Ferentillo: l’ora et labora oggi è yoga

Con quel suo nome, l’abbazia umbra di “San Pietro in Valle” richiamava, nei miei archivi mentali, un altro splendido sito romanico, quel “San Pietro in Monte” che sorge isolato sopra Civate, tra i boschi e i laghi lombardi. E anche per questo, e non solo per la sua propria bellezza, San Pietro in Valle è da trent’anni – a tanto risale la mia prima visita – nella mia strettissima lista dei luoghi che da soli meritano un viaggio, anche lungo, e che da soli riempiono una giornata.

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La veduta del complesso

Isolata tra i boschi sopra Ferentillo, a metà strada tra Terni e Spoleto, San Pietro in Valle presenta se stessa come l’esempio compiuto e perfetto di insediamento monastico medievale. Chiusa dalla propria cinta, a cui si appoggiano le mura esterne delle strutture di servizio, l’abbazia è presidiata da una bellissima torre campanaria, dal carattere molto “romano”, che veglia sulla chiesa, sul chiostro e sugli altri edifici di pertinenza, e contemporaneamente ne segnala, fiera, la presenza. Da fuori, così, nel mare verde intenso dei boschi umbri, si distingue netta la sagoma chiara del monastero, e il su e giù degli edifici coerenti e connessi; il campanile svetta, e l’abside della chiesa si intravvede all’interno.

Nulla di più può chiedere il turista in cerca di meraviglie; al visitatore più esigente San Pietro in Valle riserva lo spessore della propria storia – la  fondazione dell’abbazia risale all’VIII secolo, con una prima ricostruzione intorno al Mille – e offre i suoi affreschi: notevoli quelli del XII secolo, anche se molto danneggiati, che sulla parete sinistra raccontano le storie dell’Antico Testamento, e a destra illustrano il Vangelo; successivi quelli del coro e dell’abside. Romanica è in sostanza la chiesa, che potrebbe essere datata alla seconda metà dell’XI secolo o al successivo, romanico il campanile, di poco più tardo, così come i rilievi dei santi Pietro e Paolo che adornano i due stipiti del semplice portale che dal chiostro conduce alla chiesa.

San Pietro in Valle è così bella che – caso relativamente raro in Italia – è diventato oggi un albergo-resort di gran lusso. La residenza d’epoca “Abbazia San Pietro in Valle” è, come spiega il sito,

…un viaggio nel tempo… un posto da sogno! Paesaggistica e architettura ti riportano subito nel dodicesimo secolo… camere e servizi sono integrati in perfetta armonia col posto. Il privilegio di soggiornare in questo capolavoro storico non ha prezzo…

“L’hotel di charme – si legge ancora in www.sanpietroinvalle.com – ha 18 camere doppie e 3 suite e può ospitare al massimo 50 persone. L’apertura è stagionale da aprile a ottobre”. Si dorme nelle stanze che furono dei monaci; nel chiostro medievale si servono pranzi e cene di gran lusso; nella chiesa ci si sposa in pompa magna su prenotazione. L’antico convento di San Pietro in Valle, così trasformato, è molto più curato e meglio conservato di quando lo visitai negli anni ’90. Senza alcun dubbio.

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L’interno della chiesa dalla vasta presentazione in I luoghi del Silenzio

E insomma: con questo blog Before Chartres ho visitato molti luoghi romanici, e in alcuni resoconti ho raccontato di monasteri e chiese recuperati con interventi importanti di restauro e modernizzazione – come quello che l’intraprendenza catalana ha messo in atto a Sant Pere de Rodes e a Cardona, ad esempio -. Resta il fatto che per me, ritrovare San Pietro in Valle così cambiata, dopo trent’anni, è stata un’altra esperienza di quelle che un poco, sì, sconcertano e fanno pensare.

Poiché vedo nel sito dell’Abbazia una sezione “Per lo spirito”, provo a capire se sono state conservate proposte di spiritualità, o di meditazione, o comunque collegate alle ragioni originarie della costruzione della chiesa e del monastero; trovo invece questo testo:

Nel cuore dell’Umbria l’Abbazia è il luogo ideale per lo svolgimento di corsi di formazione, seminari e stages residenziali… Ma soprattutto l’Abbazia è un luogo ancora pregno di spiritualità e misticismo dove ritrovare il contatto con la Natura, poterci concentrare, ascoltare noi stessi e riappropriarci della nostra energia interiore.

Si organizzano corsi di respiro, yoga, thai chi chuan.

I corsi di respiro… Ecco, questa potrebbero essere una buona idea. Chissà: magari aiutano a comprendere il mutare dei tempi, e a non farsi prendere dall’affanno di fronte al nuovo che avanza con tanta invadenza.

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Before Chartres ha scelto, e racconta per te attraverso i propri appunti, i dodici cicli di affreschi più belli dell’Europa romanica: da Anagni a Ferentillo, da Reichenau a Vic-Nohant… E’ tutto a colori questo volumetto prezioso, e si intitola AFFRESCHI ROMANICI, DODICI CICLI imperdibili,

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La terra alta tra Milano e i Laghi è una delle culle, se non la vera culla, dell’architettura romanica. Da qui i “maestri comacini” portarono i segreti della loro laboriosa abilità costruttiva un po’ dovunque in Europa. Un itinerario in dieci tappe racconta le loro realizzazioni più preziose – da Almenno San Bartolomeo a Gravedona, da Agliate ad Arsago Seprio a Civate – e lo spirito, i colori, i materiali, i modi e i vezzi che hanno lasciato nelle loro terre d’origine: DIECI PERLE romaniche TRA MILANO E I LAGHI

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Centocinquantun pagine per raccontare l’Abruzzo, una terra fiera, in cui l’arte romanica è fiorita rigogliosa. Raccolgono e raccontano le grandi chiese e le grandi abbazie isolate, l’arte vivacissima di Ruggero, Roberto e Nicodemo, e i loro splendidi arredi pieni di girali, mostri, animali e piccoli uomini nudi, e ancora i portali e gli architravi, gli amboni e i cibori… Il viaggio nell’Abruzzo romanico, non delude mai, e così non delude il nuovissimo volumetto ITINERARI alla scoperta DEL ROMANICO IN ABRUZZO, che raccoglie gli appunti di viaggio di Before Chartres.

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14 pensieri su “Ferentillo: l’ora et labora oggi è yoga

  1. Giuseppe Berton

    Carissimo Giulio, attendevo da giorni di riservarmi un momento quieto per scriverti quanto “Before Chartres” sia stato e sia, per Francesca e per me, motivo di grata meraviglia. Lei, fin dai primissimi post incontrati, si era ripromessa di trascriverseli a mano ( !), salvandoli uno ad uno, per quanto si appassionava allo stile, alla grazia competente dell’autore. Quando poi li hai mandati via e-mail, è stato un trionfo per la stampante…che riproduce anche,più che discretamente, i colori. Finora ci diamo scambiati opinioni e pareri diversi, ed è sempre veramente un arricchimento molto gradito, che suscita ogni volta riflessioni ulteriori, ma la “gemma” di questo tuo “corpus” merita un sentito, autentico, amichevole elogio e affettuosa ammirazione. Con piacere, ci siamo anche imbattuti nelle parole di lode della signora Bigalli, deliziosa e garbatissima persona con la quale abbiamo “colloquiato” a proposito di alcuni post : bello sentirsi in sintonia con belle persone. Il tempo vola, ti salutiamo caramente:la sostanza è questa. Restiamo dunque in reverente attesa di leggerti ancora! Ogni bene. Giuseppe e Francesca Berton

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    1. Che dire? Che in un mondo che spesso esagera con le critiche, c’è anche chi esagera con i complimenti! 🙂 Se continuate a leggere e a trarne piacere, Giuseppe e Francesca, il merito è delle splendide opportunità che ci offre l’arte, e l’arte religiosa in particolare. Un carissimo saluto a voi e a chi ha ancora la pazienza di girovagare in queste pagine. 🙂

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  2. Giuseppe Berton

    In un mondo che spesso non conosce più il nostro povero italiano…fa piacere leggerne di bello.
    E poi: “melius abundare…” in un mondo troppo avaro di apprezzamenti.
    Non volevamo “esagerare”, il nostro è genuino entusiasmo. G.e F.

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    1. No, Giancarla Cioni: la chiesa si può visitare. Nello stesso sito dell’hotel-resort c’è questa indicazione: “La Chiesa, dal 01/03 al 31/03, è aperta solo Sabato e Domenica dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 16.00. Nel periodo dal 01/04 al 30/09 è aperta tutti i giorni dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00 e su prenotazione ai seguenti numeri: 328/6864226 – 333/4317673 – 339/6827442”.

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  3. Gabriella Di Ninni (da Fb):
    Ci sono stata proprio l’anno scorso e sono stata ospite dell’albergo. Posso dire che è stata una bella esperienza, e che la magia del luogo la si apprezza soprattutto al calar della sera, nel silenzio dei boschi e nel sorgere della luna sull’abbazia.

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  4. Silvia Trevale (da Fb):
    Ci sono stata nel 2001 con un gruppo di appassionati (come me) di storia dell’arte. Da lì, nel corso di una settimana di fine agosto, abbiamo intrapreso un tour dell’Umbria, imperniato sull’arte italiana del ‘200 e’ 300. Allora il complesso dell’abbazia era già un albergo, gestito dalla famiglia che dopo l’acquisto aveva provveduto al necessario restauro. Cucina ottima, ricordo, ma casereccia. Stanze accoglienti, arredate con mobili antichi, anche se non lussuose. Forse oggi le cose sono cambiate un po’, per quanto riguarda l’albergo, ma le bellezze artistiche e paesaggistiche sono ancora le stesse. Da vedere.

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  5. Claudio Fondelli (da Fb):
    Before Chartres la questione dell’uso di un manufatto è strettamente connessa alle risorse che si dispongono. Certamente il recupero pubblico permette non solo di trasmettere integralmente alle generazioni future il valore storico, culturale ed artistico/architettonico correlato all’edificio ma ne assicura anche la fruizione nel tempo a chiunque sia interessato. Tuttavia la limitatezza delle risorse disponibili non permette di recuperare tutto il patrimonio immobiliare che merita di essere conservato ma solo una sua parte, considerando anche che ingenti risorse servono annualmente per la mera manutenzione e fruizione di quelli già recuperati e di proprietà pubblica o privata ma ad uso pubblico. Ciò stante senza l’intervento di soggetti privati una parte di questo patrimonio andrebbe definitivamente perduta ed è pacifico che tale intervento, salvo rari casi di mecenatismo, non può che essere necessariamente connesso alla sua redditività nel tempo. Ovviamente un edificio di valore storico/artistico/architettonico per non perdere le sue peculiarità può essere utilizzato solo per alcune nuove funzioni compatibili con l’integrità del manufatto (come la destinazione recettiva nel caso di conventi/monasteri) e ed in genere la pianificazione urbanistica ed i vincoli statali apposti su tali edifici rappresentano un’efficace strumento di indirizzo e tutela.

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    1. Condivido il ragionamento, e il desiderio che i beni antichi siano conservati al meglio. Condivido anche – ci tengo a sottolinearlo – l’intento di non fare polemiche gratuite: se l’Abbazia è diventata un Hotel, evidentemente la pianificazione urbanistica di quell’area ha permesso e previsto la trasformazione. Però mi chiedo come mai a Ferentillo si può e si fa, e a Tuscania invece la chiesa di San Pietro – stando alle informazioni che ho – langue ed è, diciamo così, molto meno valorizzata. E poi mi chiedo se c’è un limite all’intervento privato, e se c’è, mi chiedo qual è: a San Pietro in Valle il chiostro è diventato una sala da gran pranzi, non nascondiamoci…

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      1. Claudio Fondelli (da Fb):
        Discorso lungo e complesso che richiede almeno una conoscenza di base della materia urbanistica. Diciamo in estrema ed approssimata sintesi che in Italia il livello di pianificazione urbanistica di maggiore rilevanza è quello comunale (pur sottostando a livelli e norme sovraordinate) e dunque la possibilità o meno di una determinata trasformazione d’uso oltre che dalla tipologia dell’edificio e dei vincoli su di esso apposti dalle leggi nazionali dello Stato dipende dalle previsioni del Piano Regolatore comunale, ovvero dall’orientamento, sensibilità al tema e cultura dell’amministrazione comunale in carica al momento della sua approvazione e di quella in carica al momento (che può comunque provvedere a sue modifiche attraverso un iter previsto dalle leggi vigenti). Essendo inoltre questa una materia cui le Regioni hanno potestà legislativa (e non solo regolamentare) dipende anche dalle norme urbanistiche regionali e dunque all’orientamento, sensibilità in materia e cultura dell’amministrazione regionale che ha varato la legge in vigore allo stato attuale.
        Per quanto attiene alle possibilità certamente ogni trasformazione d’uso può essere più o meno valida e riuscita. Ciascun intervento è un caso a parte, unico tenderei a dire (anche se influenzato da esperienze pregresse analoghe e dalla ricerca in materia), e risultato di un mix che vede coinvolti più soggetti, il privato che investe, il comune che ha potestà autorizzativa, la Sovrintendenza che ha titolo ad esprimere un parere (obbligatorio per legge) e che si intersecano con le caratteristiche dell’edificio, il suo stato di conservazione, le norme sismiche relative all’area in cui l’edificio si trova, etc.

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  6. Francesco Sala (da Fb):
    Anch’io ebbi la stessa tua esperienza. Vista una prima volta circa 35 anni fa, il complesso abbaziale era abbandonato, la chiesa aperta e potei documentare gli affreschi. Ritornato una seconda volta circa 5/6 anni fa, dovetti chiedere il permesso di entrare, concesso con raccomandazione di non disturbare gli ospiti, nel grande prato per fotografare il campanile, rientrato in chiesa e divieto di rifotografare, in compenso ho documentato le due sculture nel portalino chiostro/chiesa che la prima volta era chiuso.

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    1. Luca Giordani (da FB):
      Idem, noi ci andammo nel 1989, all’interno reti e impalcature, stavano restaurando, fatte poche foto 😔 Giulio è sempre molto diplomatico, io sono più impulsivo e il fatto che si debba scegliere fra lasciar cadere a pezzi un monastero o cederlo ai privati che lo recuperano, ma solo per lucro e dover poi pietire per fare due foto, mi fa andare nei matti.

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  7. Luca Borgia (da Fb):
    Nel monastero non ho messo piede, ho visto solo la chiesa; se non altro in mancanza di monaci, il tutto rimane in piedi, ben tenuto. Sempre meglio del minigolf “simbolico, per fortuna temporaneo, da poco installato in una cattedrale gotica inglese…

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