Romanico? E’ il cerchio sul quadrato

Più ancora che la presenza di un campanile, a farci distinguere a colpo d’occhio una chiesa da un edificio “laico” è la presenza della curva dell’abside. Anche il più piccolo sacello dei primi secoli, infatti, e anche la più semplice delle chiese rurali del Medioevo presentano un’abside. Per questo, osservandola all’esterno, una chiesa medievale può essere ben poco differente, quanto alle mura e al tetto, da una struttura agreste o da una grande abitazione; ma la curva dell’abside ci permette di riconoscerla a colpo d’occhio: guardate – chiarissimo esempio – la chiesa di Vaissière, persa nei campi come una fattoria, ma…

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La chiesa di Saint-Etienne-de-Vaissière, in una splendida foto di Jean-Francois Bogue

La pianta elementare di una chiesa, terminata da un’abside, è dunque la fusione di una parte quadrangolare – l’aula o navata – con una parte semicircolare, l’abside appunto. La pianta elementare di una chiesa, allora, è la fusione del simbolo primo del mondo terreno – il quadrato – e del simbolo primo del divino – il cerchio –. La pianta elementare della chiesa, in sostanza, evidenzia come al suo interno, tra quelle mura che uniscono quadrangolo e cerchio, si uniscono allo stesso modo l’umano e il divino. La Salvezza viene dall’Incar­nazione, dal Dio che si è fatto uomo; e si ripete ogni volta che divino e terreno si incontrano di nuovo nel sacrificio eucaristico, cioè nella chiesa, che rappresenta appunto l’Incarnazione e la Salvezza con la fusione di quadrato e cerchio.

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San Martin a Fromista, la navata

Questa associazione tra le due figure del quadrato e del cerchio torna più e più volte nell’edificio religioso romanico. Abbiamo visto come nella pianta vengano fuse la terminazione tonda dell’abside, luogo del sacro, e la struttura quadrilatera dell’aula, luogo del terreno; ma anche nel portale si ripete la stessa integrazione tra il quadrato (l’ingresso) e il cerchio (l’arco che lo copre); nel cammino interno delle colonne, poi, collegate l’una con l’altra dagli archi sovrastanti, si ripresenta molte volte la stessa figura complessa, un quadrilatero fuso ad un cerchio. E infine l’abside stessa, luogo dell’Eucarestia, del Dio che si incarna, è di nuovo, vista di fronte, un quadrato su cui si insedia un cerchio, e dal cerchio è dominato.

Il romanico è quadrato e cerchio fusi insieme. Il romanico è archi tondi a completare aperture quadrate. Il romanico è migliaia di archi e archetti circolari (“a tutto sesto”) a concludere migliaia di linee rette sulle murature, migliaia di colonne, e migliaia di finestre. Linee diritte concluse in un arco di cerchio – come la pianta rettangolare conclusa dalla curva dell’abside – sono l’essenza del romanico. Tanto che il romanico comincia a morire proprio quando l’arco a tutto tondo si spezza e diventa acuto.

Poteva quindi, l’architetto romanico, non porre sopra le proprie chiese una volta “tonda”? No, certo che no. Tra i motivi per cui la navata romanica è coperta da una volta, e non più da un tetto piano “a capriate” tipico della basilica paleocristiana, anche questo è fondamentale: dev’essere coperto con una volta, e non certo con un tetto piano o a spioventi, l’edificio che voglia mostrare ai fedeli l’unione del terreno e del divino.

Ai motivi strutturali ed estetici che portano gli architetti romanici a costruire volte sopra le loro chiese, si somma un nuovo decisivo motivo simbolico. E in molti modi differenti i costruttori romanici riusciranno nell’impresa di concludere le loro chiese con soffitti “tondi”. Le copriranno con volte a botte, o con sezioni di esse, o con volte trasversali, o con cupole e file di cupole – comunque linee tonde a coprire spazi quadrangolari –. E infine sceglieranno la soluzione magica, inventando la volta “a crociera”, che unisce quadrato e cerchio in modo sublime. La storia di questa ricerca e di questi risultati è la storia dell’evoluzione dell’archi­tettura religiosa romanica… la quale – nella più profonda delle semplificazioni – è nata dal desiderio di mettere un cerchio sopra al quadrato.

P.S.: E in Italia? E le tante meravigliosa chiese medievali italiane, tutte coperte da tetto in legno a capriate? San Miniato a Firenze, le cattedrali di Cefalù e Monreale? E quella di Pisa, col soffitto a cassettoni, o San Zeno a Verona?

P.P.S: E poi c’è una terra dove le absidi non ci sono (e se ci sono non si vedono) e c’è una regione dove le absidi sono tutto

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Nevers. La navata è un chiarissimo esempio di dialogo tra quadrato e cerchio

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22 pensieri su “Romanico? E’ il cerchio sul quadrato

      1. Irma de Ceglia (da Fb):
        Lo era. Il contributo è molto interessante. Tuttavia credo che l’architetto romanico, così come gli architetti di tutte le epoche, abbia progettato e costruito sulla base di tanti “accattivanti” condizionamenti. Il primo fra tutti risiede nella storia. Nessuno inventa nulla. È un lavoro molto umile. Innalzare l’architettura sul piedistallo della materializzazione formale di un simbolo è seducente, ma probabilmente poco realistico.

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        1. Condivido, certo. Non a caso, ogni chiesa romanica, pur essendo romanica, è differente, e in molti casi anche moltissimamente differente, dalle altre chiese romaniche. Però insomma quel quadrato e quel cerchio ci sono e ritornano, si riconoscono… anche se magari un po’ allungato, schiacciato, sporcato, questo binomio si fa notare.

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          1. Paola Lamberti

            non mi trova d’accordo… la simbologia è fondamentale per assaporare l’arte romanica, non a caso l’orientamento degli edifici era scelto con cura, l’abside semicircolare rivolta ad est e pervasa dalla prima Luce.
            dobbiamo decontamiarci dalla pretesa moderna di separare scienza e Fede…teologia e Filosofia erano unite. come i maestri che dipingevano icone lo facevano in preghiera alle prime luci del giorno…ma detto così è riduttivo …

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  1. Paolo Salvi

    Sottolineo l’uso di inquadrare il rosone (cerchio simbolo per alcuni dell’occhio divino) nel quadrato spesso solo accennato coi simboli del tetramorfo. Nelle chiese umbre il rosone sta con frequenza in una riquadratura architettonica, che campisce dividendo tutta la facciata o almeno due registri di questa. Il Medioevo era altamente simbolico quindi le descrizioni in questo senso (anche se non avvalorate da riscontri) non debbono essere cassate semplicemente come futto della fantasia “a posteriori”. Gli architetti del Medioevo erano comunque uomini d’ “arte” e scienza, detentori della conoscenza di geometria, che non di rado applicarono al tutto: navata e navate laterali, campate, facciata, transetto possono essere ricondotte a schemi geometrici non casuali.

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  2. Jean-françois Bogue (da Fb):
    Votre article est toujours aussi pertinent et vous avez bien fait d’évoquer les exception car l’art roman est aussi fait d’exception , d’ailleurs je puis vous dire qu’en Angleterre aussi les chevet plat sont très nombreux .
    (Il vostro articolo è sempre così pertinente e avete fatto bene a evocare le eccezioni perché l’arte romanza è fatta anche di eccezioni, del resto posso dirvi che anche in Inghilterra le parti absidali “piatte” sono tantissime).

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  3. Antonio Petrella (da Fb):
    Sono in vecchio architetto (45 anni di iscrizione all’Ordine), appassionato, tra l’altro, di architettura medioevale e dunque di romanico, gotico e romanico/gotico … la seguo da sempre e oggi sento l’obbligo di farle complimenti vivissimi per tutti i post che pubblica, spessissimo interessanti, ma sempre molto, molto emozionanti 🙏❤️

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  4. Riccardo Beverari (da Fb):
    Grazie per l’articolo, molto semplice e di piana leggibilità. Leggendolo mi sono venute in mente le chiese romaniche con tetto a capriate (io pensavo a San Zeno, ma anche le volte del Duomo di Modena furono costruite in seguito). Con piacere ho visto che quanto avevo pensato era contenuto in uno dei vostri P.S., che però ha un punto di domanda ma non una risposta. Grazie mille.

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    1. Succede, Riccardo, che l’architettura romanica è fatta di due elementi: le caratteristiche strutturali, tra le quali la copertura con volta in pietra è fondamentale, e le caratteristiche “ideali” e spirituali. Le chiese italiane, molto spesso, sfuggono alle regole del romanico quanto alla struttura, e però stanno pienamente dentro questo percorso quanto a caratteristiche ideali e spirituali. Before Chartres ne parla in un articolo, partendo da una delle chiese romaniche più note, la Pieve di Gropina (https://beforechartres.blog/2019/11/02/gropina-monumento-al-dna-romanico/)

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