I maghi volano: il romanico ne è certo

In uno sale, nell’altro precipita: due capitelli, nella cattedrale di Saint-Lazare ad Autun, raccontano di come Simon Mago osò sfidare gli apostoli Pietro e Paolo in una gara di magia, e ne fu sconfitto, e precipitò, e la sua audacia lo portò alla morte.

Il fatto avvenne a Roma, mentre regnava Nerone. I protagonisti della sfida, però, sono tutti “forestieri”, e già si erano conosciuti in altre terre molto lontane dalla capitale dell’impero: gli Atti degli Apostoli raccontano che Simone era uno

che faceva il mago e riempiva di stupore i Samaritani affermando di essere un personaggio importante. A lui prestavano tutti ascolto, e i piccoli e i grandi, e dicevano: Questi è la Potenza di Dio, quella che è chiamata Grande. Gli prestavano ascolto perché da lungo tempo egli con le sue arti magiche li aveva incantati…

Insomma: Simone aveva cominciato a “fare il mago” in Samaria; e già in Samaria aveva frequentato i discepoli di Gesù, e aveva abbracciato la loro fede – pur continuando a “fare il mago” – per poi scontrarsi con gli Apostoli quando aveva provato a chiedere, in cambio di denaro, gli stessi poteri che permettevano loro di compiere miracoli. Un po’ più avanti nel tempo, Simone e gli Apostoli, si ritrovarono a Roma: per vie differenti, la città più grande del mondo li aveva attirati a sé, offrendo sia ai due Apostoli, sia al “mago” Simone, quel palcoscenico che serviva a questo e a quelli, e quel vasto pubblico e quella sicura risonanza che è necessaria per ogni predicazione. Sia gli Apostoli che Simone erano infatti “predicatori”: Pietro e Paolo portavano a Roma la fede dei cristiani; Simone invece predicava di se stesso, si proponeva direttamente come dio e come maestro da seguire… ma comunque predicava, ed aveva trovato, anche a Roma, molto seguito.

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Senza voler entrare nel merito delle due fedi “predicate”, il contrasto tra Simone e gli Apostoli era inevitabile, e la disfida che ne nacque era prevedibile, quasi ovvia, ed era anche in una certa misura pretesa dal vasto pubblico di Roma, che voleva capire, tra Simone e gli Apostoli, chi predicava con autorevolezza e chi invece era un ciarlatano. Si narra che Simon Mago – che Gislebertus ad Autun dota di due belle paia d’ali – per dimostrare il suo potere si alzò in volo. E che per sconfiggerlo Pietro e Paolo – ad Autun il primo degli apostoli brandisce una chiave dalle dimensioni inattese – si chinarono in preghiera e chiesero al Signore di farlo cadere al suolo. Tutto questo raccontano gli “Atti di Pietro”, un testo apocrifo:

Vedendo questo straordinario spettacolo, Pietro gridò al Signore Gesù Cristo: ‘Se tu permetterai che quest’uomo porti a compimento quanto ha iniziato, tutti coloro che hanno creduto in te ne resteranno scandalizzati e più non si crederà ai segni e prodigi che tu, per mezzo mio, hai loro concesso. Manda presto, Signore, la tua grazia: quest’uomo cada dall’aria e, pur senza morire, resti indebolito e annichilito spezzandosi una gamba in tre punti’…

Così com’era miracolosamente salito verso il cielo, Simone miracolosamente fu precipitato a terra, si ruppe in modo scomposto una gamba, perse tutto il credito che la folla gli aveva attribuito… e infine poco dopo perì, per le conseguenze della caduta o, secondo altre fonti, perché si fece seppellire con la promessa di risorgere: si giocò così l’ultimo asso che gli restava, nella partita aperta con il Gesù degli Apostoli; e però dalla tomba in cui lo calarono non risalì mai.

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Ci sono molti altri aspetti interessanti in questa vicenda che Before Chartres ha ridotto all’essenziale. Chi volesse approfondirli cominci dal bellissimo blog Reliquiosamente, che la racconta con più cura e con più rigore in un suo articolo. Per noi, vicenda e capitelli sono soprattutto l’interessantissima conferma di una tesi: ci dicono infatti quello che fatichiamo ad accettare, e cioè che i cristiani del Medioevo credevano alla magia, e che anzi i cristiani consideravano i miracoli – quelli compiuti da Gesù, dagli apostoli e dai santi – non come “qualcosa d’altro” rispetto alla magia, ma come una magia più forte di quella dei pagani.

Chiede forse Pietro alla folla e all’imperatore di non credere a Simon Mago perché la sua magia non esiste? No. Contrappongono forse gli Apostoli la fede in Cristo alla magia di Simon Mago, dicendo che la fede è vera, mentre la magia non esiste? No. Si chiede qualcuno, e si chiede lo stesso Gislebertus, come mai Simone Mago volò? No. Qualcuno si permette di insinuare che Simon Mago è un impostore, e che i suoi sono trucchi? No. Semmai si dice che la sua magia, che è reale e potente e che gli fa addirittura crescere le ali, viene sconfitta dalla più potente magia del Signore, sotto lo sguardo sconsolato del demonio.

Per il tempo romanico la “magia” è parte del soprannaturale, proprio come sono parte del soprannaturale i prodigi operati da Mosè, i miracoli operati da Gesù – dalla trasformazione dell’acqua in vino alla resurrezione di Lazzaro – e infine, più vicino a noi, i tanti prodigi operati dai santi, dalle reliquie, dalle immagini miracolose. Il tempo romanico – e i nostri due capitelli di Autun sono solo una delle certificazioni di questo assunto – non separava con consapevolezza il “soprannaturale della magia” dal “soprannaturale della fede”; semmai era curioso e ansioso di metterli a confronto, di organizzare disfide come quella che contrappose Pietro e Paolo a Simon Mago, che appassionavano le folle e il cui esito restava sempre incerto, fino all’ultimo momento, com’è giusto in un confronto tra poteri della stessa natura e dalla forza quasi equivalente.

Non c’è, il capitello di Simon Mago, nel volumetto sui capitelli romanici che Before Chartres propone ai suoi lettori più fedeli. E però ce ne sono altri dodici – anzi, per la verità ce ne sono altri quattordici – che hanno la pretesa di essere altrettanto belli. Vedere per credere. Qui: DODICI splendidi CAPITELLI ROMANICI

Le storie della Bibbia hanno ispirato e guidato gli artisti romanici. Before Chartres ne ha descritte molte nei suoi articoli, e oggi ha raccolto le più affascinanti in un volumetto pieno di fede, di sapienza e di stupore, che trovi qui: STORIE della Bibbia NELL’ARTE ROMANICA.

 

8 pensieri su “I maghi volano: il romanico ne è certo

  1. Fantastici questi due capitelli, soprattutto il secondo in cui l’espressione di Simon Mago, nella sua caduta, non ha bisogno di ulteriori commenti. Oltretutto, questo è un soggetto molto poco rappresenatto. Io credo che nel Medioevo, e più che mai intorno all’anno 1000, la magia era un elemento molto presente nella quotidianità.

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  2. Adriano Bernareggi

    Bisogna anche considerare che il racconto del volo fa parte di una continuazione apocrifa degli “Atti”, che terminano l’episodio con una severa reprimenda di Pietro verso il mago: “Va’ in perdizione tu col tuo denaro, perchè hai creduto che col denaro si potesse acquistare il dono di Dio”. E’ il denaro che fa la differenza, il dono di dio non è una merce. Certo questa distinzione poteva sfuggire alle plebi del tempo, come sfugge ancora a molti nostri contemporanei, abituati all’idea che coi soldi si ottiene tutto.

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    1. Giusto, Adriano. La vicenda ha molti aspetti che – come ho scritto – non potevano essere qui affrontati. Tra questi, il tema della condanna di Simone da parte degli apostoli, proprio per il tentativo di acquistare i doni di Dio attraverso il denaro. Non a caso il termine “simonia”, cioè “commercio delle cose divine”, viene proprio da Simon Mago. E si potrebbe approfondire anche il tema di Simon Mago come il primo degli eretici, e la sua dottrina vicina allo gnosticismo…

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  3. Paolo Salvi

    Affascinante la cattedrale di Autun, dove finalmente sono stato la Pasqua dell’anno scorso, come ben sai, nel mio viaggio in Borgogna ispirato anche da te, coi tuoi post raccolti nel bel volumetto sulla Borgogna.

    Proprio a cinquanta metri dalla cattedrale ho soggiornato, come base del mio viaggio itinerante per la magnifica regione e ogni giorno, al mattino e alla sera al rientro mi fermavo ad ammirare il portale.

    E poi la vista attenta dell’interno coi suoi sublimi capitelli, in particolare quelli istoriati, che ho potuto comprendere meglio nell’iconografia e significato proprio grazie ai tuoi articoli, che li analizzano attraverso le Sacre Scritture, come per la vicenda di Simon Mago.

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