San Zeno, il romanico in lingua italica

La grande basilica di San Zeno è forse il più bell’esempio del romanico riletto… secondo la traduzione italiana. Qui a Verona non possono esserci dubbi: anche uno stile architettonico prepotente come il romanico, assoluto e fiero, si inchina e si sottomette, al di qua delle Alpi, al gusto tutto italiano per il bello e alla potente suggestione dell’arte antica, di cui l’Italia è ricchissima. San Zeno è quindi di certo romanica; e però è anche una splendida realizzazione architettonica in cui generazioni successive di artisti hanno dato ciascuna il proprio contributo, riuscendo a fonderlo all’opera altrui, in un milieu che non prescinde – come invece può accedere nel romanico continentale – dall’eterna lezione della classicità.

La facciata

In San Zeno – che costituisce, lo ripetiamo, il perfetto archetipo di quanto accade molte volte in Italia – coesistono in questo modo lo spirito e l’arte di epoche differenti. Peraltro, la storia della basilica è lunga e complessa: una prima chiesa esisteva nei secoli del cristianesimo primitivo, sorta forse sulla tomba del santo; nell’epoca carolingia si consolidano nell’area il potere e le strutture dell’abbazia benedettina che ebbe San Zeno come cuore e che sarà tra le più autorevoli dell’alta Italia; nell’XI secolo si decide la costruzione di una nuova grande basilica, ma poi il terremoto del 1117 provoca seri danni al cantiere, e insieme a tanta parte delle circostanti costruzioni monastiche; si ricomincia così, da quell’evento distruttivo, e in vent’anni si edifica quella che è la San Zeno attuale, che ha come data di completamento il 1138. E però gli studiosi sono divisi: per alcuni la facciata, e anzi tutta la parte occidentale della chiesa, vengono completate nei decenni successivi: vi coesistono elementi del pieno tempo romanico, quali il portone, con le brune bellissime formelle, e il protiro e i rilievi del portale, attribuiti a Niccolò e al suo allievo Guglielmo; ma elementi posteriori non mancano né in questa parte bassa della facciata, né più su, dove troneggia il rosone firmato da Brioloto, e quindi duecentesco; e ci si chiede se sia un aggiunta alla facciata romanica, o se tutta la facciata viene completata nel XIII secolo.

Il portale scolpito da Nicolò e da Guglielmo, e il protiro
La navata

E all’interno? L’impianto, con la navata centrale affiancata da pilastri compositi alternati a colonne, è romanico puro. Poi lo sguardo sale verso l’alto, e scorge un notevolissimo soffitto a carena di nave, tipica opera veneta del Trecento, che definire gotica è quasi un’eresia e però non è certamente la copertura della chiesa edificata dopo il sisma del 1117. E ancora: il gioco dei sostegni, e i capitelli nella vasta chiesa sono romanico puro, e romanico puro è il presbiterio rialzato sopra la cripta; poi però lo sguardo oltrepassa il presbitero, e incontra l’arco trionfale a sesto acuto, e l’abside che – questa sì – è pienamente gotica. E infine è romanico puro l’utilizzo dei marmi e il salire della parete della navata; ma l’interno di San Zeno ha un lindore e un profumo di nuovo e di perfetto che quasi dispiace ai cultori del romanico, e che ci trasporta invece al linguaggio puro e geometrico del primo rinascimento. Il polittico del Mantegna che costituisce il centro dell’area presbiteriale, così, non può sentirsi affatto fuori luogo.

E insomma davvero in San Zeno il seme è romanico, e gran parte dell’opera sale al cielo romanica. Poi però la chiesa stessa sa assorbire come ulteriore ricchezza ciò che le deriva dal tempo lungo e nuovo, durante il quale divenne il simbolo della stessa Verona. Proclama in facciata, con il suo prodigioso portale, l’epoca e gli artisti che la concepirono; ma accetta di essere bella anche dell’arte senza tempo della sua Verona. La grande basilica – perfetto esempio dell’arte italiana – sublima le sue origini legate ad uno stile preciso facendosi arte civica. Questa fusione dei destini comuni della chiesa madre e della città trova perfetta raffigurazione nella scena scolpita sopra il portale: nella lunetta dai colori tenui il patrono san Zeno è al centro, ma quasi al servizio della Verona del primo orgoglio comunale, che sfilando intorno a lui con bandiere, destrieri e alabarde, assume ormai – rompendo i confini stabiliti dalla iconografia romanica – il ruolo di protagonista.

La lunetta del portale

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5 pensieri su “San Zeno, il romanico in lingua italica

  1. Giulio Giuliani ha detto:

    Paolo Salvi (da Fb):
    È la chiesa più importante di Verona, sul piano architettonico e devozionale. Se ne sta appartata ai margini del centro storico, ormai pienamente inglobata con una piazza poco piazza antistante, un enorme piazzale con le quinte architettoniche un po’ rade, basse, per darle quel senso, necessario, di raccoglimento anche esteriore. Così maestoso è l’interno, maestoso e lindo, lineare e organico, pur essendo composto da elementi di impronta differente. Eppure organico, unitario. Quindi sublime.

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  2. Giulio Giuliani ha detto:

    Aldo Valentini (da Fb):
    Nel vederla ho provato le sensazioni che forse ritrovo nelle tue considerazioni, dapprima un qualcosa che inquina la purezza di uno stile quasi si volesse vedere solo quello stile, poi l’armonia dell’ insieme ti prende, un po’ come nella cattedrale di Ancona.

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