Intorno all’ingresso di San Zeno a Verona, e intorno al protiro che lo incornicia, si aprono come due pagine di un gigantesco quaderno. In quella di destra sta la prova di ornato di Niccolò, alunno a suo tempo di maestro Wiligelmo; nella pagina di sinistra si cimenta, come fa un ragazzo al corso di disegno artistico, il più giovane Guglielmo. In questi due grandi fogli scolpiti, vanto di Verona e della nobile San Zeno, si confrontano due modi e due ingegni, simili e imparentati – i due scultori operano nella prima metà del XII secolo – non contrapposti e piuttosto tra loro in continuità. E però per una volta non si può dire che l’allievo abbia superato il maestro.
Perché Niccolò, autore della pagina di destra, è l’artista ormai già affermato. Consacrato dalle opere scolpite in altre città e in altre chiese, ha già realizzato a San Zeno il protiro, e ora, con l’allievo Guglielmo, sta completando il portale; e forse è anche l’architetto dell’intera costruzione. La sicurezza con cui scolpisce è evidente. La sua “pagina” – escluse le due scene tutte particolari della fascia più bassa – presenta in sei riquadri le vicende del Paradiso terrestre. Si leggono, cominciando dal basso, Dio che crea Adamo, e poi la creazione degli animali che popoleranno la terra, il mare e i cieli; poi il Signore dà vita ad Eva dalla costola di Adamo; e subito, nella formella successiva, la donna insieme ad Adamo si fa tentare dal Serpente; più sopra ancora, allora, non possono che arrivare la cacciata dall’Eden e infine le fatiche dei due progenitori costretti a lavorare. Animali e figure mitologiche stanno nelle due lunette superiori, e di altri animali e ricami sono fatte le fasce, le “cornici” che separano le otto formelle, e insieme le uniscono, nella pagina di Niccolò. Equilibrio, ordine classico, sapiente decorazione dei fondi, figure principali scolpite quasi a tutto tondo: l’ex allievo Niccolò, ora diventato maestro, sul suo quaderno di ornato porta a casa un dieci con lode; e ben lo sa, se già egli stesso, in un’iscrizione, di questa sua prova dice: “Tutte le genti che accorrono / lodino nei secoli Niccolò / il valente artista che ha scolpito queste cose”.
Promosso a pieni voti l’allievo Niccolò – che poi se n’andrà a lasciare capolavori anche nel portale del vicino Duomo – vediamo il quaderno del compagno di classe in cerca di gloria. La “verifica di arte” di Guglielmo è più incerto, e contemporaneamente più pretenzioso. Le sei formelle in cui si cimenta – lasciamo da parte anche qui i due riquadri più bassi – trattano della vicenda di Gesù sulla terra; ma questa vicenda è raccontata in molti episodi, anche perché Guglielmo sceglie di tagliare in due in altezza le formelle iniziali. I due primi riquadri vengono così letteralmente riempiti di scene successive – ben otto – che vanno dall’annunciazione fino alla vigilia della fuga in Egitto; e in mezzo abbiamo la visitazione, la nascita a Betlemme con l’annuncio ai pastori, i Magi da Erode, poi l’omaggio dei Magi al Bambino, la presentazione di Gesù al tempio, e infine il dialogo tra Giuseppe e l’angelo che gli intima di fuggire con Maria e il Bambino. Poi la pagina di Guglielmo comincia a rarefarsi: nelle quattro formelle mediane stanno la fuga in Egitto e, con un salto non da poco, il battesimo di Gesù nel Giordano; più sopra ancora, la cattura di Gesù nell’orto degli Ulivi e la crocifissione. E insomma: il compito di Guglielmo, oltre ad essere eseguito con mano più incerta, è ben più confuso; stride anche il contrasto tra certe formelle piene zeppe – le due in basso “raddoppiate” e quella in alto a sinistra, con il bacio di Giuda – e altre quasi desolate come la crocifissione, la fuga in Egitto e il battesimo nel Giordano, che letteralmente non hanno intorno che il deserto.
Bellissima e fiera e pittoresca, piena di movimento la formella con la cattura di Gesù nei Getsemani emergere dalla pagina di Guglielmo, e dialoga con la più affascinante tra le scene scolpite da Niccolò dall’altra parte, quella della creazione degli animali, altrettanto animata e vigorosa. In questo solo riquadro – con le sue guardie affannate, con Pietro che taglia l’orecchio al servo del sacerdote, con Giuda che bacia Gesù nel mezzo di un vero complotto – l’arte di Guglielmo sembra avvicinarsi, pur con l’irruenza sua propria, al vivace caravanserraglio che, messo in scena da Niccolò, risponde alla prima chiamata del Creatore. L’allievo, almeno per un istante si avvicina al risultato pieno conseguito dal maestro: questa formella, già essa da sola, gli garantisce anche al suo lavoro l’ammirazione di chi osserva, così che anche la pagina del suo album arricchisce con pieno titolo la solenne e viva facciata della più bella chiesa di Verona.


~ ~ ~
San Zeno a Verona è una chiesa dal passato secolare, dalla storia non facile da dipanare e dall’altissimo valore artistico complessivo. Il suo portale è certamente la parte più ricca, ed anch’esso va osservato nella sua articolazione. Le due grandi ali scolpite, una da Niccolò e una da Guglielmo – ne trovate una completa illustrazione in questo articolo di Michela Palmese – non sono infatti l’unica meraviglia: tutto il protiro che inquadra e ricopre l’entrata è attribuito a Niccolò, che lo decora in ogni sua parte e che ci lascia in alto delle bellissime rappresentazioni dei dodici mesi, oltre alla lunetta centrale, in cui il santo patrono è circondato dai simboli del Comune nascente; infine, questo grande unico ingresso in facciata è nobilitato dalle notevolissime nere porte bronzee: oggi si ammirano raggiungendole dall’interno della chiesa, ma un tempo si offrivano alla vista appunto insieme al protiro e alle formelle dei due scultori, e contribuivano anch’esse a rendere forse unico al mondo il grande portale dell’abbazia veronese.
…

Le storie della Bibbia hanno ispirato e guidato gli artisti romanici. Before Chartres ne ha descritte molte nei suoi articoli, e oggi ha raccolto le più affascinanti in un volumetto pieno di fede, di sapienza e di stupore, che trovi qui: STORIE della Bibbia NELL’ARTE ROMANICA.
…
Quello del duomo di Verona è un portale bellissimo, ma “minore”. Before Chartres affronta invece il tema dei “grandi” portali del medioevo, e lo riassume, come in un viaggio – finalmente “su carta” – in un volumetto prezioso, dedicato ai suoi lettori più affezionati. Lo si trova qui: DIECI grandi PORTALI ROMANICI.
…
Roberto Percassi (da Fb):
“Portale”, “protiro” e “portone”: nessuna chiesa romanica ha un’entrata così bella e così ricca come il nostro San Zenone: anche questa pagina lo riconosce, e ben fa. Viva Verona e la sua bellezza!
"Mi piace""Mi piace"
Simone Pietrini (da Fb):
Sempre ricche e puntuali le vostre spieghe, Before Chartres. Ritorno col pensiero alle lezioni storia dell’arte a scuola e alle inutili ore passate a fare indegni disegni a chiaroscuro… Molto meglio leggere questo blog 😉
"Mi piace""Mi piace"
Come dicevo la chiesa più pregevole e più amata dai veronesi, del Santo Patrono, che se ne sta periferica rispetto alle altre, in una piazza che non sembra una piazza.
Una facciata che è un capolavoro, dove protiro, portale, fianchi del portale e porte bronzee rappresentano la summa della scultura padana del XII secolo, dopo Wiligelmo.
"Mi piace""Mi piace"