Hildesheim: il destino dei padri nobili

C’è un “grande vecchio” nel lungo viaggio dell’architettura romanica europea, ed è la chiesa di San Michele ad Hildesheim. Hildesheim sta alle origini, non però come la scintilla, l’esperimento, il prototipo incerto; Hildesheim è, al contrario, per la massa possente, per l’equilibrio e per la forza, la prima grande chiesa della prima età, il primo canone. Hildesheim, così, è nobiltà antica. E’ paradigma, più che innovazione; fosse un apostolo, sarebbe Pietro, più che Paolo; fosse un fondatore, sarebbe Benedetto, più che Francesco…

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La grande chiesa dall’alto

Semplificando, per due motivi al San Michele ad Hildesheim si riconosce il ruolo di padre nobile della chiese romaniche d’Europa. Perché è una chiesa tedesca – ed è in Germania, dal seme posto da Carlo Magno, che nascono l’Europa e anche il romanico -; e poi perché anche delle chiese antiche di Germania, come di tutte le altre che verranno dopo, San Michele ad Hildesheim è il capostipite. Le contemporanee chiese di Gernrode, Halberstadt, Quedlinburg, Alpirsbach si avvicinano ad Hildesheim, ma non ne raggiungono la perfetta fusione tra semplicità, imponenza e aristocratico fascino. Tutta San Michele infatti – lo sottolineano unanimemente gli studiosi – è costruita secondo un lucido progetto modulare, che nella pianta ripropone l’accostarsi continuo di un elemento quadrato, e la riproposizione dei precisi rapporti 1:1, 1:2, 1:3. Da tutto questo e dall’assoluto rispetto dell’ordine costruttivo conseguono l’aspetto solido, lineare, ineccepibile del San Michele, sia che se ne valuti i volumi dall’esterno, sia che si percorra il rigorosissimo interno. E così tutte le altre chiese tedesche, anche le grandi basiliche del periodo imperiale, e tutte le chiese di Francia, di Spagna, e molte di quelle che il romanico costruì anche in Italia, si inchinano da sempre davanti ad Hildesheim.

Eppure questo grande vecchio, che può vantarsi di aver vissuto un millennio – la basilica fu iniziata infatti nell’anno 1010 e terminata vent’anni più tardi – e che sembra vivere una incorruttibile vetustà, è già morto una volta. Era il 22 febbraio, nell’ultimo anno di Guerra, quando il comando alleato ordinò il bombardamento della città e dei dintorni. Le esplosioni trasformarono l’abitato di Hildesheim in un campo di macerie esteso per tutta l’area urbana; la chiesa di San Michele non fu risparmiata e, al contrario, anche sulle sue mura antiche si accanì la mira dei bombardieri. Dopo una giornata intera di raid e di grappoli d’esplosioni, la millenaria basilica era in gran parte distrutta.

Come spesso accade, le foto in bianco/nero aprono gli occhi e raccontano più di quanto non faccia la più informata delle guide turistiche. Mostrano cos’era San Michele quando terminarono i passaggi degli aerei nemici e ci permettono di comprendere in quale misura i chirurghi hanno dovuto intervenire sull’antico patriarca, per salvargli la vita. Before Chartres ne propone tre, in sequenza: nella prima si vede la chiesa il giorno dopo i bombardamenti; nella seconda una fase dei lavori di ricostruzione; nella terza la chiesa riedificata, riportata a com’era prima dello scempio.

Non fu difficile ricostruire San Michele con fedeltà, a partire dalla vastissima  documentazione esistente, e dalle precauzioni prese per tempo, tra cui la conservazione in un luogo sicuro dello splendido soffitto ligneo, staccato durante il conflitto. E per noi è più facile, ascoltato il racconto delle impietose foto dell’epoca, comprendere perché una basilica così “vecchia” si presenti ai nostri occhi, in particolare all’interno, così maledettamente nuova e bianca e perfetta.

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La bianca navata di San Michele

Non so se è strano, e comunque è rimarcabile: San Michele ad Hildesheim condivide lo stesso destino cruento degli altri “padri nobili” del tempo romanico. Proprio come accadde alla millenaria chiesa tedesca, furono sventrate dai bombardamenti anche le due chiese “delle origini” del romanico italiano, Sant’Ambrogio a Milano e l’abbazia di Montecassino; e in Francia un’altra “guerra”, più lenta e subdola, ha cancellato la mitica terza chiesa di Cluny, la più grande della cristianità romanica, di cui ci restano un angolo di transetto e un campanile, oltre ai disegni di chi l’ha ricostruita, purtroppo solo sulla carta.

Il tempo e l’uomo non sempre hanno rispetto per le cose più belle. E non è raro, anzi, che si accaniscano con acredine su quelle che, per il loro intrinseco valore, vengono a lungo considerare come totem intoccabili, e d’improvviso poi si ritrovano dentro un fuoco tanto distruttivo quanto privo di senso.

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La chiesa di San Michele in una bellissima foto di uwschu

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6 pensieri su “Hildesheim: il destino dei padri nobili

  1. Anonimo

    Caterina Sala (da Fb):
    Che commozione Before Chartres 💓💕 Un racconto bellissimo, degno del lignaggio del nobile edificio preso in considerazione 😍🙏

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  2. Riccardo Beverari (da Fb):
    Ho provato una grande tristezza nel visitare le chiese romaniche di Colonia; edifici splendidi, alcuni derivati tipologicamente da Hildesheim, ma tutti di un candore fastidioso. Penso che delle chiese di Colonia solo il Duomo sia rimasto in qualche modo in piedi

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  3. Paolo Salvi

    Un tuffo al cuore. Le immagini di Hildesheim bombardata sono un tuffo al cuore, per chi ama questo edificio. Mai sono molto chiare le indicazioni dei danni subiti da terremoti e guerre, se non quando dobbiamo scontrarci con la riprduzione fedele, pittorica una volta e fotografica negli ultimi 200 anni.
    Ammaino bandiera immediatamente.
    Tristemente comprendo quanta ricostruzione, certo necessaria ricostruzione, è all’origine della chiesa attuale, che ancora non ho visto coi miei occhi (e col mio cuore) e che bramavo.
    La vedrò, con una vena di amarezza per i danni, lo scempio opera della più crassa ignoranza.
    Ma la amerò di più, perché tristemente, proditoriamente ferita, ma in qualche modo risorta.
    Grazie Giulio per questo tuo mirabile pezzo.

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  4. Alberto Gho (da Fb):
    In quest’epoca noi europei (e non solo) abbiamo avuto la “fortuna” di poter comprendere quali siano alcune forme della percezione del collasso di una civiltá sotto l’invasione militare di un’orda dai tratti estremamente BARBARI, ovvero un popolo “nuovo”, quasi senza storia e dunque lontanissimo dai nostri costumi del Rispetto, i quali sono stati invece valutati e sfruttati contro di noi come mera debolezza.
    Gli obiettivi PRIMARI in praticamente tutte le cittá (inclusa la mia) sono stati chiese ed edifici storici a partire dal Medioevo, cioé il reale “padre” della nostra Civiltá. Come per annientare simbolicamente ció che eravamo stati per secoli, oltre che demolire ogni tipo di resistenza morale.
    È qualcosa che sotto molti punti di vista non accadeva fino in fondo e su questa scala dall’Età Antica.
    E la vera e propria annessione decenni dopo, mentre la nuova “confederazione Imperiale” giá zoppica dal profondo, pare almeno per certi versi ancora più subdola e drammatica.. inquina la vita delle genti come una vera e propria tossina per l’anima.
    Ma viviamo ormai un momento dove se tendete bene l’orecchio forse si riesce già quasi a sentire il mondo, da mille luoghi, gridare vendetta.
    Non durerà, o perlomeno non durerà così com’é. Dovesse volerci un’altra guerra e l’intromissione di un nuovo “padrone”.
    Un simile Impero che al secolo arranca passerá alla Storia per quello che in effetti era: tragico e grottesco, impostato da vetusti quanto presuntuosi positivisti al limite della follìa più cinica ed ingenua (comandano in fondo meno di quanto credano, un poco similmente al Senato Romano dell’ultimo secolo), e gestito da “generali” cresciuti dietro ai banchi di un’intelligence vomitevole, percettibilmente invasiva nella stazza di un ippopotamo, i cui più grandi successi sono stati decenni di sconfitte in guerre asimmetriche che ogni volta sembravano già vinte in partenza, oltre ad un buon contributo nel decadimento dell’egemonia culturale che si premuravano di difendere ad ogni costo..

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