E il plexiglass spense il mitico portale

Pochi portali romanici ci restano, in Italia, e uno solo ha un “nome proprio”: è il “Portale dello Zodiaco”, che accoglie chi, nel ventre della Sacra di San Michele, ha percorso tutto la lunga e ben nota scalinata interna, che porta al piano della chiesa vera e propria.

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Il “Portale dello Zodiaco” in cima allo “Scalone dei Morti”

Nel Portale dello Zodiaco si concentrano i rilievi più interessanti dell’intera abbazia, e questa e quello sono legati da un filo indissolubile: quanto è famosa e amata la Sacra, per la sua incredibile collocazione in cima al monte Pirchiriano, tanto è noto il portale, rinomato per la finezza dei rilievi firmati da Niccolò, che molti studiosi hanno analizzato e a cui, per di più, gli appassionati di scienze strane hanno attribuito molti e vari significati misterici.

Noi però, rischiando di apparire per metà scontati e per metà irriverenti, diciamo qui che il Portale dello Zodiaco è un portale ben strano. In primo luogo, adorna una porta che invece di introdurre in un interno, si apre al contrario dal chiuso verso un luogo aperto. E poi non solo, come scrivono in molti, non è stato scolpito lì dov’è collocato, ed è quindi il frutto di un rassemblement; ma ad essere crudi non è nemmeno un portale. Non ha un arco – quello che si erge sopra la porta gli estraneo – né una lunetta, né un architrave passante; e se un tempo gli elementi che lo costituiscono poterono essere parti – ma solo alcune parti! – di un vero portale, oggi questi stessi elementi sono collocati in modo da costruire un’altra cosa, che non è nemmeno un abbozzo di portale: decorano infatti i due montanti di una porta, ma guardandosi tra di loro, posti all’interno della luce, e non rivolti a chi verso la porta si muova per attraversarla o si fermi ad osservarla prima di accedere.

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La parte sinistra del “portale”

“Il portale dello Zodiaco è uno dei capolavori della scultura romanica del XII secolo”, spiega Sandro Chierici, che scrive per Jaca Book. E però anche lui aggiunge che “non si tratta di un organismo omogeneo, ma di una serie di pezzi, capitelli, cornici, colonnine, adattati ad ornare l’apertura alla sommità dello scalone”. Per dirla papale papale, il Portale dello Zodiaco è fatto di due parti identiche messe insieme con pezzi di recupero, una per ciascun lato della porta. Da una parte quattro colonne e quattro capitelli stanno intorno al montante, e insieme ad esso reggono una cornice decorata; di fronte la struttura è la stessa; anzi, lo era, perché una delle quattro colonnine è andata perduta con il suo capitello. Due pezzi ancora completano il “portale”, e sono due pilastrini a sezione quadrata, addossati al centro dei due montanti, decorati entrambi sui tre lati visibili – sta su uno di questi lo “zodiaco” che dà il nome a tutta l’opera – e firmati da Niccolò con il suo nome e le sue lunghe iscrizioni.

Ancora, “non è difficile riconoscere che il portale presenta parti di diversa qualità e fattura”, ammette lo stesso Chierici. Fatti salvi i pregevolissimi pilastrini di Nicolò, dei sette capitelli solo uno, quello che rappresenta l’Uccisione di Abele, è opera finissima del maestro; tra gli altri, è notevole per il soggetto il capitello dedicato a Sansone, mentre i restanti non sono certamente pezzi memorabili.

Tutto alla Sacra di San Michele, luogo magico, diventa più affascinante di quanto già sia in partenza. Ed è innegabile che lo strepitoso contesto nobilita anche questa composizione, che del portale, in realtà, ha forse più il nome che la struttura. Poi qualcun altro ci mette del suo, e quel plexiglass ricurvo collocato a protezione dei rilievi – quasi che anche il Sagittario, la Vergine e i Gemelli di Niccolò temessero il contagio – non aiuta certo a gustare l’opera come si vorrebbe; al contrario, con la sua respingente struttura in metallo rischia di spegnere la magia, e di evidenziare ancor di più la frammentarietà del “portale”, a discapito di ogni suggestione e della pur grandissima qualità di alcuni suoi pezzi.

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Il portale “protetto” dal plexiglass

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Quello della Sacra di San Michele è un portale bellissimo, ma strano e “minore”. Before Chartres affronta invece il tema dei “grandi” portali del medioevo, e lo riassume, come in un viaggio – finalmente “su carta” – in un volumetto prezioso, dedicato ai suoi lettori più affezionati. Lo si trova qui: DIECI grandi PORTALI ROMANICI.

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Un vero e proprio diario di viaggio, attraverso la vasta piana padana – la “Lombardia” medievale – e attraverso le dodici delle grandi chiese costruite nel tempo romanico, che competono in magnificenza, autorità e splendore. Before Chartres le osserva e ne descrive il cuore, in un nuovo delizioso volumetto: LE GRANDI “chiese di città” DELLA PADANIA ROMANICA.

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La Lombardia “alta” è una delle culle, se non la vera culla, dell’architettura romanica. Da qui i “maestri comacini” portarono i segreti della loro laboriosa abilità costruttiva un po’ dovunque in Europa. Questo itinerario in dieci tappe racconta le loro realizzazioni più preziose – da Gravedona ad Almenno San Bartolomeo, da Agliate ad Arsago Seprio a Civate – e lo spirito, i colori, i materiali, i modi e i vezzi che i hanno lasciato nelle chiese delle loro terre d’origine: DIECI PERLE romaniche TRA MILANO E I LAGHI

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10 pensieri su “E il plexiglass spense il mitico portale

  1. Mauro Tinti (da Fb):
    Orrore. Per proteggere poi cosa? É almeno un millennio che il portale non ha avuto protezioni e non ce ne era mai stato bisogno. Lo zelo di certe Sovrintendenze e di certi « restauratori » ha fatto spesso più danno che altro. Vogliamo parlare, visto il nome della pagina, del catastrofico « restauro » dell’interno della sublime cattedrale di Chartres? Un crimine contro l’Umanita!

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    1. E anche qui, però, torna il mito che avvolge questo “portale”. Non è l’unico al mondo, né il più prezioso: come mai solo questo è “protetto” a quel modo, Diana? Perché qui è stato necessario installare queste barriere orribili, mentre nei chiostri e nelle facciate di tutta l’Europa i rilievi romanici non sono schermati ma liberamente fruibili?

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  2. Paolo Salvi

    Quando sono tornato l’anno scorso a Pasqua anch’io ho provato un moto di fastidio per questa sovrastruttura “protettiva” che impedisce di vedere bene l’opera scultorea. E’ un fastidio che passa alla visone della meraviglia dell’edificio, ma che torna ogni qualvolta lo rammentiamo.§
    Per tenere lontani gli stolti basterebbero dei sensori che se ti avvicini a meno di 10 centimetri facciano partire un voce tonante che ultraterrena dice “Stolto, allontanati prima che io ti fulmini!”
    E lo Stolto sicuramente spaventato si arretra immantinente, sotto lo sguardo di dileggio/disprezzo degli astanti. Magnifico!

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  3. Laura Benedetto (da Fb):
    Ho accompagnato gruppi di turisti per anni alla Sacra, vi assicuro che la maggior parte, nonostante le raccomandazioni, sentiva l’esigenza di “toccare con mano” il proprio segno zodiacale… Il plexiglass, orrendo ma ai tempi davvero inevitabile, è stato messo circa 20 anni fa.

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    1. Capisco, Laura… anche se mi sembra particolare che solo alla Sacra… E poi: i segni zodiacali stanno su un solo lato di uno solo dei pilastrini di una sola delle parti del “portale”: serviva schermare in quel modo l’intero passaggio? Sarebbe bastato una sottile lastra di vetro davanti allo “zodiaco”. E si potrebbe fare così, ora. Aggiungo: con quello che si paga per entrare alla Sacra, si può trovare un modo meno invasivo per proteggere i rilievi.

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      1. Laura Benedetto (da Fb):
        Sono d’accordo… 20 anni fa la Sacra era gestita dai padri (uno/due a seconda dei periodi) e da noi volontari che davamo una mano nella gestione della struttura. Non si pagava nemmeno l’ingresso per cui ci si è arrangiati. Ora che la gestione è cambiata si dovrebbe intervenire, anche perché negli anni il plexiglass è diventato opaco per cui si vede proprio male.

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  4. Paolo Valpy (da Fb):
    Bella senz’altro la Sacra di San Michele, ci sono salito tante volte, sono piemontese e non abito molto lontano, eppure non riesce a entusiasmarmi come tante altre testimonianze medievali che abbiamo qui in Piemonte: Abbazia della Novalesa, Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, Abbazia di Vezzolano… Io penso che il grande successo di pubblico sia dovuto alla sua posizione, lassù sul picco di una montagna a sentinella della valle. Se fosse in pianura, come l’abbazia di Staffarda o l’abbazia di Rivalta Scrivia per fare qualche esempio, non se la filerebbe nessuno

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    1. Paolo, sei di una schiettezza invidiabile 🙂 La Sacra è splendida per il contesto e la collocazione, e anche per la struttura esterna, la concezione, le modalità di costruzione, le fondamenta poste in cima ad un monte… Poi è vero che in altri luoghi ci sono elementi specifici di pregio ancora maggiore rispetto a quelli contenuti dalla Sacra. E dicendo questo, cerco di avere equilibrio nel giudizio.

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  5. Alessia Maria Simona Giorda (da Fb):
    Accanto a Nicolao Giovanni Romano individua le mani di Pietro di Lione e del Maestro di Rivalta. Per un interessante approfondimento certamente l’intervento dell’architetto Carlo Tosco al convegno La trama nascosta della Cattedrale di Piacenza del 25 ottobre 2013 dal titolo Nuove Ricerche sul portale dello Zodiaco alla Sacra di San Michele. E c’è una letteratura molto vasta rispetto al nostro Portale dello Zodiaco.. dagli storici rosminiani a grandi studios accademici, accanto al portale merita approfondire l’équipe scultorea che nasce attorno alla fabbrica di Santa Maria della Chiusa e alla base del Pirchiriano… nella stessa Sant’Ambrogio, sede civile dell’abate, dove, ahimè poco oggi ci resta, ad Avigliana e a sant’Antonio di Ranverso, studio compiuto qualche annetto fa da Yara Mavridis e racchiuso in uno dei volumi dei Convegni Sacrensi.

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