Non sono rarissime le chiese a cui si accede da una porta laterale invece che dalla facciata. In una sola, però si entra… dal ventre profondo, come già facevano, nei secoli romanici, i pellegrini che vi si recavano a migliaia.

La scalinata di accesso
Anche se la facciata, maestosa, ne maschera benissimo il segreto, la grande basilica di Notre Dame, a Le Puy-en-Velay, è letteralmente sospesa in aria. Le lunghe scalinate esterne portano su, a quello che sembra l’accesso della chiesa; ma varcato questo ingresso, ci si ritrova in realtà in una sorta di “nartece sotterraneo”. E dentro al nartece, a lungo il visitatore cammina senza rendersene conto sotto la grande navata, sempre salendo, fino a percorrere l’ultima scalinata che, giunta finalmente al livello del pavimento, lo “buca” e lo attraversa, e dà accesso alla chiesa. Ed è da questa scalinata che, come risalendo da una fermata del metrò, il pellegrino antico e quello moderno entrano proprio al centro della basilica, già in faccia al grande altare e alla statua santa della Madonna.
Tutto ciò accade perché la chiesa di Notre Dame – uno delle più belle creazioni del romanico – è stata costruita per metà “a sbalzo”, sospesa appunto sopra il portentoso nartece. La parte originaria, costruita nell’XI secolo, è quella posta ad oriente. Si trattava in sostanza di una chiesa “a croce greca”, in cui il transetto era uno dei bracci, mentre l’altro era costituito dal presbiterio e dalle due campate della navata più vicine al presbiterio stesso. Tutto il resto, cioè buona parte della grande navata, non esisteva in origine.

La chiesa con la parte anteriore sospesa (a sin.) nell’illustrazione del volume “L’architettura romanica” (Jaca Book)
Ma quando, per la pressione dei pellegrinaggi, si decise di ingrandire la chiesa prolungandone la navata, questa si estese in sostanza sul vuoto, e dovette essere sostenuta appunto dal nartece. Per due volte nel corso del XII secolo i costruttori ampliarono la chiesa, costruendo prima due nuove campate, poi ancora altre due; per due volte allungarono la navata costruendola al di sopra delle scalinate che portavano all’antica chiesa più piccola, e affidandone il peso a quello che oggi è diventato il nartece sotterraneo.
Di tutta questa vicenda di specialissima architettura, stupiscono il coraggio degli architetti e la particolarità delle soluzioni adottate. Ma io, se devo essere sincero, resto affascinato soprattutto da quel gioco di prestigio con cui la facciata della grande chiesa maschera quanto accade subito dietro. Con i suoi tre archi che sembrano tre portali, ti inganna – faccia tosta, più che facciata! – e ti impedisce di vedere che la navata comincia sì, ma più su, al secondo piano, senza veri portali di ingresso. Ti accoglie ma non ti fa entrare. E prima di condurti nel ventre di Notre Dame, ti porta a percorrere altri gradini, al coperto e nascosti, oltre a quelli che già hai fatto per salire al suo cospetto.
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Coloro a cui, come accadde a me a suo tempo, fosse stato negato il gusto di entrare nella basilica di Notre Dame dall’ingresso antico e magico, possono provare ad accontentarsi di questo video: mostra (dal minuto 15:32) la scalinata che “sfonda” il ventre della chiesa e dà accesso alla navata.

La chiesa vista di fronte

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Lorenzo Fusini (da Fb):
Una cosa del genere accadde anche a Siena quando allungarono di due campate il coro, anche se in questi caso si tratta di architettura gotica. Siccome dietro la testata del vecchio coro c’era una rupe, i senesi edificarono il battistero sul quale fecero poggiare il nuovo coro del duomo. Fra questo “coro pensile” e il battistero c’è un ulteriore livello che si snoda fin sotto i transetti: la cosiddetta “cripta del Duomo”, affrescata con dipinti preducceschi e inspiegabilmente chiusa.
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Leonardo Trovò (da Fb):
Da qualche anno la cripta è visitabile, come anche la Porta del cielo, il percorso sul tetto
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Lorenzo Fusini (da Fb):
La cripta fu chiusa inspiegabilmente alla fine della costruzione, mi sono espresso male 😉
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Marisa Nascimben (da Fb):
L’ho vista è bellissima quando sono uscita pioveva tantissimo, mi ricordo una lavata!!!
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Ernesto Mozzi (da FB):
C’è ancora nell’ ingresso la pietra delle febbri???
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Marisa Nascimben (da Fb):
Si il Dolmen in fondo alla navata sulla sinistra
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Ernesto Mozzi (da Fb):
Mi sono sdraiato nel 98. Mai più avuto la febbre
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Del resto la pietra delle febbri è proprio legata alla leggenda di edificazione della chiesa.
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Donatella Butera (da Fb):
Articolo molto interessante e ben scritto Questa struttura così particolare e complessa risulta molto chiara Non la conoscevo, lo confesso Grazie!
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Descrizione davvero affascinante di un unicum architettonico. In effetti non ricordo altri edifici medievali che hanno avuto un ampliamento sospeso di tal genere. D’altronde l’alternativa sarebbe stata quella di costruire un nuovo edificio in altro luogo o demolendo completamente l’esistente. Per fortuna possiamo invece raccontarne la trasformazione della fabbrica con uno sviluppo assolutamente orginale.
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anche il chiostro merita la visita, suggestivo ed austero.
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Emi Lamberti (da Fb):
Veramente suggestiva! Visitata anni fa ma la ricordo ancora.
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Antonio Corsini (da Fb): Uno splendore. E una medicina.
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Carla Porrati (da Fb):
Da visitare per la bellezza e mi incuriosisce la Pietra delle febbri. Complimenti come sempre per gli articoli pubblicati.
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Lia Catellani (da Fb):
Bellissima! Articolo molto interessante!
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Ora che ho potuto vederla e studiarne le vicende costruttive e ricostruttive, devo dire che mi lascia un po’ d’amaro in bocca, sapere che tanta bellezza è una mistificazione ottocentesca del Mallay. Bisogna proprio averla studiata (anche se non approfonditamente) per saper cogliere le parti originali, distinguendole da quelle di ricostruzione.
La cupola è rifatta, la facciata, bellissima, è molto restaurata, bella la torre campanaria rastremata, ma anche qui parte delle sculture sono rifatte.
Ma detto questo, anche se la navata la trovo un po’ fredda, nonostante l’originale alzato a cupole sulle campate e l’ingresso dall’ “ombelico”, rimane una cattedrale in cui si lascia il cuore.
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