Sorge nell’esteso e piatto Tavoliere di Puglia, che fu il granaio di Roma, la chiesa di San Leonardo a Siponto, che qui dicono “in Lama Volara”, perché con le costruzioni che la circondano è collocata in una “lama”, cioè nell’avvallamento creato da un corso d’acqua prosciugato nei millenni. Nel secolo XII, tre luoghi tutto intorno ne segnavano il destino: ad est il sito dell’antica colonia romana, quella Siponto che fu centro di grande importanza commerciale in età classica e poi, durante il dominio bizantino, era cresciuta in ricchezza e in bellezza tanto da guadagnarsi l’appellativo di “Ravenna del sud”; poco più a nord il sacro monte Gargano, con il santuario dedicato all’Arcangelo, uno dei più potenti attrattori di pellegrini di tutto il medioevo; e a pochi chilometri, infine, la costa dell’Adriatico da cui partì, nei secoli delle Crociate, tanta parte di quella folla di uomini in armi che raggiunse la Terra Santa, e a cui sbarcarono tanti di coloro che tornarono dalla grande impresa.
San Leonardo fu la chiesa di uno di quegli agglomerati di religiosità e di ospitalità che si costruirono numerosi nella piana tra Troia, Lucera, Foggia e il mare: il grande passaggio di pellegrini verso il Gargano, e poi di crociati in partenza o di ritorno, costituì la ragione d’essere dell’insediamento di San Leonardo, come pure degli altri che, costruiti nella stessa area e con lo stesso fine, sono stati poi via via abbandonati o distrutti senza che ne rimanesse traccia. Unica fra tutte a restare in piedi, la chiesa di San Leonardo, con la comunità che gestiva le liturgie e l’ostello – all’inizio del XII secolo sappiamo della presenza di canonici Agostiniani – deve aver avuto una fortuna particolare; la aiutarono le alleanze che via via, tra XII e XIII secolo, si trovò a sottoscrivere: si pose infatti a lungo sotto la protezione normanna, e si salvò così dalle ritorsioni cruente che, nel 1155, portarono alla devastazione di Siponto, che Guglielmo I punì durissimamente insieme alle altre cittadine che avevano provato a ribellarsi. Nell’ultimo scorcio del secolo si assiste, in tutto il Meridione, al passaggio dalla dominazione normanna a quella sveva: anche in quest’epoca delicata, San Leonardo seppe evidentemente trovare il giusto equilibrio tra il proprio ruolo e le necessarie protezioni: la comunità e l’insediamento continuano ad accrescere la propria influenza, certificate da consistenti esenzioni e donazioni di terreni e proprietà. Il portale settentrionale, capolavoro della scultura della regione, è realizzato proprio al tempo del priore Riccardo o del successore Pietro, in un periodo di circa cinquant’anni a cavallo tra XII e XIII secolo.
Poi, dalla metà del XIII secolo cambierà tutto: a causa delle incursioni saracene e di una serie di costose dispute, il priorato vive una rapidissima decadenza; di nuovo si rialza cambiando padrone, quando nel 1261 viene ceduto in possesso ai Cavalieri Teutonici, che interverranno in modo significativo sul distributivo interno della chiesa. Ma siamo già in epoca gotica, e a noi qui interessa di San Leonardo la sua vicenda precedente, per collocare nel contesto corretto l’edificazione del portale, e per poterlo quindi osservare e gustare al meglio.
Gli storici dell’arte hanno dibattuto a lungo, spostando su e giù la datazione del manufatto dentro quei cinquant’anni di cui si diceva, tra un secolo e l’altro. Oggi si tende a distinguere, risolvendo così le discrepanze di datazione: se il protiro esterno è probabilmente un’aggiunta duecentesca, il portale vero e proprio, con le colonne, i capitelli, l’architrave, la lunetta e gli archivolti, è stato realizzato circa vent’anni prima della fine del XII secolo, ed è quindi pienamente romanico.
Particolarmente interessanti sono i capitelli che reggono l’architrave, a sinistra, oltre ad un piccolo inevitabile San Michele nell’atto di uccidere il drago – Monte Sant’Angelo, lo ricordiamo ancora, è il polo irraggiante della spiritualità di tutta l’area – è scolpito con grande maestria l’incontro tra il profeta Balaam e l’angelo che ne interrompe il cammino: il significato di questa scena, e anche il collegamento con l’adorazione dei Magi che occupa invece il capitello di destra, sono già stati illustrati da Before Chartres in un altro articolo. Nella lunetta, per dirlo con le parole disattente di molti, è scolpito il Cristo benedicente in una mandorla sorretta da angeli; osservando meglio, si potrà notare come lunetta ed archivolto interno dialoghino tra loro, poiché questo, nei suoi girali più estremi, propone la rappresentazione dei Viventi, cioè dei simboli degli evangelisti, due a sinistra – il toro di Luca e l’angelo di Matteo – e due – il leone di Marco e l’aquila di Giovanni – nei girali di destra. In questo modo, così, la lunetta e l’archivolto insieme accolgono e propongono l’iconografia precisa e completa della seconda Venuta del Salvatore, diffusissima nei portali romanici dell’Europa intera, e invece più rara in Italia. Più ancora che per la cifra stilistica dei rilievi, che richiamano senza dubbio stilemi e consuetudini d’Oltralpe, è con questa precisa scelta iconografica, con questa scena dal deciso richiamo apocalittico ed escatologico in evidenza nel proprio portale più ricco, che San Leonardo si lega agli stilemi del romanico dell’Europa continentale: può essere letta insieme come un omaggio ai “protettori” prima normanni e poi svevi, o come una conseguenza degli stretti rapporti tra il priorato e le culture nordiche che si erano radicate nel territorio del Tavoliere, o che si preparavano a farlo.
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Anche San Leonardo a Siponto presenta uno di quei particolari giochi di luce non rari nelle chiese del medioevo. Nel giorno del solstizio d’estate, il 21 giugno, verso mezzogiorno, il sole più alto dell’anno entra con un suo raggio attraverso un foro gnomonico ricavato sulla volta, e colpisce un punto preciso del pavimento della chiesa, tra due colonne, segnato da una placca in metallo. Il raggio assume una forma particolare poiché il foro attraverso cui si introduce nella chiesa è in realtà un rosoncino a undici raggi. Tant’è: i lettori di Before Chartres sanno che questo blog fatica ad affezionarsi a simili particolarità tra il misterico e il pittoresco; ma ne diamo conto, rimandando ai tanti siti che, sul web, dedicano invece ampio spazio all’argomento.
P.S.: Una bella serie di foto recenti, che mostrano la chiesa e il portale dopo gli ultimi restauri, si possono vedere nel bellissimo album pubblicato da Gianluigi Vezoli nella Pagina Facebook “Itinerari artisti del Medioevo”.
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Quello di San Leonardo a Siponto è un portale bellissimo, ma “minore”. Before Chartres affronta invece il tema dei “grandi” portali del medioevo, e lo riassume, come in un viaggio – finalmente “su carta” – in un volumetto prezioso, dedicato ai suoi lettori più affezionati. Lo si trova qui: DIECI grandi PORTALI ROMANICI
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Bruna Stefanini (da Fb):
Capitammo per caso una Pasqua di anni fa, c’era la messa ed era piena di gente del luogo…Era molto prima del restauro. Era magnifica con un colore caldo e dorato… ne ho un ricordo indistruttibile.
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Anna Melorio (da Fb):
Vidi la chiesa molti anni fa quando non era stata restaurata e,pur non essendo in condizioni ottimali,il portale, nelle sue decorazioni di fine ed elegante fattura mi richiamò alla mente l’ambito culturale francese.Cmq il portale di S.Leonardo ,e la stessa chiesa ,è quanto di più interessante di possa ammirare nella già ricchissima Puglia.
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Anita Pittigliani Mittelstaedt (da Fb):
Meraviglioso post! Grazie.
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Francesco Viti (Fb):
Nella primavera 2019, fresca di restauro, pareva lavata con la candeggina, spero che con il tempo riprenda un po’ di patina.
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Nel post scriptum c’è il link ad una serie di foto recenti di Gianluigi Vezoli: puoi controllare se un po’ della patina che speri… ha ricominciato a formarsi 🙂
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Un bel post per un edificio stupendo che ho visto di sfuggita tantissimi anni fa e che conto di vedere meglio in un prossimo futuro, a restauri effettuati.
La Puglia è una terra ricchissima di eccellenti edifici romanici collocati in ambienti carichi di fascino. A Siponto sono due le chiese pregevoli, poco oltre si sale sul Gargano, a Monte Sant’Angelo, altro caposaldo dell’architettura medievale, dall’epoca longobarda a quella sveva.
Qui, rispetto a tante chiese romaniche in Italia, abbiamo un portale “europeo”, col Cristo giudice in mandorla, così consueto in Francia o Spagna. Un elemento alquanto originale nel panorama nazionale.
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Barbara Casciu (da Fb):
Mi è piaciuta moltissimo l’introduzione storica, impeccabile, così come il commento alla lunetta. Per quanto riguarda il foro gnomonico, nulla vi è di misterico, caro Giulio Giuliani : sono solo calcoli😊
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…aridi calcoli… 😉
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Antonio Pellegrino (da Fb):
Questi monumenti sono una spia del momento di gloria che ha vissuto la Puglia negli anni della prima crociata. Era diventata la piattaforma di spedizione delle armate crociate, che dopo il doveroso e struggente omaggio all’Arcangelo Michele, capo delle milizie celesti, confortati dalla sua protezione, scendevano giù a Siponto dove si imbarcavano per la loro missione! Ecco la Puglia costiera da Siponto a Barletta, Trani, Monopoli, Bisceglie, Bari e così via, ricoprirsi di Cattedrali Romaniche, monumenti dedicati a quelle imprese eroiche, che vedeva genti nordiche armate imbarcarsi verso lidi sconosciuti, fedeli al grido : Dio lo vuole! Un epopea che c’ha lasciato queste perle del Romanico pugliese, che ancora evocano stupore e riflessioni ad uno spettatore contemporaneo non più aduso a simili meraviglie!
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tutto bello e interessante, avete solo dimenticato che Siponto è un quartiere di Manfredonia e San Leonardo di Siponto è in territorio manfredoniano.
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…e che i cittadini di Manfredonia sono suscettibili… 🙂
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