capire.
    E anche quando descrivi momenti curiosi, con ironia, come la storia della volpe e l’uva, del monumento mancato (che rabbia che provo quando mi succede!), ci fai proprio stare lì, nel luogo e nell’attimo che spesso abbiamo provato senza comprenderlo fino in fondo.
    E te ne siamo grati.

    "Mi piace"

    1. Grazie, Paolo! Sui capitelli “a colori” siamo in piena sintonia: eravamo puristi, ma l’Alvernia ci ha toccato il cuore e ha fatto il miracolo di aprire le nostre menti 🙂 … Ed è bello condividere anche queste piccole conversioni. Però i capitelli di Chauvigny sono proprio strambi 🙂

      "Mi piace"

  3. Antonella Fabriani Rojas (da Fb):
    Che il romanico fosse colorato è stato per me pure una sorpresa non sempre piacevole (come del resto mi sorpresi di sapere al liceo dall’insegnante di storia dell’arte che pure le sculture e i templi romani e greci lo fossero come quelli etruschi). Non credo che questa colorazione di Chauvigny possa essere originale ma se anche non lo fosse non si distanzia dall’aspetto che poteva mostrare secoli fa. Tra l’altro corrisponde anche all’esigenza di far risaltare ciò che è scolpito che altrimenti neanche si riesce a distinguere. Il risultato è, appunto, ‘mesopotamico’ 🙂
    Che mondo tormentato sembra quello.

    "Mi piace"

  4. Giuseppe Berton (da Fb)
    Immaginifico e veritiero, allusivo, metamorfico e sinistro: perché non sanguigno, in fondo, questo bestiario antropomorfizzato, come ad accentuarne la forza dirompente, trattenuta al margine dello sbranamento, della stretta mortale eterna di un’oltetomba di dannazione?

    "Mi piace"

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.