Bari, le due chiese vicine e avversarie

Due grandi chiese romaniche rendono nobile la città di Bari, molto simili, vicinissime, praticamente contemporanee; e Before Chartres non intende tornare a visitare la cattedrale di San Sabino e la basilica di San Nicola senza prima aver compreso i motivi del loro somigliarsi, e le ragioni per cui furono costrette – e lo sono tuttora – ad una insolita convivenza a pochi passi l’una dall’altra. In questa pagina allora si racconta, in sintesi, come sorsero in concorrenza, come si guardarono l’un l’altra con aria di sfida e di competizione, e come poi camminarono insieme, in una vicenda intrecciata che durò per tutto il medioevo, e anche oltre.

Uno scorcio della città vecchia, verso il mare. A sinistra, San Nicola; al centro, la cattedrale

L’anno cruciale di questa storia – Pina Belli D’Elia lo spiega mirabilmente nei suoi studi – è il 1087, quando un gruppo di marinai baresi sottrae la sacra reliquia di san Nicola dal santuario che la custodiva, a Mira, in Asia Minore: la città rischiava di cadere nelle mani degli infedeli, e questo bastò a giustificare il furto e il trasferimento al di qua del mare dei resti veneratissimi del santo vescovo. Giunto a Bari, però, il prezioso corpo fu oggetto di un vero e proprio braccio di ferro. Racconta la Belli D’Elia:

L’arcivescovo Ursone tenta di assicurare le reliquie alla Cattedrale. Ma i tumulti nati nella popolazione lo impediscono. Le ossa sono temporaneamente deposte in una chiesa (…) e affidate a Elia (…), abate di San Benedetto, il monastero sorto nel X secolo alle porte della città. Elia, che gode della fiducia del popolo, non solo prende in custodia le ossa, ma in brevissimo tempo ottiene in concessione dal duca Roberto, figlio del Guiscardo, l’area (…) per costruirvi un nuovo tempio in onore del Santo.

Sappiamo quindi che a Bari, nel 1087, quando il sacro furto fu perpetrato, esisteva una cattedrale, e c’era un vescovo, anzi un arcivescovo, Ursone. C’era però anche un abate, Elia, che era un po’ il personaggio emergente, e teneva testa all’arcivescovo, e godeva dell’appoggio dei Normanni, signori della città. La spuntò Elia, che cominciò subito a costruire la nuova chiesa nel vasto spazio concessogli dal Duca. Ursone e la sua cattedrale, così, videro sorgere a poche centinaia di metri la basilica di San Nicola; che venne su in fretta, se solo due anni dopo il Papa in persona, insieme all’abate Elia, ne consacrò la cripta e vi collocò in pompa magna le venerate reliquie. E non solo: nella stessa occasione il Papa consacrò Elia nuovo arcivescovo della città: Ursone, sconfitto in città, nel frattempo aveva perso anche la sua partita a scacchi con la morte.

Alla fine dell’XI secolo, allora, Bari si ritrova con la sua storica cattedrale – dedicata a San Sabino, ricostruita poco addietro, quando comandavano i bizantini, ma su una fondazione più antica di secoli – e con un nuovo imponente santuario che cresce rapidamente, tanto che un Concilio ecumenico vi raduna, intorno al Papa, centottanta vescovi; anche se non ancora compiuta, la grande basilica di San Nicola mette decisamente in ombra la chiesa madre.

E però né la cattedrale della fine dell’XI, né il San Nicola di quel periodo sono quelli che vediamo oggi. Morto Elia, il successore Eustasio proseguì nell’abbellimento del San Nicola, ma presto i lavori subìrono pesantissimi rallentamenti e si interruppero a lungo “per via di una serie di avvenimenti calamitosi che si rovesciarono sulla città e sull’intera regione” e che, spiega la Belli D’Elia, culminarono “nel tragico 1156 che vide la distruzione di Bari da parte di Guglielmo I il Malo”. La nuova e conclusiva campagna di lavori del santuario fu avviata, così, dopo il 1160, “forse con ulteriori sospensioni negli anni cruciali del trapasso dalla monarchia normanna a quella sveva”. Nel 1197, finalmente, completata l’opera, si poté procedere con la consacrazione solenne. Il grande San Nicola, concepito al termine dell’XI secolo, non fu compiuto che alla fine del XII, come un’opera, ormai, del romanico quasi tardo.

E la Cattedrale? La Cattedrale era vecchia di concezione, malconcia anch’essa, sia per le distruzioni subìte nei decenni bui della città, di cui abbiamo detto, sia per i successivi decenni di abbandono; quando tornò il tempo propizio “si trovava in condizioni tali da dover essere, più che riparata, quasi rifatta. E tanto valeva – aggiunge la Belli D’Elia – approfittarne per aggiornarla al nuovo modello offerto dalla basilica di San Nicola”. Anche la cattedrale di San Sabino, così, vive la sua rinascita, ispirata a San Nicola, negli ultimi decenni del XII secolo e nei primi del successivo.

Se un secolo prima la Cattedrale e la basilica di San Nicola erano due realtà diversissime tra loro – la prima antichissima e vetusta, la seconda appena concepita e in fase di costruzione – alla fine dell’era romanica le due chiese sembravano, dopo lunghe e complicate vicende, l’una lo specchio dell’altra. Erano entrambe caratterizzate da una facciata a salienti, con riferimenti normanni e lombardi, marcate e scandite in tre parti da due contrafforti verticali; i fianchi di entrambe erano rafforzati da grandi arcate cieche sovrastate da loggette, secondo un modello diffusissimo in Puglia; le accomunava una parte absidale piana come un grande parallelepipedo. All’interno entrambe presentavano tre navate, divise da colonne e capitelli classici e sovrastate da una copertura in legno; sopra i colonnati si estendeva un matroneo (anche se quello della Cattedrale era ed è falso, cioè privo di pavimento); avevano poi un transetto importante, un presbiterio leggermente rialzato, sotto cui si stende la cripta, e sul quale è posto altare coperto da un ciborio; tre absidi, infine, concludevano lo sviluppo longitudinale. Entrambe le chiese, costruite nel cuore di una città che non regalava spazi, presentavano una pianta non del tutto regolare.

L’interno della Cattedrale verso l’ingresso, in una bellissima foto di Barinedita.it
L’interno di San Nicola

Costruite molto simili l’una all’altra alla fine del XII secolo, sia la Cattedrale che la basilica di San Nicola furono completamente riadattate, nei secoli successivi, al gusto dei tempi, specie in epoca barocca. I restauri moderni, però, hanno voluto restituirle entrambe alle linee romaniche: non ci si riuscì del tutto con San Nicola, dove in epoca rinascimentale, per rafforzare la struttura nella navata, erano state inserite tre grandi arcate in marmo, che la segnano purtroppo in modo pesante, e dove si decise di lasciare il soffitto ligneo a grandi pannelli dipinti, opera secentesca anche questa ben lontana dalla linearità romanica, pur se bellissima. Così possiamo dire che la Cattedrale, per secoli considerata la sorella minore, quasi una copia di valore inferiore, rende oggi forse più correttamente l’idea di come fossero in origine entrambe le chiese; a suo vantaggio arrivò poi la scoperta, recentissima, del bel gioco di luce che fa dialogare il rosone in facciata e quello sul pavimento: anche questa particolarità ha ridestato l’interesse dei visitatori di Bari per una Cattedrale rimasta a lungo… un po’ in ombra.

San Nicola, per parte sua, si pavoneggia senza temere il confronto: è la più grande, la più amata dai baresi, e può affermare di aver per prima adottato le soluzioni architettoniche poi diffuse nella regione, come il complesso svolgersi dei matronei sopra la navata e le loggette all’esterno, in alto, lungo i fianchi. San Nicola è anche, tra le due bianche chiese di Bari, la più ricca di arredi originari: qui basti ricordare che sta in San Nicola, e non nella Cattedrale, la “Cattedra di Elia”, il soglio vescovile dedicato al grande arcivescovo-abate, certamente uno dei pezzi più belli della scultura romanica liturgica del Meridione.

San Nicola, il ciborio e la “Cattedra di Elia”

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3 pensieri su “Bari, le due chiese vicine e avversarie

  1. Enrico Comar (da Fb):
    La vera sfida fu, secondo me, quella tra San Nicola di Bari e San Nicola (oggi Santa Maria Assunta) di Trani. Ci fu proprio un reciproco influenzarsi e rubarsi le idee, creando il modello di cattedrale che poi verrà replicato in San Sabino (e in modo ancora più raffinato a Bitonto).

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