Questo blog si chiama “Before Chartres” perché racconta del tempo “prima di Chartres”, cioè il tempo “romanico”.
“Prima di Chartres”, l’Europa romanica era attesa, paura, speranza, raccontate nelle pietre; ed è Chartres che tutto cambia, e che termina la meravigliosa fioritura dell’arte romanica. E’ a Chartres che avviene il passaggio al gotico; è a Chartres che, mentre si costruisce la nuova chiesa, il mondo medievale romanico diventa altro. Lo spirito “gotico” – anzi, lo spirito moderno – a Chartres impone se stesso.
“Prima di Chartres”, e fino a Chartres, a dominare il pensiero e l’arte e la vita degli uomini è stato, per lungo tempo, lo spirito “romanico”. “Prima di Chartres”, per quattro lunghi secoli, lo spirito romanico si è concretizzato nelle meravigliose opere – chiese, chiostri, portali, capitelli, tribune, rilievi, campanili… – che per alcune ragioni spesso malcomprese prendono il cuore e la mente di chi le osserva, e di cui parla questo blog.
“Prima di Chartres”, dunque. Dentro il periodo più vasto detto “medioevo” – che si estende per mille anni dal IV al XIV secolo – il “medioevo romanico” è un periodo più breve, chiarissimamente marcato: lo distinguono e lo rendono era storica particolarissima, e particolarmente affascinante, coerenti e peculiari modalità il vivere il rapporto con il “sacro”. Quella che noi chiamiamo “arte romanica”, infatti, è in primo luogo un’espressione dello spirito: l’arte romanica è la risposta dell’uomo e del tempo romanico all’Apocalisse che scuote già i cieli. Il mondo intero precipita verso la dissoluzione – fame guerra, spopolamento, decadenza continua, invasioni –, e agli occhi dell’uomo romanico, tutto corre verso la fine dei giorni. E la fine dei giorni, l’Apocalisse, con il ritorno del Signore in gloria nei cieli, e con l’inizio di un mondo nuovo ed eterno, è la sola speranza e la sola ansia.
Si può delimitare l’estendersi del tempo romanico, così inteso? Si possono fissare un inizio e una fine del tempo romanico? Per noi che abbiamo già scelto Chartres come evento finale, la risposta è sì.
Tra gli eventi che si collocano agli albori della lunga era romanica, spicca l’incoronazione di Carlo Magno: è la notte di Natale dell’anno 800 quando, nella basilica di San Pietro, in una Roma imbarbarita e dimentica di se stessa, Papa Leone III proclama Carlo imperatore e paladino della cristianità. Attraverso questo gesto viene sancita l’alleanza tra la Chiesa cristiana e il re dei Franchi, e si apre il tempo dell’assoluta centralità della fede nelle vicende degli uomini, caposaldo fondamentale del pensiero romanico che cerca una salvezza, che vede come sola salvezza la fine del mondo corrotto e il ritorno del Regno di Dio.
Questo pensiero, in cui tutto rimanda a Dio e in cui l’attesa del Suo ritorno è costante e centrale, resta dominante per ben più di tre secoli – il IX, il X e l’XI –, e vede affievolire la propria forza dopo le splendenti opere compiute – grandi chiese, grandi portali, grandi cicli di capitelli – realizzate intorno alla metà del XII secolo. Idealmente, il tempo romanico si chiude definitivamente a Chartres quando, nell’ultimo scorcio del XII secolo, una città intera lavora alla ricostruzione della sua nuova grande cattedrale. L’idea stessa di “ricostruire”, guardando ormai al futuro invece che alla fine, è già “gotica”; e quest’ansia di competizione civica, questo legame tra commerci e fede che fa sorgere la nuova basilica di Chartres sono propri di uno spirito per molti aspetti ormai più simile a quello moderno che a quello romanico.
“Prima di Chartres” vigevano altre regole, e il mondo romanico – noi lo sentiamo – respirava in altro modo.