Raggi di luna nella notte di San Pietro

San Pietro a Tuscania è un’icona. Pochi, traversato il portale, nella bruna atmosfera della navata non sentono il respiro farsi più rado: questo interno incarna il medioevo dei nostri sogni e ce lo restituisce costruito in pietra; di più: l’aria stessa che si muove, l’atmosfera che aleggia, la luce e il buio e il vapore e i colori sono, in San Pietro, quelli propri della nostra idea del medioevo arcaico; e mai come in questa basilica ci si sente accolti da un tempo che sta, prima ancora che nella storia, nel nostro cuore di adolescenti.

E se pochi, entrati in San Pietro, negano di aver provato sentimenti simili, è forse ancor più difficile trovare chi ne sappia spiegare la ragione. Before Chartres non ha questa pretesa, e anzi quanto all’interno suggestivo di Tuscania sarebbe pronto ad ascoltare le tesi altrui, già però mettendo le mani avanti e sottolineando come fin qui non ne ha trovate, di convincenti. Per dare un seppur parziale contributo, ci limitiamo ad osservare alcuni aspetti che rendono particolare – e, lo vedremo, per certi versi inconfondibile – la navata di questa chiesa antica.

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Le arcate viste da una navatella

Primo: la luce e il buio. Verrebbe da dire che l’interno di San Pietro è sapientissimamente illuminato. Ma poiché le vicende costruttive non sono chiare, e il risultato finale è quasi certamente il frutto di modifiche, ampliamenti, ripensamenti, deviazioni, forse è meglio dire che nell’interno di San Pietro la luce stessa ha trovato il modo di esprimersi al meglio, come una forza indipendente e in grado di ridisegnare il costruito… Comunque sia, per merito del particolare distribuirsi della luce, accade in San Pietro che la copertura quasi sparisce, allontanata nell’oscurità fino al cielo notturno; e resta invece la parete; e questa parete, protagonista indiscussa, è luce piana nella metà superiore, e oscure arcate in quella inferiore. Camminare nell’antica cattedrale di Tuscania è come muoversi tra due grigie muraglie, che salgono fino al buio della notte, e là in alto in esso si dissolvono, mentre ancora sul buio della notte si aprono, queste pareti, grazie alle arcate che guardano nelle navatelle buie.

Secondo: i raggi della luna. Lo sappiamo tutti che solo in San Pietro le arcate, già così evidenti per come luce e buio nella chiesa proprio qui si incontrano, sono rese uniche e inconfondibili da quelle ghiere che le percorrono, da quei raggi di luna, pietre trasformate in artigli. Credo si possa dire che queste ghiere riescono a fare da cinghia di trasmissione, da catena, tra parete e vuoto, tra chiaro e scuro. Come le ruote dentate degli ingranaggi, le ghiere delle arcate di San Pietro tengono insieme, incastrano, connettono. Sono loro ad incatenare, nell’interno della chiesa, il pieno e il vuoto, la luce e il buio, la navata e la notte intorno.

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L’interno della Cattedrale

Terzo: attento ai tuoi passi. Anche al piano del pavimento un elemento particolare si evidenzia e attira gli sguardi proprio sotto le arcate di San Pietro: è quella sorta di bassa separazione che collega una colonna all’altra e contemporaneamente, appunto, separa il piano calpestabile della navata da quello delle navatelle. Difficile dire che funzione avesse; e non è facile neppure spiegare come contribuisca al fascino di questa chiesa. E però aumenta lo stacco tra la luce diffusa della navata e quella zona di piena ombra che è costituita dalle navatelle; marca così nuovamente un gioco di spazi diversi: uno “interno”, che è degli uomini, dei loro passi, lastricato di bianco; e uno “esterno” e oscuro, abitato da chissà quali altre voci, a cui forse addirittura – chi può dirlo, visto il buio e quell’elemento d’arredo che esclude ogni continuità? – manca un pavimento.

Molto altro di meraviglioso possiede San Pietro a Tuscania, anche se ha perso il suo grande Cristo, e all’esterno è bella almeno quanto all’interno, sia per la facciata mirabile, sia per la struttura complessiva, che vede l’abside issarsi come prolungamento della rocca su cui sorge la basilica. La luce, poi, la benedice, e il modo in cui gioca con la sua architettura ne fa un luogo che non si dimentica. Dentro e fuori.

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Tuscania, una veduta dell’esterno

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8 pensieri su “Raggi di luna nella notte di San Pietro

  1. Maurizio Calcani (da Fb):
    Grazie Giulio per questo bellissimo post. visitai Tuscania e tutta la Tuscia viterbese talmente tanti anni fa che oramai ne ho un ricordo un po’ sbiadito. leggendo il post ed osservando le belle foto mi sovviene un dubbio: mentre ricordo abbastanza bene la facciata con quell’enorme ‘lenzuolone’ bianco ricamato con il bellissimo rosone al centro, non ricordo affatto ne’ i pavimenti cosmateschi, ne’ quelle arcate così particolari e men che meno la cripta. a questo punto, dubito di esserci entrato, in questa bella chiesa, forse la vidi solo da fuori, trovai chiuso, non ricordo… ma mi riprometto di andare a rivederla appena possibile…

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  2. Giovanni Marchi: (da Fb):
    Per me la facciata è più bella ancora, un capolavoro di cesello. Però è vero che l’interno è molto suggestivo. Non a caso ci hanno girato anche dei film scegliendola quindi come set perfetto.

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  3. Paolo Salvi

    Tuscania è un luogo sublime ed ancor più lo è il suo San Pietro, così bella e così originale.
    Tanti particolari, che hai ben messo in evidenza, sono del tutto originali, come quelle incredibili ghiere degli archi della navata, mi da me mai viste altrove e chissà chi altri potrà dire di averle già viste: inspiegabili “ruote dentate”, “ingranaggi” che collegano vuoto dalla luce dell’arcata a pieno della parete soprastante, metaforiche “spine di connessione”, “raggi di luna” e, per me, strane “scale a pioli” per raggiungere il cielo, oscuro, della copertura classica a cariate lignee.
    Un luogo, una fabbrica da cui manco da tanto, troppo tempo, e che desidero rivedere con occhi maturi e un poco più consapevoli di quelli della mia giovinezza, ma con la stessa appassionata sorpresa.

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  4. filippo calo

    È proprio vero
    Un incanto e un trasporto nel medioevo, da rilevare anche la chiesetta situata sotto l’altare con un colonnato e dei capitelli meravigliosi, uno diverso dall’altro.
    Per chi ha visitato Otranto e la riproposizione della cattedrale dei Martiri.

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