Ma a pensarci bene, con tutto il suo mercato e le file e i selfie, Mont Saint-Michel è proprio ferma al medioevo profondo, e siamo noi a non comprenderlo, se ci aspettavamo altro, o se sognavamo altro.
Mont Saint-Michel è un’isola trasformata in una delle sette meraviglie del Medioevo, e questo lo sanno tutti. Tutti sanno di questo grande scoglio su cui dall’età carolingia si è andata a costruire un’abbazia, via via cresciuta e modificata, intorno alla quale nel tempo si sono arrampicate case, ostelli, strade e mura. Tutti riconoscono il profilo di quest’isola-villaggio, di questa piramide naturale riscolpita dall’uomo, come un formicaio sulla cui cima spicca la guglia lucente dell’abbazia. Le maree, che si alzano e si abbassano nella baia tutto intorno – siamo sulla costa, là dove la Normandia è quasi Bretagna – hanno contribuito a rendere famosissimo questo sito.

Le strade interne di Mont Saint-Michel in una giornata di normale afflusso
Ma se vedere Mont Saint-Michel da lontano, mentre ci si avvicina dall’entroterra, è uno spettacolo unico, poi, una volta arrivati, questo luogo da più di tre milioni di turisti l’anno sembra perdere molto del suo fascino, adattato e riorganizzato com’è a quella che oggi è la sua funzione prima: accogliere, gestire, convogliare, stupire, accontentare, far defluire questo flusso incessante di visitatori. E così, la piana di fronte alla magica isola è diventata un parcheggio da grande fiera americana e si è dotata di ristoranti, alberghi e strutture di servizio. La strada-ponte che collega la terraferma all’isolotto è tutto un via vai di navette, oltre che di visitatori e improbabili carrozze coi cavalli… E poi, quando metti il piede sull’isola, davvero entri in un alveare brulicante di umani, banchetti, souvenir, cartoline e guide, wurstel, birre e SevenUp. Cerchi di percorrere tra la calca il labirinto di viuzze fino ad arrivare in cima dove una processione infinita di turisti, senza né capo ne coda, attende di entrare nell’abbazia.
Una processione, sì. E allora pensaci. Ti sembra falsa, così, Mont Saint-Michel? Ti indispone, rovinata dalla folla e dalla modernità? Eppure, proprio questo è Medioevo. Ci accalchiamo attirati da un mito, proprio come le folle antiche. La processione di oggi è la stessa dei tempi dell’apogeo, perché Mont Saint-Michel – come tanti altri luoghi sacri medievali – è sempre stata una gigantesca calamita, di pellegrini, sbandati, fedeli, disperati. E il mercato che si fa nelle strade strette che salgono alla chiesa è lo stesso di un tempo, perché in ogni tempo dove c’è folla c’è anche chi vende, imbroglia, nutre, trasporta, ospita. Rassègnati: Mont Saint-Michel va vista così, e falso sarebbe vederla romanticamente vuota e romanticamente tua – come sognavi di fare prima di arrivare.

L’isola nel X secolo, secondo un’incisione
Sull’isolotto di Mont Saint-Michel, appena distaccato dalla costa – anzi, unito ad essa nella bassa marea e raggiungibile dalla spiaggia – il primo insediamento religioso risale secondo la tradizione all’VIII secolo.
Via via nel corso del Medioevo il monastero, attraverso cicliche crisi e cicliche riprese, crebbe continuamente in dimensione e notorietà. Un passaggio importante, poco prima del Mille, fu la rifondazione benedettina voluta dal duca Riccardo I, che aprì un lungo periodo di fioritura, mai interrotto fino alla Riforma protestante.
L’attuale abbazia ha una parte romanica – il corpo, compreso il transetto, presenta una bella articolazione, coperta però da un’inconsueta volta a botte in legno – a cui si sono sommate nei secoli aggiunte gotiche e posteriori, a cominciare dal presbiterio e dall’abside. La facciata è tristemente neoclassica. La guglia che, sorgendo sul torrione romanico, completa il profilo a piramide di tutta l’isola e delle strutture sovrapposte, è ottocentesca. Ampio e pieno di spazi visitabili l’insediamento monastico intorno all’abbazia; splendida la vista dal pertugio per la risalita della “teleferica”, usata dai monaci per far salire viveri e altri materiali dal piano della spiaggia.
Nota è la dedicazione della chiesa a San Michele, principe delle schiere celesti e delle altezze. Vasta è la letteratura che collega questo luogo di fede, proprio per il culto dell’Arcangelo, a tanti altri, da Monte Sant’Angelo sul Gargano alla Sacra di San Michele sui monti della Susa, a Sant-Michel d’Aiguilhe nella cittadina di Le Puy-en-Velay.
Bruna Stefanini (da Fb):
Ma veramente non ci tornerei volentieri visto il chiasso la folla gli spintoni, le file, i negozi di paccottiglia… e dire che ci sono stata 10 anni fa e so che le cose sono molto peggiorate. Peccato perché il luogo sarebbe sottolineo sarebbe magnifico
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Diego Sandrè (da Fb):
Ci sta…. anche se molto spesso disturba….. PS: provo sempre a fare visita di questi luoghi nelle prime ore di apertura… 😉
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Sergio Giovannetti (da Fb):
Giustissimo, come per le strade dei pellegrini, viste come ricerca di sé nella solitudine. Per l’anno santo del 300, se ben ricordo, sono confluiti a Roma ben 12 milioni di pellegrini
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Guido Angela (da Fb):
Anche nella sua superba sorella alpina, la Sacra di Sa Michele (TO), una volta che hai lasciato la macchina fuori dal complesso abbaziale, respiri un’aria che non è quella di oggi, ma di 1000 anni fa.
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Theresa De Franchi (da FB):
Io l’ho visitata in un pomeriggio di gennaio ero sola in tutta l’abbazia nella chiesa c’era un pettirosso veramente molto emozionante
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So che ci tornerò ma à reculons per via del turismo eccessivo che disturba la magia del luogo
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Paolo Salvi (da FB):
Ci sono stato due volte: nel 1991 in viaggio di nozsze in Bretagna e quest’anno viaggiando in Normandia (sta sul confine tra le regioni ed è stato a lungo contesa, ma è in Normandia)
E’ meravigliosa anche se sembra un po’ troppo San Marino.
D’altronde le meraviglie artistiche ed architettoniche non possono non essere cercate dalla moltitudine.
E tutti hanno il diritto di bearsi del bello.
Salvo rare eccezioni, come la Prieuré de Serrabone. 😉
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