C’è anche il Toro, nascosto, nel pulpito di Gropina. C’è anche l’evangelista Luca, quindi, con il proprio simbolo, anche se quelli dei tre altri evangelisti hanno ben maggiore evidenza. C’è anche il Toro, e lo vedremo, in questo ambone; e così si risolve uno degli enigmi che la possente pieve toscana pone ai visitatori, i quali osservano uno sopra l’altro, proprio sotto il leggìo, il leone di Marco, l’angelo di Matteo e l’aquila di Giovanni, e si chiedono perché mai il Tetramorfo così rappresentato sia ridotto a tre soli simboli.
Dove sta, allora, il Toro? Dove sta l’evangelista Luca, se davvero lo scultore di Gropina non ha dimenticato di rappresentare anche questo quarto protagonista? La prima risposta che possiamo darci viene suggerita dagli esperti di esegesi biblica, e la riassumiamo così: Luca è rappresentato proprio sotto gli altri tre evangelisti, perché il capitello che regge l’intero pulpito rappresenta la Pentecoste, e solo Luca, autore anche degli “Atti degli Apostoli”, narra di questo episodio, cioè del giorno in cui, asceso Gesù al cielo, lo Spirito Santo si posò sui Dodici, come il Signore aveva promesso, sotto forma di fiammelle:
Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi.
In effetti, sul capitello posto tra le colonne e la cassa sono scolpite, disposte a braccia alzate sulle quattro facce, dodici figurine dalla grande testa, che potrebbero rappresentare i dodici apostoli. E sull’abaco che sovrasta il capitello, c’è come una cornice, un pettine, con dieci “denti” triangolari a punta in giù, che potrebbero voler rappresentare le lingue di fuoco discese dal cielo.
La seconda risposta alla nostra domanda – “Dov’è finito il Toro, e dove sta l’evangelista Luca?” – viene da un’attenta osservazione delle stesse “fiammelle”: in una di esse, infatti, la quarta da sinistra, si cela proprio la testa di un toro, volutamente sovrapposta alla forma triangolare di uno dei “dentelli” della cornice.
Il nostro quesito, quindi, sembra avere una risposta certa: lo scultore di Gropina pose sotto al leggìo i simboli di Giovanni, di Matteo e di Marco – l’aquila, l’angelo e il leone – ed escluse il toro di Luca perché intendeva dar spazio al quarto evangelista con la rappresentazione della Pentecoste; e con quella piccola testa di toro celata tre le fiammelle ha voluto aiutare nella comprensione i fedeli meno avvezzi alle simbologie bibliche, ed anche – verrebbe da dire – i moderni critici d’arte più diffidenti.
Va detto anche, però, che ci sono altri casi di un Tetramorfo “ridotto a tre”, e che anche in Toscana un altro pulpito, scolpito circa tre secoli più tardi, incolonna sotto il leggìo, proprio come quello di Gropina, tre soli simboli degli evangelisti: è quello di San Miniato al Monte, a Firenze. Anche qui sono rappresentati dal basso un leone, un angelo e un’aquila, mentre è assente il toro di Luca. E’ possibile che lo scultore di San Miniato abbia preso a modello l’antico ambone di Gropina, e che abbia “dimenticato” di riportare nella propria opera un riferimento alla Pentecoste che richiamasse il quarto evangelista; oppure ha inteso evocarlo in un altro modo, che però noi moderni stavolta non riusciamo a scoprire con ragionevole certezza, neppure aguzzando la vista e cercando risposte nell’iconografia biblica e liturgica.
~ ~ ~
Studi recenti hanno permesso di datare con precisione il pulpito di Gropina: un’iscrizione sul libro aperto nelle mani dell’angelo di Matteo, decifrata con non poche difficoltà, attesterebbe che il pulpito è stato realizzato per volere di un certo prete Bernardo – [PRESBIT]ERV(M) BERNARD(VM) – nell’anno del Signore 825. Si tratta quindi di un manufatto del IX secolo, inseribile nel quadro vasto dell’arte cosiddetta “longobarda”, probabilmente realizzato per la chiesa preromanica di Gropina e poi riassemblato e ricollocato nell’attuale posizione dai costruttori della pieve romanica, nei secoli XI-XII.
Il pulpito si regge nella parte anteriore su due colonne “ofitiche”, legate tra loro con un “nodo di Salomone”, a rappresentare la natura umana e la natura divina di Cristo unite indissolubilmente. Oltre alle rappresentazioni del Tetramorfo e della Pentecoste, di cui si è detto, nelle specchiature che costituiscono la parte alta del pulpito si trovano, tra le altre, interessanti rappresentazioni di un uomo circondato da serpenti e, sotto, di una sirena bicaudata: l’uomo si tiene le caviglie, così come la sirena si tiene le due code, ed entrambi rappresentano la tentazione a cui i fedeli devono resistere; in un’altra lastra è rappresentato un serafino con sei ali, circondato da due grifoni e da due piccoli Agnelli cruciferi.
.
.
La terra alta tra Milano e i Laghi è una delle culle, se non la vera culla, dell’architettura romanica. Da qui i “maestri comacini” portarono i segreti della loro laboriosa abilità costruttiva un po’ dovunque in Europa. Un itinerario in dieci tappe racconta le loro realizzazioni più preziose – da Almenno San Bartolomeo a Gravedona, da Agliate ad Arsago Seprio a Civate – e lo spirito, i colori, i materiali, i modi e i vezzi che hanno lasciato nelle loro terre d’origine: DIECI PERLE romaniche TRA MILANO E I LAGHI.
.
Centocinquantun pagine per raccontare l’Abruzzo, una terra fiera, in cui l’arte romanica è fiorita rigogliosa. Raccolgono e raccontano le grandi chiese e le grandi abbazie isolate, l’arte vivacissima di Ruggero, Roberto e Nicodemo, e i loro splendidi arredi pieni di girali, mostri, animali e piccoli uomini nudi, e ancora i portali e gli architravi, gli amboni e i cibori… Il viaggio nell’Abruzzo romanico, non delude mai, e così non delude il nuovissimo volumetto ITINERARI alla scoperta DEL ROMANICO IN ABRUZZO, che raccoglie gli appunti di viaggio di Before Chartres.
.








Luca Borgia (da Fb):
Il museo Nazionale di San Matteo di Pisa conserva alcuni elementi scultorei provenienti da pulpiti o amboni, con tre raffigurazioni su quattro del tetramorfo. Vado a memoria, non ho sottomano le foto. Evidentemente anche in quei casi la figura di Luca era espressa altrove.
"Mi piace""Mi piace"
…oppure questa “riduzione a tre” del Tetramorfo, Luca, ha altre motivazioni che sarebbe bello indagare. E non a caso all’enigma risolto a Gropina, dove Luca alla fine è stato trovato, abbiamo aggiunto l’esempio di San Miniato al Monte, che invece resta non spiegato.
"Mi piace""Mi piace"
Particolare questa rappresentazione incompleta del tetramorfo per l’assenza del simbolo attribuito a Luca. E curioso che, tutt’altro che un “unicum” ce ne siano altri esempi in regione, del tutto inconsueti altrove.Non mi sembra peraltro del tutto convincente che una piccola figurina nel sostegno possa essere il quarto tetramorfo della rappresentazione ortodossa. Credo che ci debba essere una spiegazione più convincente a noi ignota, anche riferibile agli altri esempi citati.
Quel che è certo invece è che il pulpito di Gropina è straordinario, per la conformazione, i decori e la datazione così arcaica in epoca longobarda.
"Mi piace""Mi piace"
Nell’articolo, proprio in chiusura, linko ad un testo in cui si avanza una spiegazione del perché il pulpito di San Miniato al Monte non presenta il simbolo del Toro: in estrema sintesi, secondo questa teoria è il lettore che sale sul pulpito a completare il Tetramorfo con la sua presenza parlante: “…Solo quando il sacerdote sale i gradini del pulpito per predicare o per leggere la Bibbia, allora è la sua stessa testa a completare la triade del leggio. Il suo volto diventa il quarto simbolo, si trasforma nell’immagine vivente del Toro! Per intendere pienamente questo simbolismo dobbiamo ricordare che nella tradizione dello zodiaco il Toro ha il dominio sulla gola e sulla voce umana – per analogia, sullo stesso Verbo e Logos….”. Spero che tu, Paolo, e gli altri amici mi possiate aiutare a valutare…
"Mi piace""Mi piace"
Michele Arcangelo Sarti (da Fb):
A me piace “gironzolare” in auto e talora mi imbatto quasi per caso in bellissime realtà. Quando mi sono imbattuto in Gropina per poco non davo di matto per la bellezza della pieve. Belle, come sempre, anche le vostre delucidazioni. Grazie.
"Mi piace""Mi piace"
Elena Biagini (da Fb):
Una bella esperienza, fatta qualche anno fa, in solitaria. Mi parve tanto arcaico e impressionante il pulpito che tanto avevo voluto vedere dal vero.
"Mi piace""Mi piace"
Claudia Gerardi (da Fb):
Una chiesa meravigliosa, come solo l’arte romanica può essere. Visitarla fu davvero emozionante!
"Mi piace""Mi piace"