San Giusto, l’abbazia che fu del pastore

E poiché la cattedrale è gotica, mentre l’abbazia è romanica, noi andiamo volentierissimamente in cerca di abbazie; e davanti a San Giusto a Tuscania ci inchiniamo, e il cuore accelera il suo battito. Ci emoziona ritrovarla restaurata, riedificata ex novo – occorre dirlo subito – in molte parti, ma comunque restituita ad una vita nuova. Ci appassiona varcarne l’ingresso, perché più ancora delle grandi cattedrali urbane, che già annunciano l’avvento di un medioevo nuovo e diverso, noi appassionati del romanico ricerchiamo i monasteri lontani, in cima ai monti, nascosti tra i boschi… o in mezzo ai campi, come appunto San Giusto di Tuscania. E in questi luoghi chiusi da mura, dove al centro sta il chiostro e dove la chiesa è solo una parte del tutto, ritroviamo il medioevo che sentiamo più nostro.

TuscaniaSanGiusto1
L’abbazia, con la parte absidale sulla destra

San Giusto sorge in aperta campagna, a circa tre chilometri dalla cittadina laziale di Tuscania – ben nota agli appassionati per le altre notevolissime chiese, San Pietro e Santa Maria in primis – e trent’anni fa era poco più che una vasta rovina: “I ruderi dell’abbazia – si legge nel volume Roma e il Lazio della collana Italia Romanica, edito nel 1992 – sorgono sulla riva destra del fiume Marta (…). Se le strutture conventuali sono ormai dei ruderi, la chiesa e il campanile risultano ancora leggibili, a dispetto della rovina e dell’uso improprio che, tra l’altro, ne rendono particolarmente difficoltosa la visita. (…) La chiesa è priva del tetto e mutila della parte superiore (…). L’absidiola sinistra è andata completamente perduta, profondamente alterata la centrale (…). Unico elemento superstite della facciata è il portale aggettante…”.

Come in un gioco all’incontrario, i resti leggibili di questo monastero erano, trent’anni fa, addirittura minori delle informazioni fornite dalle fonti storiche scritte; le quali ci tramandano dell’esistenza dell’abbazia già dall’anno domini 962, tempo in cui era retta da monaci benedettini; e poi ci dicono dell’avvento, nel 1146, dei Cistercensi giunti da Fontevivo nel Parmense (che a loro volta dipendevano da Clairvaux); e ancora di seguito ci narrano i rapporti con Casamari e successivamente con il monastero romano delle Tre Fontane, fino alla soppressione dell’indipendenza nel XV secolo, quando l’abbazia venne sottoposta alla giurisdizione del Vescovo.

Oggi l’abbazia di San Giusto a Tuscania è completamente ricostruita: nel 1990 Mario Checcoli, cavallerizzo medaglia d’oro olimpica, ne acquistò le rovine da un pastore e ne intraprese il lungo e complesso lavoro di restauro (dove possibile) e di ricostruzione, che è durato vent’anni e può dirsi concluso. E se dal punto di vista prettamente artistico forse solo la chiesa può dirsi oggi preziosa – la cripta, la parte presbiteriale e l’intero interno, oltre le absidi all’esterno sono particolarmente interessanti anche dopo la ricostruzione – l’abbazia è tutta rinata a nuovo vigore intorno al grande chiostro. Le tante parti ricostruite sono ben riconoscibili; ma nel complesso forte è il fascino da cittadella conclusa e protetta, che, come dicevamo, tanto piace agli appassionati del romanico.

TuscaniaSanGiusto3
La navata della chiesa e le tre absidi
TuscaniaSanGiusto4
Uno scorcio del chiostro

Non ci sono più i monaci, è vero; ora si dorme in splendide camere, e nella chiesa si celebrano matrimoni di gran lusso, con il rinfresco servito nel chiostro e nei refettorio del monastero. Ma trent’anni fa, ricordiamolo, qui non c’erano che stalle e pollai. E rispetto ad altri complessi monastici “recuperati” – Before Chartres ha già raccontato della non lontanissima Ferentillo in Umbria, e di Rodes e Cassérres in Catalogna, per citarne alcuni – questo di Tuscania sembra non aver perso completamente la funzione di luogo di rifugio, di lavoro, di buon ritiro, almeno nelle intenzioni: “Oggi l’Abbazia di San Giusto – si legge nel sito abbaziadisangiusto.com che fornisce tutte le informazioni per una visita – è un’azienda agricola ecologica che produce olii essenziali, ma è soprattutto un luogo suggestivo progettato per accogliere viaggiatori, artisti e amanti della natura, dell’architettura e della storia. Come per i monaci medievali che un tempo si stabilirono qui, l’abbazia è un ambiente davvero unico, dove l’artigianato dell’uomo e della natura si uniscono in una valle incontaminata tra fiumi, campi di lavanda e uliveti”. Almeno nelle intenzioni.

TuscaniaSanGiustoValeriaTomasulo1
L’abbazia in una bella foto di Valeria Tomasulo

.

Vuoi viaggiare con Before Chartres e scoprire la Catalogna romanica nelle sue suggestioni più profonde? Ora questo itinerario organizzato su una settimana è diventato un volumetto, che contiene tutti gli appunti di viaggio di Before ChartresLA CATALOGNA romanica IN UNA SETTIMANA.

.

La Borgogna romanica – da Autun a Tournus, da Vézelay a Cluny a Berzé-la-Ville – è una regione tra le più belle dell’Europa romanica. Ora è anche un delizioso volumetto, densissimo di meraviglie, che mette insieme gli appunti di viaggio di Before Chartres: LA BORGOGNA romanica IN SEI GIORNI.

.

La terra alta tra Milano e i Laghi è una delle culle, se non la vera culla, dell’architettura romanica. Da qui i “maestri comacini” portarono i segreti della loro laboriosa abilità costruttiva un po’ dovunque in Europa. Un itinerario in dieci tappe racconta le loro realizzazioni più preziose – da Galliano ad Almenno San Bartolomeo, da Gravedona ad Arsago Seprio a Civate – e lo spirito, i colori, i materiali, i modi e i vezzi che hanno lasciato nelle loro terre d’origine: DIECI PERLE romaniche TRA MILANO E I LAGHI

.

13 pensieri su “San Giusto, l’abbazia che fu del pastore

  1. Francesco Sala (da Fb):
    Leggo, con piacere, che il restauro è completato. Ebbi modo di vederla e visitarla, ancora in fase di restauro, accompagnato da uno dei proprietari che gentilmente mi aprì l’accesso al luogo e stavano facendo, a loro spese, un eccellente lavoro. Ricordo di avere visto, per la prima volta, l’incavo nel pavimento, al centro della navata, dove veniva fusa la campana del monastero e tutto il complesso monastico. Notevoli le vasche dove scorreva e veniva raccolta l’acqua, ancora perfettamente efficienti, la dispensa, la cucina, il refettorio, le camerate uniche, poi divise da paraventi e la sala capitolare.. Bellissimo!

    "Mi piace"

  2. Paolo Salvi

    “noi appassionati del romanico ricerchiamo i monasteri lontani, in cima ai monti, nascosti tra i boschi”… esattamente, carissimo Giulio. Un posto particolare nel nostro cuore di appassionati del romanico lo rivestono proprio questa abbazie immerse nel paesaggio, del quale si nutrono artisticamente e, più prosaicamente, in senso stretto, avendolo, non certo di rado, sviluppato e costituito in quei tempi “oscuri”. La terra e l’abbazia sono un tutt’uno, culturale, ambientale ed artistico.
    E questo distacco dal mondo, per noi, è un avvicinamento al tempo medievale, meno pressato dei gironi nostri dal trascorrere incessante del tempo, terribile Kronos, al quale abbiamo sacrificato troppo spesso il tempo di Kairos, quello dell’opportunità.
    Opportunità di riconciliarsi col mondo, nella pace e nella riflessione di questi luoghi.

    "Mi piace"

  3. Nicola Milella (da Fb):
    L’abazia si mostra in tutta la sua bellezza. Confrontando le vecchie foto con quelle attuali si evidenziano importanti integrazioni e ricostruzioni. Ma personalmente, andando contro l’opinione di chi ama il romanticismo delle rovine o grida “è tutto falso”, preferisco il coraggio di chi spendendo una fortuna ha ricostruito l’abazia dando senso, futuro e bellezza a quelle rovine.
    La ricostruzione è fatta molto bene è dovrebbe essere applicata a quei tanti monumenti che potrebbero tornare a vivere con poche integrazioni e che invece si preferisce fare deperire in nome di una ideologica autenticità .
    Inoltre nella ricostruzione non c’è inganno le parti nuove si distinguono perfettamente da quelle antiche.

    "Mi piace"

  4. Paolo Salvi

    Oh, be certo, se a uno piace Disneyland o Mirabilandia, possiamo ben ricostruire qualsiasi cosa. Cosa ce ne facciamo dell’autenticità?! Autenticità Ideologica… ma per favore….

    "Mi piace"

  5. Nicola Milella (da Fb):
    Credo che sia una dei rari esempi di restauro e ricostruzioni attuato in Italia in tempi relativamente recenti. Un intervento che molti architetti criticherebbero parlando di falso. Io personalmente lo approvo, non solo si ridà una vita ad una rovina, ma allo stesso tempo si è garantita la conservazione di quanto si era salvato dell’abazia.

    "Mi piace"

  6. Francesco Guz (da Fb):
    Gli interventi ricostruttivi, a meno che non si conosca ogni dettagli della costruzione originaria (quale, poi, viste le normali stratificazioni?) sono sempre delle falsificazioni. Potranno andar bene per attirare più turisti americani, ma finiscono per distruggere e snaturare il patrimonio storico-archeologico. L’unica accettabile eccezione è la ricostruzione dopo crolli recenti (es.: Assisi) perché esiste dettagliata documentazione sull’aspetto originario.

    "Mi piace"

    1. Non sono d’accordo, Francesco, con le generalizzazioni. In ogni edificio, a anche a San Giusto, ci sono parti che non si possono restituire se non ricostruendole, ma ce ne sono altre che, dentro una ricostruzione complessiva, possono essere valorizzate anche solo reinserendole in un contesto di fruibilità. Come la chiesa dell’abbazia di San Giusto, che è interessantissima e non credo sarebbe stata visitabile se il complesso intero non fosse stato restaurato.

      "Mi piace"

  7. Paolo Salvi

    Giulio, qui non si tratta di generalizzare o meno.
    Si tratta di conoscere la Teoria del Restauro Architettonico e le sue regole “moderne”.
    Nulla può essere ricostruito senza che sia riconoscibile come ricostruzione. Ogni intervento mimetico è un atto di falsificazione, non ci sono altri termini corretti. che snatura l’oggetto restaurato. Questo vale dal quadro all’architettura.
    Non è necessario ricostruire totalmente un edificio per renderlo fruibile (fruibile da chi? dai mangiatori di hot dogs?). Non do giudizi su questo intervento se non ne conosco lo stato precedente e non avendolo visto coi miei occhi, ma non basta che un edificio sia bello per rendere il restauro valido, l’edificio per essere “bello” deve essere autentico, altrimenti qualsiasi opera d’arte potrebbe essere infinitamente replicabile da chiunque.
    E magari sarebbe utile leggere Alois Riegl.

    "Mi piace"

    1. Stiamo parlando di un’abbazia, Paolo, non di un quadro d’autore. La restituzione di un’intera abbazia è opera comunque meritevole. Anche perché già di suo avrà subìto molte e molte modifiche già nei secoli medievali: le volte del Duomo di Modena sono aggiunta tarda, ma chi ne è consapevole? Non stiamo parlando di un quadro; e però hai ragione nel chiedere che non si spacci per originale quanto è ricostruito: bene che il restauro effettuato nell’abbazia di San Giusto permetta ad un occhio esperto di distinguere le parti ricostruite – e comunque basta leggere la guida per capirne la storia -… Ma poi, non dimentichiamo che l’alternativa era l’abbandono, e che quanto è stato fatto, con grande intelligenza, vedrai, ha il grande pregio di restituire uno spazio complesso alla visita e alla fruizione. Infine: l’abbazia di San Giusto mostra (ricostruiti) aspetti della struttura e della vita di un’abbazia che altrove non vedrai: cito solo il “gabinetto” dei monaci. E anche questo – nella sincerità – è bello, secondo me. Vacci: ti piacerà.

      "Mi piace"

      1. Paolo Salvi

        Cosa vorrebbe dire che non è un quadro?
        Un’abbazia è un’opera d’arte esattamente come lo è un quadro.
        Le regole del restauro valgono in entrambi gli ambiti.
        Che qualsiasi intervento sia meritevole perché ha tolto dalla rovina un’abbazia non te lo concedo. Togliere dalla rovina può anche essere un merito, se non si falsifica.
        Gli interventi devono essere mirati a recuperare senza snaturare, senza falsificare l’opera, e ciò vale a maggior ragione per le architetture.
        Altrimenti con la tua logica tutto è consentito purché si salvi.

        "Mi piace"

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.