Sembrava una gran bella notizia: “Ritrovata la testa di Baldassarre sul portale della cattedrale di Bitonto”. E così – pensa che bello! – nell’architrave romanica anche il re mago decapitato avrebbe potuto finalmente tornare ad inchinarsi davanti al Bambino e a Maria, per consegnare il suo dono. La testa “fu staccata da una pallonata – spiega l’articolo di bitontoviva.it – decine d’anni fa, e poi andò perduta: ora tornerà al suo posto grazie all’impegno del professor Pice e Graziano Lisi”. E però poi scopri – delusione! – che la testa ritrovata è quella realizzata e aggiunta dai restauratori a fine Ottocento; e che si tratta di un volto – le immagini dello stesso sito lo certificano – scolpito secondo il gusto del XIX secolo.

E allora è bene che la testa ottocentesca resti dov’è – né risulta che al ritrovamento, avvenuto nel 2020, sia seguita alcuna ricollocazione – e quasi vien da dire che il monello “cecchino”, con la sua pallonata, ha fatto giustizia a modo suo di un intervento improvvido.
Il portale centrale della basilica di Bitonto, peraltro, ha molti pregi, ma non quello della raffinatezza del modellato: e così un volto moderno stonerebbe ancor di più, in mezzo ai tanti che, tutti con uno sguardo simile e poco espressivo, si rivolgono tutti a guardare verso chi osserva. Lo fanno, nell’architrave, l’angelo e la Madonna dell’Annunciazione, in un dialogo che proprio non avviene; si ignorano a vicenda Elisabetta e Maria, mentre si incontrano nella Visitazione; e di nuovo, al centro dell’architrave, la Vergine non guarda i Magi che portano i doni, e i Magi non guardano il Bambino sulle ginocchia della Madre; allo stesso modo nella presentazione al tempio, ultima scena dell’architrave, le figure scolpite si rivolgono tutte verso l’esterno. E’ come se l’autore dei rilievi non trovasse sufficienti le iscrizioni didascaliche con cui ha presentato ogni suo personaggio, e a tutti chiedesse di “guardare in camera” per farsi riconoscere con precisione dai fedeli.
Sopra l’architrave con le storie in cui la Vergine è ritratta in alcuni dei momenti più significativi del suo essere Madre del Signore, la lunetta del portale ospita una notevole rappresentazione dell’anàstasis, del momento in cui, cioè, tra la propria morte e la propria risurrezione, Cristo scende agli inferi e va a trarre dal fuoco eterno i progenitori e i giusti morti prima della Redenzione: mentre nella sinistra tiene una croce a due braccia, tipicamente orientale, con la destra risolleva e conduce con sé Adamo, a cui si aggrappa Eva, seguita dal giovane Set, il terzo dei loro figli; dall’altra parte della croce Davide coronato suona la cetra, e dietro a lui vanno verso il Cristo Giovanni il Battista e Salomone, anch’egli con le insegna regali. Si diceva di queste figure tutte volte verso chi osserva, incapaci di vera interazione reciproca; ma un altro segno della semplicità del racconto, che si potrebbe definire quasi primitivo, è il modo in cui tutte le figure flettono le ginocchia e alcune addirittura si incurvano per adattarsi allo spazio, come accade nelle opere romaniche in cui l’intento didascalico è più forte della libertà di ispirazione.
Anche nella lunetta del portale di San Rufino, ad Assisi, che spesso è associato a questo di Bitonto, le figure si incurvano goffamente nello spazio: e qui come ad Assisi le incertezze nella rappresentazione delle grandi figure vengono compensate dalla grandissima qualità delle decorazioni in ogni altra parte del portale. “Secondo la migliore tradizione pugliese – scrive Pina Belli D’Elia – i lapicidi danno il meglio di sé nella resa di motivi aniconici, fogliami, tralci, fiori, e al massimo nella evocazione di una fauna favolosa e irreale (…). Molto meno a loro agio si mostrano invece di fronte alle figure umane che non amano rappresentare e raffigurano con sforzo”. E anche qui come ad Assisi questo fiorire di infiniti girali, e di animali avvolti, e di uccelli, di sirene, di scimmie e di fiori, si estende con continuità, assenti veri e propri capitelli, dalla base dei pilastri fin su negli archivolti che avvolgono la lunetta. E forse solo un altro portale, quello di San Leonardo “in Lama Volara”, può essere accostato ai due che stiamo osservando per la raffinatezza del modellato e l’eleganza complessiva: Siponto così risponde a Bitonto, e la Puglia romanica mostra il meglio della propria arte romanica, priva forse di genio e di coraggio, ma piena di quel fascino e di quelle suggestioni che provengono contemporaneamente dal nord Europa e dall’Oriente, e qui si fondono in un prodotto di grande eleganza.
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La cattedrale di Bitonto, dedicata a Santa Maria e a San Valentino, è una delle più belle realizzazioni del romanico di Puglia: con le basiliche di Bari, Trani e Ruvo traccia la linea delle grandi basiliche a tre navate, in stile quasi lombardo, dentro il più vasto panorama del romanico della regione che conosce anche altre linee di sviluppo (si veda in proposito che cosa accade a Valenzano e a Molfetta). La chiesa di Bitonto ha una cronologia discussa, ma se seguiamo l’opinione della Belli D’Elia è stata “strutturata nell’impianto generale e decorata internamente entro il XII secolo, secondo il modello nicolaiano”, cioè ispirata al modello della chiesa di San Nicola a Bari. Il portale, insieme al resto della decorazione esterna, e al un magnifico ambone interno realizzato e firmato dal maestro Nicholaus, va attribuito alla fine del XII secolo o ai primi decenni del XIII.
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Quello di Bitonto è un portale bellissimo, ma “minore”. Before Chartres affronta invece il tema dei “grandi” portali del medioevo, e lo riassume, come in un viaggio – finalmente “su carta” – in un volumetto prezioso, dedicato ai suoi lettori più affezionati. Lo si trova qui: DIECI grandi PORTALI ROMANICI.
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Lucia Germani (da Fb):
Credo che la datazione proposta dalla professoressa Belli D’Elia sia quella corretta. Si trovano le sue considerazioni nel volume sulla Puglia nell’Italia Romanica delle edizioni Jaca Book.
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Ed è proprio da quel volume, nella edizione della collana “vecchia” dedicata al romanico, che Before Chartres ha tratto le tesi attribuite alla studiosa.
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Spettacolare questo portale che così bene descrivi, con queste figure modellate quasi a tutto tondo, quasi compresse tra architrave e lunetta. Il romanico delle Puglie è uno dei più ricchi e pregevoli d’Italia ed intorno a Bari abbiamo una moltitudine di chiese romaniche che costituiscono dei veri e propri capolavori architettonici e scultorei.
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Nicola Milella (da Fb):
Che la testa realizzata fine 800 ritorni al suo posto anche se non è quello originale non credo che sia un grosso problema del resto non so se è conosciuta questa notizia il capitello di destra posso sulla colonna del leone stiloforo è una copia di quella originale, il capitello originale è conservato o era conservato fino a qualche anno fa all’interno del museo diocesano.
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Renata Molinaro (da Fb):
Complimenti davvero. Sempre molto interessanti le descrizioni di chiese romaniche che io amo moltissimo.
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Luigi Baldasarre (da Fb):
Un portale magnifico, eccezionale anche per il suo significato simbolico. I pellegrini in viaggio lungo la via Traiana, passando accanto alla Cattedrale potevano immedesimarsi nel viaggio compiuto dai Magi verso la Terra Santa… Il viaggio del credente verso la Salvezza. L’essenza del Medioevo.
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Aldo Valentini (da Fb):
Bellissimo portale ben descritto, altre volte però mi capitò di notare i personaggi rivolti ai fedeli anziché tra loro. Se la pallonata ha fatto giustizia della testa posticcia è comunque riprovevole che venga consentito o non sanzionato il gioco del pallone sui sagrati, ma qui si aprirebbe un altro discorso, quello dello spazio GRATUITO per lo sport dei giovani….
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Sulla cattedrale di Taranto nessuno ci dice qualcosa? E’ vero che è la più antica di Puglia?
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È molto antica, sì, come lascia intuire il suo interno. Poi sono evidenti gli interventi successivi, che hanno riguardato molte parti dell’interno, e soprattutto la facciata, ora completamente e coerentemente barocca.
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