Un tempio greco nella barbara Oviedo

Barbara e arcaica, ma insieme classica e purissima. Santa Maria del Naranco – meraviglioso palazzo reale trasformato presto in chiesa – costituisce un unicum, un gioiello specialissimo, nel panorama dell’arte del lungo medioevo. Ammirata dal vivo, è più bella che in qualsiasi fotografia; e ancor più bella sarebbe se, ad occhi chiusi, potessimo vederla com’era quando fu edificata, sospesa a metà tra fede e potere, tra la santa messa e una rude battuta di caccia.

Occorre in primo luogo spiegarne l’origine. Le guide raccontano che fu dapprima palazzo reale: Ramiro I, sovrano delle Asturie cristiane, volle costruirlo come luogo di ristoro per sé e la sua corte, e come punto di partenza per le sue battute di caccia. Lo fece edificare sul monte Naranco, poco fuori da Oviedo, che proprio in quei decenni – siamo alla metà del IX secolo – era assurta al rango di nuova capitale, testimone della resistenza contro l’Islam che risaliva la terra iberica. Il re poteva così godere del nuovo palazzo con i suoi, senza allontanarsi troppo dalla città. I loggiati, i meravigliosi miradores, guardavano da un lato all’urbe, ai piedi del colle; dall’altro offrivano i boschi agli sguardi e ai cavalli di Ramiro e della sua compagnia.

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L’interno dell’aula voltata a botte

Forse commissionando il palazzo lo stesso sovrano, abitato, secondo gli storici, di sensibilità profondamente religiosa, lo aveva immaginato quasi come una chiesa. Di certo nel XII secolo su uno dei quattro loggiati, quello ad oriente, era già stato aggiunto un altare, e l’altare portava con sé la dedicazione a Maria. L’edificio, peraltro, era stato costruito con una tale maestria che nulla mancava: né il decoro, né l’equilibrio architettonico, né il rigore necessari ad un luogo di culto. Tant’è: l’architetto del re era davvero un maestro, se bastò un altare per fare del suo palazzo una splendida chiesa.

E infatti, quella che presto divenne Santa Maria del Naranco è un bellissimo scrigno. La sala che occupa tutto il piano rialzato, rettangolo prezioso, è coperto da una pura volta in pietra, rafforzata da costoloni regolari, e sostenuta da colonne, a loro volta arricchite da capitelli scolpiti di fino e da medaglioni di sottile fattura; l’ingresso alla sala è su un lato lungo, servito da una regale scala di accesso esterna a doppia rampa; sui due lati corti si aprono i loggiati principali, che volle un re quasi barbaro, ma che diresti rubati ad un tempio della Magna Grecia, per il rigore dell’impianto, per l’essenzialità della decorazione, per la regolarità, l’equilibrio e la simmetria complessivi.

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Uno dei “mirador”, i loggiati di Santa Maria

Non c’è un altro edificio simile in tutto il Medioevo europeo. E quando andrete ad Oviedo, non allontanatevi, non salutatelo senza aver fatto una sosta nella sala inferiore: più bassa e sobria, quasi una nobile cantina, è anch’essa voltata a botte; doveva essere il luogo più fresco di tutta la città regale e lì, sugli scranni che corrono lungo tutte le pareti, sedevano i nobili di Ramiro, e insieme a lui decidevano delle guerre e della caccia. Forse già si chiedevano, tra un banchetto e un piano di espansione, se il palazzo in cui erano riuniti non fosse troppo bello per non essere dedicato alla Vergine.

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L’aula inferiore, un tempo luogo di riunione, con annessa dispensa

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Santa Maria del Naranco è un giglio, un prodotto speciale della potente fioritura dell’arte preromanica asturiana. Si iscrive nel novero delle numerose e particolari costruzioni religiose che intorno ad Oviedo, e non solo, furono edificate nei secoli dell’alto medioevo; ma tra queste – pur tutte di alta qualità artistica – Santa Maria del Naranco si distingue sia appunto per la peculiarità della sua origine “laica”, sia per l’eccelsa fattura, la perfezione dell’impianto, la coerenza assoluta della decorazione interna ed esterna, la singolare proiezione in altezza. A poca distanza sul monte Naranco sorge una di queste chiese preromaniche, San Miguel de Lillo, che si visita dopo Santa Maria, in gruppo e accompagnati e aiutati a comprendere, come d’uso in questa regione. Nell’area, bella e verde anche se a pochi minuti dal cuore urbano di Oviedo, un interessante centro di informazione aiuta ad inserire le due perle del Naranco nel percorso complessivo dell’arte preromanica asturiana. Il luogo è suggestivo e molto frequentato dai visitatori: beati coloro che potranno avvicinarvisi senza avere intorno la folla delle giornate più intense.

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Turisti in visita al Naranco

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19 pensieri su “Un tempio greco nella barbara Oviedo

    1. Certo che no! 🙂 In realtà In questo momento – e ormai da decenni, credo – Santa Maria del Naranco non è più una chiesa, ma monumento, un luogo d’arte. Resta l’altare (credo sia una copia dell’originale aggiunto nel medioevo) che si intravvede nella foto sul loggiato; ma la chiesa-palazzo ora è… “proprietà” dei visitatori.

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      1. Luca Borgia (da Fb):
        Un peccato, invece. In genere, se ancora officiate, la “massa” di turisti è tendenzialmente più rispettosa. Parere personale. Ma mi sono accorto da tempo che certi monumenti isolati sono più che altro un peso, per la Chiesa.

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        1. Nelle Asturie, girando per chiese preromaniche, Luca Borgia, ne ho visto alcune sicuramente officiate, come il “Santullano”, nel centro di Oviedo, mentre altre non sono utilizzate per il culto. Penso dipenda anche dalla struttura delle diverse chiese: la disposizione degli spazi, che in questo tipo di chiese è particolare, in alcuni casi le rende poco utilizzabili; e un alto motivo ostativo è la dimensione: alcune, come ad esempio Santa Cristina de Lena, sono semplici cappelle, in cui è difficile immaginare una celebrazione comunitaria domenicale.

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  1. Luis Pardiñas Pérez

    El prerrománico asturiano es, en gran medida, patrocinado por el poder de la monarquía asturiana, en este caso por Ramiro I, en el siglo I)X, y que se extendería durante dos siglos. Es un arte de síntesis con lejanas influencias del Asia Menor, del área carolingia y algunas influencias del norte de Italia. Los emplazamientos de Santa María del Naranco, San Miguel de Lillo, Valdediós (El Conventín), Santa Cristina de Lena, San Julián de los Prados (Santullano), etcétera, puede que los haya restado popularidad, pero también ha ayudado a su conservación casi como en su origen de la Edad Media. Aunque las visitas multitudinarias, especialmente en época vacacional, parezcan incómodas son menores que las de los templos urbanos, y siempre tendrán el privilegiado encanto del paisaje verde y campesino .

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  2. Françoise Proust Malaval (da Fb):
    La meraviglia del racconto fatto a noi che non sappiamo più leggere queste opere. La qualità della scrittura che rende tutto di facile comprensione riusciamo grazie a lei a percepire la magia e la poesia di queste opere a traverso i secoli. Grazie di cuore è una bellissima emozione.

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  3. Tiziana Palandrani (da Fb):
    La bellezza e l’unicità di questo edificio sono difficili da descrivere. Grazie per averlo fatto. Ci sono stata quando non c’era quasi nessuno e ho potuto ammirarlo, insieme alla vicina San Miguel de Lillo che però è in restauro. Anche arrivarvi a piedi è un’esperienza che merita di essere vissuta

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  4. Paolo Salvi

    Questa chiesa è davvero affascinante e la sua storia così originale ne aumenta il senso di unicità e meraviglia che desta al vederla. L’architettura asturiana è particolarissima e precede l’epoca romanica di circa due secoli, come da noi l’arte carolingia.

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