Al di là dell’aldilà: il varco a Santiago

Un colossale accesso: il Portico della Gloria è un varco, un gigantesco varco, per le sue dimensioni, certo, ma anche per il suo valore di simbolo.

Stupisce per la sua mole, il portale della grande basilica di Santiago di Compostela. Posto tra il nartece e la basilica, non lo vedi dall’esterno, e ti si para dinnanzi improvvisamente, quando accedi al vestibolo; e allora ti accoglie, immane parete traslucida tra te e la navata della chiesa. Nello spazio angusto del nartece, ti sovrasta e ti obbliga ad alzare lo sguardo e a confrontarti con il florilegio infinito dei suoi rilievi. Se di fronte gli altri grandi portali romanici è possibile riassumerne la visione in un solo sguardo, e quindi impadronirsene, memorizzarli come si fa con una poesia, il Portico della Gloria si impone e va affrontato, invece, come un poema complesso.

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Le ingenti dimensioni del portale in una foto dell’inaugurazione dopo il restauro

Articolato in una grande duplice porta centrale e due accessi minori laterali – strettamente integrati, ben più di quanto accada a Vezelay – il portale di Santiago propone il proprio messaggio utilizzando tutto se stesso e ogni parte di sé, dalle basi scolpite delle colonne fino agli archivolti; il suo racconto è una narrazione perfettamente organica e consequenziale – impossibile descriverne qui ogni parte – sulla Salvezza dell’uomo e sui percorsi attraverso cui è possibile conseguirla.

Ma non è solo per le sue dimensioni, che il Portico della Gloria è un gigantesco varco. Quest’opera grande del Maestro Matteo costituisce infatti una porta, un ponte spettacolare tra due culture, quella apocalittica e tutta tesa alla fine, tipica del tempo romanico, e quella della rinascenza gotica, in cui invece l’uomo improvvisamente riemerge, e si colloca di nuovo al centro, e ricomincia a immaginare un futuro per se stesso e per la comunità dei suoi simili. Al di qua della porta stava il medioevo romanico, fermo in attesa dell’azione divina finale; al di là c’è invece il tempo nuovo in cui ricominciano ad agire gli uomini. Che devono comunque inseguire la salvezza, ma non più pressati dall’imminenza di una Fine e di un Giudizio collettivi.

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I profeti sulle colonne che reggono il Portico della Gloria

Il Portico della Gloria, così, è l’ultimo capitolo – o forse già un’appendice – della lunga stagione del pensiero e dell’arte romanico. Nei colori dei rilievi, oggi rinnovati dal restauro, ma anche nei sorrisi, e negli sguardi, e nei riccioli biondi, e nei volti sbarbati, la vita torna a fluire e a prendere il sopravvento. Il grande Cristo al centro della lunetta ha perso l’alterità che aveva ad Autun e a Moissac, fatta di ermetismo e autorità assoluta: siede invece circondato dai suoi santi con benevola compassione, ed ha ricominciato a parlare con loro, e addirittura con gli uomini che, pellegrini lungo il notissimo “cammino”, giungono fino ai suoi piedi.

E’ splendido e grande, il portale del Maestro Matteo. Ma attraverso i suoi varchi aperti, il vento del nuovo ha soffiato con forza sulle residue certezze romaniche – che da decenni ormai si confrontavano con pensieri diversi e inattesi, e da questi erano messe in discussione – e le ha alla fine disperse.

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Visitatori ai piedi del portale

Il “Portico della Gloria” è stato scolpito a Santiago dal Maestro Matteo negli ultimi decenni del XII secolo. Anche per chi, come me, vede in quest’opera la crisi del romanico oltre che la sua apoteosi, la visita a Santiago è irrinunciabile. Il portale – lo si può assaggiare in questo bellissimo video – è strepitoso nella sua articolazione, oltre che nelle dimensioni, e nella coerente ed eccelsa fattura scultorea.

Da qualche anno lo si visita restaurato: l’intervento ha restituito con grande equilibrio la policromia residua. E se in questo momento l’attesa per la visita, in coda davanti alla basilica, può essere snervante – si accede in gruppi di venticinque e si può restare nel nartece per dieci minuti circa -, è già stata decisa l’introduzione, prossima, di una quota per l’ingresso. E’ possibile prevedere una diminuzione delle code; e nella nuova organizzazione, come accade spesso in Spagna, i visitatori paganti saranno accompagnati da una guida che illustrerà l’opera. E’ bene comunque giungere davanti al Portico della Gloria non impreparati: chi già ne conosce l’iconografia potrà dedicare tutto il tempo al piacere di perdersi tra le figure e i simboli, davvero splendidi.

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C’è un libro, un volumetto che è un magico percorso attraverso i dieci portali maggiori del tempo romanico, tra qui quello di Santiago di Compostela: gli appunti di viaggio di Before Chartres sono ora anche su carta, e li trovi qui: DIECI grandi PORTALI ROMANICI.

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Sono tante, e di altissima qualità, le meraviglie romaniche della Borgogna. Molte ne ha descritte questo blog; e molte oggi sono raccolte, in un itinerario su e giù per la regione francese, nel volumetto LA BORGOGNA romanica IN SEI GIORNI, una vera e propria guida, un vero e proprio diario di viaggio.

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All’Alvernia, regione antica della Francia centrale, è dedicato un nuovo splendido volumetto. Si intitola LE NOVE PERLE (e le altre meraviglie) DELL’ALVERNIA ROMANICA e raccoglie tutti insieme i numerosi articoli che il blog Before Chartres ha dedicato ad una terra magica, ricca di grandi architetture absidali e di bellissimi capitelli.

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13 pensieri su “Al di là dell’aldilà: il varco a Santiago

    1. Contento che sia piaciuto. Per Santiago, e il suo portale, provavo un sentimento di attenzione e diffidenza insieme… Arrivato fino a là, quasi volevo rinunciare a vederlo… Ho atteso ore, e sono stato contento di averlo fatto: è un’opera davvero ingente. Ci ho pensato e ripensato… Ora sono convinto: un’opera meravigliosa, ma davvero al limite del tempo romanico. Le voglio bene comunque 🙂

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  1. Giovanna Bigalli (da Fb):
    Splendido post. Foto dell’opera restaurata e testo estremamente efficace e intenso. È impossibile separare la valutazione storica ed estetica dall’emozione…
    E quando arrivi lì davanti dopo quel lungo cammino sia fisico che spirituale e compi il gesto rituale dei pellegrini di inginocchiarsi appoggiando la testa sulla statua dell’autore. …e appoggi la mano alla colonna intagliata… da secoli le mani nello stesso punto… senti le dita scivolare nei solchi che milioni di mani hanno scavato consumando il marmo ….e sei dentro la storia. E il Cammino è giunto al termine. O forse appena cominciato.

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      1. Giovanna Bigalli (da Fb):
        Ho studiato tanto il Cammino e la sua storia (e camminato anche tanto) ma era decenni fa non c’era ancora l’aereoporto e a Santiago andavano solo i pellegrini… veri e propri. Le code non esistevano! L’atmosfera in certi momenti era quella che si poteva immaginare ci fosse nel Medioevo… gli studenti universitari con mantelli e nastri colorati la notte cantavano antiche ballate in gaelico… ma non per i turisti! Immagino però che chi percorre il Cammino con la ‘patente’ di Pellegrino abbia diritto ad un accesso privilegiato. Per il portico così riproposto però temo che tutti dovranno fare la cosa per vederlo. Le cose cambiano….

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  2. Anonimo

    Testo emozionante, tanto quanto la visione del portico. Come ben sottolineato, non bisogna andarci impreparati, è talmente grande e “affollato” il portico che si rischierebbe di perdersi qualcosa! Ci sono stata tanti anni fa e ricordo che fui tanto fortunata da vedere anche il “botafumero” in funzione quel giorno. È stato un incontro emozionante, grazie per averlo rievocato così bene!

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