Davanti a San Marco, alla basilica d’oro, hai solo due vie: puoi definirla un mirabile unicum, una perla senza paragoni, speciale com’è speciale Venezia, tutta figlia di Bisanzio; oppure puoi dire che anche lei, anche San Marco, è una chiesa romanica. Ma se scegli questa seconda opzione devi almeno provare a motivare la tua affermazione, e devi almeno provare a spiegare in che cosa sono romanici questa facciata, questa pianta e questo interno, che sembrano nascere fuori da ogni tempo e da ogni regola.

San Marco vista dalla Piazza
Cominciamo guardando la basilica dalla Piazza. E per provare a ricondurre la facciata a qualcosa che abbia almeno una parvenza di medievale, togliamole le sei edicole a pennacchio, che che completano, in alto, come campaniletti. E togliamole anche quelle cinque coroncine “a fiamma” che, come “crestine” in pizzo inamidato da infermiera o cameriera, sovrastano in alto i cinque frontoni tondi. E infine, spogliamola dei marmi che la rivestono. Una volta eliminata queste aggiunte, gotiche, ci resterà la basilica com’era in origine, nei secoli romanici. Se con il solo sforzo della fantasia non riusciamo a compiere questa opera di pulizia e di restituzione, possiamo farci aiutare dalla basilica stessa, la quale ci mostra, in un mosaico che sta proprio in facciata, sopra uno dei portali a sinistra, un’istantanea di com’era in gioventù.

La basilica “antica” nel mosaico in facciata
Proprio in questo autoritratto, in questo racconto che la Basilica fa di sé stessa, ritroviamo la San Marco dell’XI-XII secolo. Da qui poi gli studiosi hanno elaborato anche ipotesi grafiche ulteriori, che danno l’idea di com’era, a quei tempi, la facciata, prima dei mosaici, prima dei marmi, prima dei ghirigori gotici. Era romanica, quella facciata tutta in pietra? proviamo a dire di sì, anche se è molto molto difficile trovare, nei secoli “before Chartres”, un profilo, un esterno che possa essere avvicinato a quello della basilica marciana così restituita alle origini. Se si esclude forse la sola Saint-Front a Périgueux, in Francia: ma su questo torneremo.

restituzione della facciata di San Marco nell’epoca romanica
Valutiamo l’interno di San Marco, ora. Che è particolare, coperto com’è da cinque cupole disposte a croce. E’ quasi unico, questo interno. E lo è perché è trasformato dalla profusione di mosaici d’oro, i quali finiscono per smaterializzare la struttura, per far dimenticare le murature che pure ci devono essere, sotto il velo di tessere sfavillanti e sotto ogni metro quadro dell’infinito racconto musivo. E’ proprio l’oro, spalmato come sfondo ad ogni scena, l’elemento che rende la basilica diversa da ogni altra chiesa: questa pellicola splendente di giallo si stende ad uniformare le volte e le cupole, smussa gli angoli, trasforma le pareti in materia fluida; non un solo passaggio è segnato, non un confine tra una zona e l’altra; non un bordo o un perimetro sono evidenziati, in questo vastissima tela ondulata e stesa a coprire la basilica; e tutto gradualmente scivola tra una cupola e le vele sottostanti, tra la parete delle navate e la volta. Intorno a noi e sopra di noi non c’è più un’architettura, ma un cielo d’oro in cui, come sogni, si stendono le scene narrate dai mosaicisti.

San Marco, l’interno
Anche se così destrutturato, l’interno è sicuramente quello del tempo romanico, tale e quale. Lo vediamo come lo vedevano i Veneziani del XII secolo, fatte salve alcune zone e alcune scene musive, rifatte in epoca posteriore. Possiamo dirlo “romanico”, questo interno? E’ lecito rispondere di sì, se appunto riusciamo a vederne, dietro all’oro bizantino, anche la costruzione architettonica. La quale certamente è molto influenzata dalla lezione orientale, ma trova precisi collegamenti – ripetiamo: se non fosse per quella patina dorata che tutto avvolge – in un’intera famiglia di chiese romaniche: sono infatti coperte da cupole susseguenti anche Notre-Dame a Le-Puy, le chiese di Saint-Ilaire a Poitiers e di Saint-Pierre ad Angoulême, l’Abbaye aux Dames a Saintes e l’abbazia di Fontevraud, e ancora San Corrado a Molfetta e San Cataldo a Palermo… Di nuovo, però: se c’è in giro per l’Europa una chiesa “romanica” la cui struttura interna somigli a quella di San Marco, questa è ancora Saint-Front a Périgueux: anch’essa coperta con cinque cupole a croce, Sant-Front richiama la basilica veneziana, decisamente, per la pianta, incredibilmente simile; ma i collegamenti sono stretti anche quanto alla costruzione interna, ai possenti pilastri che reggono le cupole e il resto della copertura, e perfino quanto ai grandi finestroni triplici, molto evidenti a Périgueux, e presenti anche a Venezia.
Alla Basilica di San Marco poco importa di avere una sorella lontana; credo che anzi nemmeno lo sappia. Eppure Saint-Front è un po’ il suo lasciapassare per il circolo delle chiese romaniche: al buttafuori che le guarda entrambe con sospetto, e che di certo non farebbe entrare la basilica veneziana, Sant-Front sembra sussurrare parole rassicuranti: “Vai tranquillo: la mia amica qui – spiega – stasera ci è andata pesante con il trucco; ma è solo apparenza: sotto sotto è come tutte noi”. E cioè pietre, coperture, volte, sostegni, muratura, pesi e forze. Cioè romanico.

Sant-Front a Périgueux, il lato
Ottavio Olgiati (da Fb):
In fondo, per puro campanilismo, non si vuole ancora accettare che il Romanico sia riconosciuto come il Bizantino d’Occidente, latinizzato e germanizzato. Dall’Armenia alla Spagna tutta l’Arte medievale proviene da Costantinopoli.
La parola ”Romanico” fu introdotta dagli storici d’Oltralpe dell’Ottocento per dividere il romanico dal gotico. Quindi risente della mentalità divisiva e nazionalistica dello storicismo romantico. Oggi è forse possibile una narrazione unitiva che, dopo il Paleocristiano consideri esistente uno stile ”Cristiano” comune e transnazionale, fondato sulla tradizione artistica Romanogreca, ma cristianizzata da subito nelle due parlate del Mediterraneo, una Orientale e una Occidentale, una greco-siriaca e una latino-germanica. Fintanto che, nelle celebrazioni liturgiche, il rito cristiano latino non si distinguerà da quello bizantino, l’Architettura religiosa e la grande decorazione tradurranno modelli ricevuti dal centro artistico cristiano più colto e raffinato: Bisanzio. La superiorità di Bisanzio si imponeva anche al nascente mondo Islamico.
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Secondo me sia il Romanico che lo stile Bizantino derivano dalla comune radice romana e si sono influenzati e vicenda, ma sono comunque “sfere” artistiche distinte.
Poi non direi che “tutta l’Arte medievale proviene da Costantinopoli”, perchè sia in Occidente,sia nell’area del Caucaso si sono sviluppate soluzioni originali che a Costantinpoli non esistono, sia in campo strutturale sia in campo decorativo.
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Daniela Veronesi (da Fb):
Più che romanica è romana, è esemplata sui Santi Apostoli di Costantinopoli e la sua gemella è la basilica Ambrosiana di San Nazaro o basilica apostolorum
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Una gemella non esclude l’altra 🙂 … Ma San Nazaro non ha pilastri. Saint-Front è più gemella ancora.
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Daniela Veronesi (da Fb):
Li ha perduti nel riarrangiamento romanico, posterei la pianta ma non posso.
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Non contesto la derivazione e il collegamento, con l’antica San Nazaro. Però si cercava, insieme, un collegamento tra la San Marco medievale e il mondo romanico, il percorso romanico. Una gemella, non una zia 🙂 … E tra le chiese romaniche, quanto a struttura architettonica, Saint-Front somiglia in modo impressionante a San Marco.
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Daniela Veronesi (da Fb): Before Chartres mi piacciono tutte queste parentele 😊
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Manuel Marchioro (da Fb):
Sui lati della chiesa, in alto, è ancora visibile la vecchia facciata romanica in mattoni. Soprattutto sul lato del Palazzo Ducale (basta guardare i tetrarchi e alzare lo sguardo…)😉
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Già… Queste parti in pietra viva rossa sembrano a prima vista una parte “minore” rispetto allo splendore della facciata rivestita… E invece… 🙂
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Gilberto Simon (da Fb):
Credo che San Marco in ogni modo rappresenti una testimonianza stilistica di epoche diverse ugualmente affascinanti per di più all’interno di un contesto gotico-rinascimentale.
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Però i mosaici, all’interno, sono un’opera vasta e strepitosa, e in quest’opera – a parte i rifacimenti posteriori – è tutto… before Chartres, cioè pre-gotico.
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Gabriele Paglia (da Fb):
Beh, in realtà basta osservare l’angolo della basilica rimasto ancora originale, ante crociata del 1204, e visibile dal cortile interno di Palazzo Ducale, dando le spalle al bacino di San Marco e ai finestroni del Maggior Consiglio, e guardando verso l’Arco Foscari…
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Aiuta, sì. Non direi che basta 🙂 , Gabriele… Specialmente per chi della Basilica ha un’immagine “da cartolina”, non è semplicissimo intuire la San Marco di un tempo.
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Daniela Veronesi (da Fb):
La basilica ha una storia interessante e complessa. Come tu hai detto nei commenti del blog è esemplata sulla pianta dei SantI Apostoli di Costantinopoli, basilica voluta e costruita da Costantino che lì volle essere sepolto, che non esiste più, distrutta da Maometto II al momento della conquista (maggio 1453). Resistono appunto San Marco e San Nazaro (la basilica ambrosiana milanese dedicata agli Apostoli). La basilica marciana che conosciamo è la terza, la prima venne costruita dopo il furto delle reliquie di San Marco avvenuto ad Alessandria d’Egitto (828) per mano dei due mercanti Rustico da Torcello e Buono da Malamocco, furto ricordato dal mosaico sopra la porta zen della basilica. San Marco pare fosse approdato ad Aquileia e da lì avesse iniziato l’evangelizzazione delle Venezie, motivo della ricerca e protezione delle reliquie dell’evangelista. Poi venne la quarta crociata che con alla guida il doge Enrico Dandolo, anziano e mezzo cieco, ma con un carattere indomito, saccheggiò Costantinopoli portando a Venezia marmi preziosi e opere d’arte a profusione che ancora adornano San Marco e non solo, e molte case patrizie. L’ultima fase fu l’innalzamento delle cupole a voler imitare l’arte mamelucca. Oggi ai nostri occhi si presenta uno scrigno di storia e bellezza che il mondo giustamente ci invidia, abbiamo la responsabilità di tramandarla alle generazioni future, pensiamoci
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Amaryllis InSilvis (da Fb):
Gli architetti di San Marco guardavano a Costantinopoli, alla Basilica dei Dodici Apostoli, che non abbiamo più (ci sono fonti che lo scrivono a chiare lettere) e forse a quella di San Giovanni Evangelista a Efeso (che vediamo), con cui ha in comune anche il modo di disporre i mattoni nella facciata che definite “romanica” e non solo (lo ha provato lo scavo novecentesco sotto la colonna dell’angolo sinistro della facciata).
Il vero collegamento da stabilire, per quanto mi riguarda, è questo. Poi nulla toglie che possiamo aiutarci, nell’immaginare la basilica contariniana nell’XI secolo, con qualche basilica coeva.
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I riferimenti a cui si ispira la basilica “civica” della Serenissima stanno ad Oriente, non c’è alcun dubbio. E però, poiché le grandi architetture non nascono “esenti” dal contesto e dal periodo, ci si deve chiedere anche che cosa hanno dato a San Marco il contesto e il periodo. Per questo è importante sapere quali sono i modelli, ma anche scoprire parallelismi inattesi, che mostrano una reinterpretazione simile dei modelli “antichi”.
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Amaryllis InSilvis (da Fb):
Certo. Senza dubbio. Tant’è che nella stessa San Marco abbiamo opere musive di atelier che hanno dato vita a prodotti molto “bizantini” nella zona del catino absidale e molto più “latini” altrove… ma per me il contesto privilegiato con cui confrontare san Marco resta la zona alto- adriatica (Aquileia, Grado, Pomposa, Ravenna). Trovo che la pianta quiconce non sia elemento sufficiente per definirla “amica” della basilica di P.
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Credo che abbiate dimenticato di confrontarne la facciata col Palazzo di Teodorico a Ravenna: i riferimenti sono espliciti.
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Eugenio Vajna de Pava (da Fb):
Articolo interessante: peccato che alla fine emotivamente io non riesca a trangugiare l’ibrido romanico/bizantino di San Marco…
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Non capisco perchè ostinarsi a farla riantrare forzatamente nello stile romanico.
San Marco ha chairamente una pianta e un alzato di ispirazione “Bizantina”, basati sul modello della scomparsa chiesa dei Santi Apostoli a Costantinopoli, mentre di propriamente romanico ha poco o nulla.
Non è nemmeno un esempio di struttura orientale filtrata attraverso i canoni occidentali come la cattedrale di Perigueux (della quale San Marco non è “sorella” ma forse il modello).
E’ proprio un edificio bizantino, come avremmo potuto vederne a Costantinpoli, nei Balcani o nella Rus’ di Kiev.
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Perché “farla rientrare nello stile romanico”? Beh, perché è la chiesa di una città europea del tempo romanico, dove esistono altre chiese “romaniche”… Sta nei libri sul romanico a Venezia e nel Veneto, e di certo non ce l’ha messa Before Chartres. Poi certamente ha caratteri peculiari e originali, la Basilica di San Marco; ma insomma, si può vedere molto o poco o nulla, di romanico in ogni chiesa: di certo, per non dire cose così, ideologiche, bisogna aver voglia di guardarla.
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Mi sembrano argomenti molto deboli sinceramente.
Il punto è che San Marco rappresenta un’eccezione nella stessa Venezia e nel Veneto.
In altri edifici dell’area i caratteri orientali sono diluiti e rielaborati, ma nel San Marco si presentano in forma quasi pura.
Gli “stili” architettonici sono delle convenzioni applicate a posteriori per tentare di dare un ordine a ciò che ci è giunto dal passato e per tentare di classificarlo.
Già di per sé il concetto di romanico è molto eterogneneo e sfumato, soprattutto nei territori di confine di quella che all’epoca era l’Europa Latina, ma è necessario mettere qualche paletto per capire di cosa si sta parlando.
Se accettiamo di classificare San Marco come edifico Romanico, allora possiamo far rientrare nel romanico tutta l’architettura medievale dell’Europa Orientale e del Vicino Oriente.
In fondo parliamo comunque di architetture post-romane del bacino Mediterraneo, che hanno moltissimi elenti di base in comune, ma se vogliamo continuare a dare un senso al concetto di romanico dobbiamo fare delle distinzioni.
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Ed è quello che fa Before Chartres, da sempre: dare un senso al concetto di romanico, approfondire le origini e lo sviluppo di questo stile, capirne la peculiarità, i limiti e anche le derive. Before Chartres non generalizza e non banalizza, e si è spinto a valutazioni forti – ad esempio evidenziando come moltissime chiese italiane del tempo romanico, anche totem come Gropina o molte chiese toscane, per la loro copertura a capriate si possono dire “romaniche” a fatica, con le dovute distinzioni -. Quindi sì, non parliamo a vanvera, e sì, apriamo bene gli occhi; ed è proprio quello che abbiamo fatto anche su San Marco: una valutazione serrata, che può non essere condivisa, ma non può essere giudicata banale o semplicistica.
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Non penso che parlate a vanvera, ma non condivido le vostre argomentazioni in questo caso.
Se voi stessi pensate che certe chiese toscane rientrino a fatica nei “canoni” del romanico, non vedo perchè dovrebbe rientrarci San Marco, che nel complesso appartiene chiaramente ad un’altra cultura architettonica, pur avendo qualche elemento romanico.
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Eh, proprio quello che ci si chiede nell’articolo, dando le risposte che parevano corrette e motivate.
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E non è solo una questione di rivestimenti e decorazioni, ma anche di struttura.
Basta andare avedere cosa costruivano i bizantini in quel periodo per capire quali sono le vere “parenti” prossime della basilica veneziana.
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