Il nartece d’oro che l’acqua alta adora

Sono sceso molte volte nel nartece della Basilica di San Marco. Proprio come fa l'”acqua alta” in questi giorni, molte volte ho camminato sui pavimenti intarsiati, ho sfiorato i marmi e le colonne alle pareti; e ora mi chiedo se lei, l’acqua alta, come facevo io guarda verso l’alto, e scruta, nelle lunghe ore in cui si trattiene in basilica, le mirabili cupole decorate a mosaico.

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In giallo, il nartece di San Marco

Dal punto di vista liturgico, il nartece di San Marco non è ancora basilica; per questo era frequente per me attraversarlo, negli anni in cui il mio ufficio era là, tra quelli di Curia. Era ed è uno spazio quasi neutro, quasi un porticato ben chiuso, un grande corridoio ad “elle” che su due lati affianca la basilica: uno dei due rami si dilunga ponendosi tra la facciata e l’ingresso vero e proprio, l’altro, girato l’angolo, costeggia la chiesa lungo il suo lato sinistro; e anche qui, sul fondo, di nuovo una porta permette di accedere dal nartece all’interno della basilica, immettendo direttamente al transetto.

High water in Venice

I due “rami” del nartece invasi dall’acqua alta (foto Ansa)

Noi ci incontravamo, e ci intrattenevamo nel nartece per questo suo essere uno spazio separato, chiuso ed intimo già alla basilica, ma esterno alle liturgie; l’acqua alta invece ama il nartece, e frequentemente lo visita, perché questo spazio, questo gomito, quest’anticamera, è basso, molto più basso della Piazza esterna, e molto più basso della stessa basilica. Noi ci fermavamo per salutarci, in attesa che la celebrazione iniziasse, o che terminasse; e in quello spazio si vendevano le guide, le cartoline, i libri dedicati alla basilica dei Veneziani; l’acqua alta adorava, e ancora oggi ne gode, quello spazio a lei congeniale: foderato di marmi policromi sul pavimento, e ugualmente rivestito di grigi graniti sulle pareti, deve sembrare, all’acqua alta che lo invade, il luogo ideale dove trattenersi, quasi una vasca, una preziosa piscina.

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Il cupolino “della Creazione” nel nartece di San Marco

E’ noto che l’acqua alta, in San Marco, si trova a suo agio anche nella cripta, sotto il presbiterio, che ovviamente è alla sua portata, ed è luogo di facile conquista. Ma di tutta la Basilica marciana, l’acqua alta predilige il nartece; ci si trattiene a lungo – dicono – perché le piace specchiarsi sul soffitto, interamente coperto di tessere d’oro. Delle sei cupolette di splendidi mosaici che coprono il nartece, tra tutte preferisce quella “della creazione”. Lei, l’acqua alta, si bea a rimirare, nel centro, come nei primissimi giorni il Signore separò la terra dai mari e dai fiumi; e sorride, l’acqua alta, pensando al potere che ha, e che dimostra, di violare quel comando, di sovvertire quell’ordine. Piace, all’acqua alta, sfrontatamente scendere nel nartece, a ribadire che, almeno a Venezia, può quando vuole confondersi con la terra, entrare dove crede, restare dove non dovrebbe; sconvolgere, insomma, i piani dell’uomo, e anche quelli del Creatore.

 

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