Niccolò, l’architrave del lungo Natale

Ci porta a Ferrara il desiderio di concludere degnamente il tempo del Natale. Questo periodo liturgico e della fede, infatti, è mirabilmente riassunto, con i suoi episodi più celebri e toccanti, nell’architrave che sta sopra l’ingresso principale della cattedrale cittadina, in facciata.

Otto sono le arcate in cui l’architrave è diviso, e sette gli episodi, poiché quello centrale, con l’Adorazione dei Magi, ne occupa due. Prima di questa scena, lo scalpello di Niccolò – “Nicolao el scolptore” secondo una controversa ricostruzione settecentesca del canonico Baruffaldi – ha messo in fila la Visita ad Elisabetta, la Nascita di Gesù, l’Annuncio ai Pastori; e dopo i Magi con i loro doni al Bambino seguono, nelle restanti tre scene, la Presentazione di Gesù al Tempio, la Fuga in Egitto, il Battesimo di Cristo per mano di Giovanni. L’episodio iniziale, quello cioè dell’Annunciazione, sta tutto intorno all’architrave: sui pilastrini che la reggono sono scolpite infatti, come spiega Sergio Stocchi, “sei figure (tre per lato) allungate entro nicchie: l’arcangelo Gabriele, l’Annunziata, e i quattro profeti che predissero l’Annunciazione ossia Daniele, Geremia, Isaia, Ezechiele”.

L’architrave e la lunetta (foto: Sailko)

Datato al 1135 dalla tradizione che dà credito alla tesi del Baruffaldi, peraltro mai smentita nella sostanza dagli studi successivi, l’architrave è dunque un’ordinata e precisa ricostruzione di tutta la vicenda dell’Incarnazione del Figliolo di Dio: prende l’avvio dall’annuncio della volontà divina di inviare il proprio figlio nel grembo di Maria, e conduce fino ad un altro annuncio, quello che Dio stesso fa sul fiume Giordano, quando rivela il senso pieno dell’Incarnazione stessa: “Ed ecco una voce dai cieli che disse: «Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto»” (Matteo 3, 17). E insomma Niccolò può dirsi davvero un felice lettore e un puntuale narratore del tempo del Natale, debitamente inserito nel progetto di Dio sull’uomo, da Lui immaginato e preparato fin dal giorno della Caduta, e affidato a quel Figlio che era con il Padre dal momento della Creazione, e che il Padre stesso non esita ad offrire in sacrificio riparatorio.

Niccolò, il cui stile è segnato dalla grande semplicità del tratto e dall’onnipresenza di didascalie esplicative, sembra ricordarci che fare ordine, mettere in fila gli episodi, ricostruire il susseguirsi degli eventi – in questo caso gli eventi della Redenzione – è un importante premessa per comprenderne il senso profondo. E Before Chartres coglie questo suo monito per “fare ordine” anche intorno a Niccolò stesso, con l’obiettivo di gustarne in modo più pieno la figura.

Disegniamo quindi insieme, intorno a questo nome, due altri architravi ideali, anche questi organizzati in successive arcate, in successive scene.

Il portale

Nel primo di questi architravi metteremo in fila gli “episodi d’arte” attribuiti al nostro scultore. Niccolò infatti opera alla Sacra di San Michele, dove nel Portale dello Zodiaco si ritrova la sua mano e la sua firma, e poi probabilmente nel Duomo di Piacenza. In seguito l’artista lavora certamente qui a Ferrara, dove con arte consumata scolpisce anche il bellissimo san Giorgio che uccide il drago, proprio nella lunetta che sta sopra l’architrave del Natale; e con un gesto di grande orgoglio, farà in modo che la punta della spada del Santo esca dal confine della lunetta e “indichi”, come la lancetta di un orologio, proprio il nome dello scultore nell’iscrizione – “ARTIFICEM GNARUM – QUI SCULPSERIT HAEC NICHOLAUM – HUNC CURRENTES – LAUDENT PER SAECULA GENTES” – che percorre tutto il bordo. Nell’ultimo episodio del nostro racconto a puntate, Niccolò sarà a Verona, dove lascerà le sue preziose opere nel portale del Duomo e in quello di San Zeno.

Nel secondo architrave ideale, infine, metteremo in ordine l’opera di Niccolò, attivo tra il 1120 e il 1140, nel contesto di quella degli altri grandi artisti che con lui incrociarono lo scalpello. Nella “Lombardia romanica”, sempre per aiutarci a comprendere il disegno complessivo, l’ordine dei nomi noti è il seguente: Lanfranco architetto e Wiligelmo scultore operano insieme a Modena, e nel nostro architrave stanno nelle prime due arcate; Niccolò è un loro allievo, e quindi occupa la terza arcata; ma poi, come abbiamo visto, si mette in proprio o con una propria scuola, e a San Zeno a sua volta fa da maestro ad un giovane promettente, Guglielmo, con cui si dividerà il lavoro del grande portale: quindi il nome di Guglielmo tiene per sé la quarta arcata. Riserveremo l’ultima per un’altra firma eccezionale rilevanza, quella di Benedetto Antelami, che sulla scia di Niccolò lavorò a Parma e Fidenza; ma questa – e lo dimostra anche l’apparire del cognome dopo una serie di semplici nomi propri – è forse già una storia d’altri tempi.

La cattedrale di Ferrara

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Dai rilievi di Silos ai capitelli di Aguilar de Campoo e di Tudela, dagli affreschi di Mustair a quelli di Sant’Angelo in Formis: è specialissimo il nuovo volumetto di Before Chartres, che raccoglie sedici episodi del Vangelo trasformati in capolavori dagli artisti romanici: LE STORIE dei Vangeli NELL’ARTE ROMANICA.

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Nella vasta piana padana – la “Lombardia” medievale – altre dodici delle grandi chiese costruite nel tempo romanico competono in magnificenza, autorità e splendore. Before Chartres le osserva e ne descrive il cuore, in un nuovo delizioso volumetto: LE GRANDI “chiese di città” DELLA PADANIA ROMANICA.

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Quello di Ferrara è un portale bellissimo, ma “minore”: non è terra, l’Italia, di grandissimi timpani scolpiti. Before Chartres affronta invece il tema dei “grandi” portali del medioevo, quelli di Francia e di Spagna, e lo riassume, come in un viaggio – finalmente “su carta” – in un volumetto prezioso, dedicato ai suoi lettori più affezionati. Lo si trova qui: DIECI grandi PORTALI ROMANICI.

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3 pensieri su “Niccolò, l’architrave del lungo Natale

  1. Paolo Salvi ha detto:

    Splendido l’architrave di Ferrara, opera firmata da Niccolò, così ben organizzata sul piano spaziale.
    E molto interessante questo articolo che ripercorre, citandole, le sue opere principali, legandole ai più noti maestri della scultura romanica in Italia.

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