C’è una chiesa a Roma – Santa Maria in Cosmedin – che è profondamente radicata nel tempo che l’edificò, il Medioevo romanico, per la caparbia volontà di due uomini: il primo la fece nascere, nell’Anno Domini 1123; il secondo la resuscitò a fine Ottocento, dandole una nuova giovinezza.

La basilica e il campanile
La storia di Santa Maria in Cosmedin comincia nella mente del camerarius Alfano, potentissimo amministratore dei beni pontifici, che la costruì nelle forme attuali, su edifici di culto precedenti. Siamo agli esordi del XII secolo, e Alfanus sembra voler dimostrare il potere di cui dispone proprio dispiegandolo nella costruzione di questa basilica. Formalmente, Santa Maria in Cosmedin non è la sua chiesa, poiché il cardinale titolare è un certo Stefano; eppure, sulla sedia vescovile, sulla “cattedra” marmorea posta al fondo dell’abside, sta scritto “ALFANUS FIERI TIBI FECIT VIRGO MARIA”. Così che il celebrante è potuto cambiare molte volte nei secoli, ma sempre si è dovuto sedere sul trono che Alfano aveva perennemente marcato con il suo nome.
Con questa caparbia volontà e con grande disponibilità economica, costruendo Santa Maria in Cosmedin il camerario Alfanus raddoppiò la lunghezza della chiesa precedente, e ci lasciò un tempio che riassume tutti i tratti caratteristici del romanico dell’Urbe: innanzitutto la decorazione cosmatesca del pavimento e degli arredi, con quei marmi policromi che da Roma conquisteranno tanta parte del Medioevo romanico e gotico; poi la spazialità ritmata e vigorosa, che però non si allontana mai troppo dall’equilibrio classico: mirabile il ritmo alternato tre colonne/un pilastro, che non ha funzione architettonica e risponde ad un puro desiderio di movimento; ancora, il nartece robusto davanti alla facciata, dove il fiero Alfanus, al termine dei suoi giorni, si farà seppellire; e infine il campanile – poco più tardo della chiesa, e comunque riferibile al XII secolo – con la diffusissima struttura a piani marcati, che insieme ai decori cosmateschi è forse il tratto distintivo più evidente del romanico della Capitale e del Lazio.

La navata, con il ritmo alternato dei sostegni, tipico del romanico di ispirazione classica
Caparbio fu anche l’altro “padre” della nostra basilica, e cioè Giovanni Battista Giovenale. Architetto e “conservatore”, negli ultimissimi anni del XIX secolo si assunse il restauro di Santa Maria in Cosmedin e, deciso a restituire alla città questo gioiello medievale così com’era stato edificato, la spogliò di tutto quanto le era stato “costruito addosso” in otto secoli. Per restituire la verginità romanica alla basilica, il Giovenale non esitò ad abbatterne la pur pregievole facciata settecentesca, ripristinando al suo posto l’antico nartece; e all’interno eliminò le volte barocche, scoprendo sotto di esse i resti del ciclo affrescato che, pur parziali, nobilitano ancor oggi la chiesa restituita.
Qualcuno, tra gli studiosi, dice che esagerò: “Oggi un intervento del genere – scrive Serena Romano – così radicale e anzi violento nella scelta di un periodo storico da privilegiare su un altro, non sarebbe più pensabile, nell’ottica di un diverso rispetto per tutte le fasi creative della storia”. Sarà… ma non è da escludere che il conservatore Giovenale abbia semplicemente voluto rispondere all’appello pressante del camerarius: seduto in fondo al presbiterio, sulla sua cattedra, Alfanus vegliava sulla sua basilica. E aspettava da tempo un uomo che lo pareggiasse in determinazione, e con determinazione gliela restituisse com’era.

La “cattedra” di Alfanus in Santa Maria in Cosmedin
Ormai certo siamo abituati alla ricostituita (e in parte finta) basilica medievale, ma l’intervento del Giovenale ha creato davvero un monstrum: le foto della vecchia chiesa sono di un fascino unico… E la facciata (chissà dove si trova ora…) un capolavoro dimenticato. Leggere da qualche parte che la fontana barocca stona davanti ad una così preziosa facciata medievale fa venire i brividi (e lo dice un medievalista)…. Ma santa Maria in Cosmedin riesce ad essere affascinante anche così!
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Margherita Sbardella (da Fb):
Bellissima grazie della spiegazione buona serata
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Stefano Nicastri (da Fb):
Se l’intervento restauro fu fatto su solide basi scientifiche, ben venga il ripristino coraggioso dell’impianto originario. Anche se oggi sarebbe stato impossibile…
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Marina Apolito (da Fb):
La chiesa è gestita da monaci ortodossi, si respira un’aria antica come in nessuna altra chiesa romana secondo me.
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Dina Gatta (da Fb):
Grazie alla caparbietà e alla visione di due uomini , così distanti nel tempo , possiamo godere di una tra le più belle Chiese romaniche
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History of Santa Maria in Cosmedin before Alfanus:
http://penelope.uchicago.edu/Thayer/I/Gazetteer/Places/Europe/Italy/Lazio/Roma/Rome/churches/_Texts/Armellini/ARMCHI*/2/Ripa.html#S.Maria_in_Cosmedin
https://en.wikipedia.org/wiki/Santa_Maria_in_Cosmedin
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