A Fidenza avviene la trasformazione: sulla facciata del Duomo cittadino l’epoca romanica si tace, e comincia a parlare il tempo gotico. Quanti siano in Europa i luoghi come questo, vere e propri “valichi” tra un’epoca artistica e l’altra, Fidenza è tra i più significativi: qui avviene, e resta scolpito, il mutare del tempi.
Non è una trasformazione di quantità: la cattedrale di Fidenza, è vero, è un florilegio di rilievi e storie scolpite, che evadono dai portali per provare a conquistare altri spazi; ma questo espandersi della scultura sulla facciata era già avvenuto, e in misura ben maggiore, in altre chiese: si pensi solo a Sant-Gilles, in Provenza, e a Notre Dame la Grande a Poitiers, ancor più ricche di Fidenza quanto a decorazione scolpita, ma ancora pienamente romaniche.
A trasformarsi, sulla facciata del Duomo di Fidenza, non è nemmeno la qualità dei rilievi e delle sculture, non molto differente da quella di tante chiese romaniche.

Il martirio di San Donnino e il successivo miracolo
A mutare radicalmente, invece, sono i soggetti: Fidenza infatti racconta sulla sua facciata storie nuove, che il tempo romanico mai avrebbe esposto in questo modo in così piena evidenza. Fidenza, con la sua facciata, racconta la storia di un uomo, san Donnino, patrono della città. Ne celebra le virtù, ne dipinge i tratti salienti. E dice di come fosse asceso ai massimi gradi nella corte dell’Imperatore Massimiano, di cui custodiva il tesoro e finanche la stessa corona. E dice infine di come Donnino infine, rifiutandosi di sacrificare al culto dell’Imperatore, scelse il martirio, di come fu decapitato e di come se ne andò portando sottobraccio la propria testa mozzata. La facciata di Fidenza, insomma, racconta vicende di vita personale – santa sì, ma terrena – viste e partecipate dalla comunità che fu testimone dei fatti, e ora raccontate ai cittadini delle Fidenza medievale.
Ecco l’”eresia” gotica: al Cristo in Gloria giudice del mondo, rappresentato in tanti portali romanici, si sostituisce la vicenda di un santo. E al posto della rappresentazione del tempo che, sotto forma di zodiaco, fa da corona al Giudizio finale in tanti portali romanici, a Fidenza troviamo invece la narrazione di fatti avvenuti, vergata nella pietra – siamo alla fine del XII secolo – dalle maestranza di formazione antelamica. Sulla facciata della chiesa non domina più l’attesa della fine e la promessa della Redenzione, ma improvvisamente trova spazio la vita che scorre: l’ascesa di un patrizio, poi santo e martirizzato, appunto, i suoi miracoli, e una città che a tutto questo assiste.
Ed ecco di chi è questa voce “eretica”: a parlare il nuovo linguaggio gotico, raccontando se stessa sulla facciata del Duomo, è la città di Fidenza. Che parla di sé, del suo santo protettore, di cose accadute qui e non altrove. Che si riconosce comunità, e che riconosce a se stessa, proprio confidando nel suo santo protettore, un possibile futuro. Il gotico è il linguaggio delle città: quando, come ha saputo fare Fidenza, cominciano a parlare, le città parlano gotico. In gotico, e non più in romanico, esprimono la propria identità, il proprio passato, le proprie ambizioni. E in gotico, perché il linguaggio romanico non lo avrebbe permesso, le città raccontano di una nuova speranza, di un nuovo possibile progresso civico, economico, sociale, concetti tutti non esprimibili e non espressi nel lessico romanico.
La trasformazione, la svolta tra il tempo fermo in attesa (l’età romanica) e il tempo che ricomincia a guardare avanti (l’età gotica) avviene, poco prima del Duecento, in tutte le città d’Europa: ma a Fidenza questo momento di metamorfosi, questa eresia che spacca e rinnova, è fotografata “in prima pagina” sulla facciata del Duomo.

Il ponte che crolla senza che nessuno si faccia male: uno dei miracoli di Donnino
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Before Chartres affronta il tema dei “grandi” portali del medioevo, e lo riassume, come in un viaggio – finalmente “su carta” – in un volumetto prezioso, dedicato ai suoi lettori più affezionati. Lo si trova qui: DIECI grandi PORTALI ROMANICI
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Nella vasta piana padana – la “Lombardia” medievale – dodici delle grandi chiese costruite nel tempo romanico competono in magnificenza, autorità e splendore. Before Chartres le osserva e ne descrive il cuore, in un nuovo delizioso volumetto: LE GRANDI “chiese di città” DELLA PADANIA ROMANICA.
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Venanzio Rosso (da Fb):
Andare in giro con la propria testa mozzata sottobraccio significa negare a tutti i costi l’evidenza: “a me non hanno fatto proprio gnente, tè” 🙂
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Anna Profumi (da Fb):
Una fase di aperta innovazione e trasgressione rispetto i canoni artistici precedenti. Erano un passo avanti questi fidentini!!
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Bhe, se uno riesce a fare tanto, può ben andare in giro a vantarsi. Ti pare?
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Nicola Nobili (da Fb):
Quella del santo martire che porta la sua testa mozzata dove vuole farsi seppellire è una leggenda molto diffusa nel Medioevo, dalla Penisola Italica alla Russia…
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Tiziana Zerlotti (da Fb):
visitato durante un breve percorso di Via Francigena…qualche anno fa…da ricordare…
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Marco Corrias (da FB):
È eresia, casomai, scrivere che il duomo di Fidenza sia gotico (non lo è assolutamente: é tardo romanico), quanto affermare che “sulla facciata del Duomo di Fidenza, non è nemmeno la qualità dei rilievi e delle sculture, non molto differente da quella di tante chiese romaniche.”…ehm…qui si parla di rilievi eseguiti da Benedetto Antelami e bottega!!! (Antelami il più grande scultore e architetto nell’ambito della nostra cultura a cavallo tra XII e XIII secolo..) e i rilievi del duomo di Fidenza sono perfino più evoluti, ricchi e maturi di quelli modenesi!
A proposito del San Donnino decapitato poi, è una storia antica e ricorrente, non certo un unicum: tra gli altri, anche Severino Boezio e numerosi santi francesi riflettono questa tradizione…la mancanza del Cristo giudice nella lunetta del portale centrale é dovuta SOLO al fatto per cui Antelami non poté concludere il lavoro in tempo…
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D’accordo su molte cose, Marco. Fidenza non è gotica, certo: se fosse gotica non ne parlerei in beforechartres.blog 🙂 L’Antelami è… un capolavoro, e la scultura antelamica, anche quella di Fidenza è splendida. Mai messo in dubbio. Però soffia nella scultura antelamica un vento che già non è romanico… e nel post appunto provo a spiegare in cosa consiste questo vento, secondo me. Sul fatto che l’Antelami avesse in mente di mettere un Cristo giudice in centro al portale, io dubito fortissimissimissimamente, ma molto fortissimissimissimamente. 🙂
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Come tutti i grandi Antelami è precursore dell’epoca che deve venire. Per questo posiamo senza offesa alcuna accennare al gotico.
La visione del mondo romanica sta per essere superata e chi è avanti, colui che realizza capolavori come l’Antelami, produce elementi innovativi. Tardo romanico che prelude alla visione di un mondo nuovo, gotico.
È solo dei grandi.
Perché il mondo non si ferma a Wiligelmo.
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Francesco Saverio Ferrara (da Fb):
Ma quanto è bella questa pagina?
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Silvia Trevale (da Fb):
Eresia? Semplicemente il mondo stava cambiando.
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Certo. Niente di “esecrabile”: ogni periodo ha il suo modo di fare arte. Non do nessun giudizio… Dico che a Fidenza, e in tanti altri luoghi ad un certo punto il mondo fa un salto, evidente, che si può e si deve saper vedere. In questo senso, e tra virgolette, parliamo di “eresia”.
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Luisa Dotti (da Fb):
Esterno strepitoso, facciata splendida; l’interno deludente, anche se la presenza del “mattone” rende l’atmosfera molto calda
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Condivido, Luisa. Un po’ come Modena, dove il mattone “fa medioevo”… un po’ Modena in piccolo. Ma la facciata è una chicca.
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E’ anche indubbio che si tratti di una provocazione, che Fidenza è pienamente romanica.
E’ interessante però notare che le raffigurazioni del santo prendano spazi nuovi, come ad affermare l’importanza dell’edificio e al contempo il suo Comune, che si sta progressivamente affermando sul piano politico.
Quanto al santo decapitato con la testa sotto il braccio, ricordo anche San Carpoforo di Como, con la stessa leggenda.
Zombie ante litteram.
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Gaetana Mazza (da Fb):
Bellissima analisi. Nel basso medioevo le città fecero a gara per avere un santo protettore. Era una questione di prestigio!
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Non solo prestigio, ma necessario segno di riconoscimento da parte del contado e nei confronti delle città confinanti.
Avere un santo, ancor meglio un proprio esclusivo e autoctono santo, era fondamentale per tale riconoscimento che assumeva così un valore politico.
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