Tre persone anziane stanno sedute proprio sotto i canecillos, con le sedie appoggiate al muro dell’abside, a parlare di chissà che cosa, e a guardare chi passa nel vicolo stretto che gira dietro la chiesa di Santa Maria. Da quando siamo arrivati ad Uncastillo, avrò fatto su e giù davanti al loro filòs, alla loro chiacchierata serale, almeno venti volte, il cellulare in mano e addosso l’ansia di perdere le ultime ore di luce buona. E avrò scattato almeno duecento fotografie, in più riprese.
Ho dedicato mezz’ora, o forse più, al bellissimo portale, sul lato della chiesa; ma presto mi sono spostato qui, dove la parete esterna della muratura s’incurva e forma l’abside; ed ho camminato con lo sguardo fisso al punto di incontro tra muro e coperture: è lassù che si mostrano, uno dopo l’altro, i canecillos, cioè gli spettacolari modiglioni che il “maestro di Uncastillo” ha voluto scolpire con fine dovizia anche se posti là dove lo sguardo non arriva in prima battuta. Ne cercavo uno in particolare, quello che rappresenta l’amplesso pericoloso del monaco e della ragazza, e ne ho trovati altri altrettanto belli: i canecillos di Santa Maria, infatti, sono 18 in tutto, e una decina, insieme a quello citato, costituiscono una delle più belle serie di sculture romaniche dell’Aragona.
Sopporteranno, allora, i tre anziani di Uncastillo, che anch’io, come chissà quanti altri avranno fatto, disturbi la loro serata scattando foto alle mensole scolpite. E ancor meno saranno infastidite dalle mie foto le rondini, che proprio addosso a queste mensole così belle hanno costruito i loro nidi, e che da quei nidi non cessano di arrivare e ripartire. Ma il tramonto si avvicina, ed è tempo ormai di riguardare le foto che sono riuscito a scattare. Cominciando da quella del canecillo del burlone, che seduto là in cima si beffa di chi lo guarda dal basso, e con le mani allarga la propria bocca in un volgare sberleffo; poco più avanti la mensola successiva sembra riproporre un altro sfottò, questa volta rappresentato da una grande testa con occhi e bocca spalancati. Siamo ancora, forse, nella tradizione di certe metope romaniche beffarde… o forse invece questi rilievi rappresentano attori che intrattengono il pubblico?





Poi comincia la danza. Si susseguono le foto, infatti, di due splendidi suonatori: uno con le gambe accavallate si dà da fare con la sua “viella”, il violino di allora; gli risponde, più compassato e però portatore della stessa eleganza, un arpista, anche questo con barba e baffi, e con vestiti finemente decorati. E in mezzo ai due musici, un’altra mensola rappresenta due danzatrici che dandosi le spalle, guardano l’una verso il violinista e l’altra all’uomo con l’arpa, pronte a muoversi al ritmo della loro musica: il portamento, le spalle dritte su un busto un po’ arcuato, quasi nobile, i lunghi capelli e i lunghi vestiti danno a queste danzatrici un ché di sensuale, tanto che diresti che la donna sulle braccia del monaco – la donna del “canecillo dell’amplesso” – è di certo anch’essa una di queste danzatrici.
E forse la serie delle mensole di Uncastillo rappresenta proprio una danza di piazza e il suo contorno: negli scatti che porto via da quest’abside magica, infatti, agli attori e ai musici e alle danzatrici delle prime mensole se ne aggiungono altre che rappresentano senza dubbio due contorsionisti; e ancora abbiamo tre altri canecillos – uno molto rovinato – in cui sembra comunque di poter scorgere un uomo e una donna che danzano, o a loro volta recitano, o compiono acrobazie da saltimbanchi. Mentre il monaco del canecillo dell’amplesso approfitta oltre il lecito del clima da festa di paese, le ultime mensole propongono figure più semplici, di animali, o strane geometrie.





I tempi cambiano. Nel medioevo la piazzetta su cui si affacciano il lato e l’abside della chiesa di Santa Maria doveva essere il luogo di feste piene di brio e di canti e di goliardia, e le sculture del maestro di Uncastillo – non bastasse il portale scolpito che ripropone scene molto simili – stanno lì a ricordarlo da quasi mille anni; ma da un po’ quella stessa piazza non vede passare che pochi turisti, i quali forse nemmeno alzano gli occhi verso le figure scolpite sotto la gronda del tetto. E questa sera – ve l’ho già raccontato? – tre persone anziane stavano sedute proprio sotto i canecillos, con le sedie appoggiate al muro dell’abside, a parlare di chissà che cosa; non sentivano – non la sentono più – la musica che veniva dall’alto, e a disturbarli è stato solo un turista un po’ strano, che ha fatto su e giù molte volte, e non la finiva di scattare fotografie.
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Dino Calandri (da Fb):
Bellissime le mensole, però ancor più bello è anche il portale, cole tutti quei personaggi seduti a tavole e con tutte quelle figure strane. La cittadina di Uncastillo poi offre diverse chiese romaniche, anche se Santa Maria è la più bella in assoluto.
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Annamaria Peona (da Fb):
Ma son nidi di rondine quelli che attorniato queste sculture?
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Sì, Annamaria. Come si sottolinea nell’articolo, i canecillos sono circondati da un via vai continuo di rondini.
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Esteve Roig Campama (da Fb):
Entre los canecillos y las dovelas de la portada esta iglesia se nos muestra un verdadero y fidedigno retrato de la vida cotidiana de un día cualquiera en plena Edad Media [Tra i modiglioni e gli archivolti del portale laterale questa chiesa ci mostra un vero e affidabile ritratto della vita quotidiana di un giorno qualunque nel pieno Medioevo].
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Orietta Sabatini (da Fb):
Che meraviglia! Foto perfette e accattivanti. La descrizione, poi, riesce ad esprimere la passione e lo stupore che queste sculture producono nell’osservatore. Quanto mi piace leggere Before Chartres!!!
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Che dire? Davvero stupendi questi modiglioni, così spontanei e naturali nella raffigurazione quotidiana, ma anche così ben lavorati e finemente scolpiti. Dev’essere stato uno spasso per il Maestro di Uncastillo, un divertissement, realizzare questi stupendi e ammiccanti canecillos, che ci sorprendono e divertono a distanza di nove secoli.
Spero e confido di poterli vedere proprio “de visu” l’anno prossimo seguendo il tuo itinerario.
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Non riuscirò mai, lo devo ammettere qui, a realizzare per tempo il libricino su Navarra e Aragona: troppe cose, troppo belle, troppo bello il viaggio che ho fatto… Che nostalgia!
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Sono qui, proprio qui ora, a Uncastillo, dietro Santa Maria dopo aver compulsato uno a uno i capitelli dell’abside ed i canecillos che hai testé narrato.
E sono ancora qui sia i vecchi che siedono dietro all’abside sia le rondini, magnifiche, che volteggiano (e le ho immortalate fotografando i canecillos) e purtroppo imbrattano la pietra che soffre gli acidi contenuti nel loro guano.
P.S. Hai mai avuto un commento così indiretta dal luogo postato?
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Sono qui, proprio qui ora, a Uncastillo, dietro Santa Maria dopo aver compulsato uno a uno i capitelli dell’abside ed i canecillos che hai testé narrato.
E sono ancora qui sia i vecchi che siedono dietro all’abside sia le rondini, magnifiche, che volteggiano (e le ho immortalate fotografando i canecillos) e purtroppo imbrattano la pietra che soffre gli acidi contenuti nel loro guano.
P.S. Hai mai avuto un commento così indiretta dal luogo postato?
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Grande Paolo. Sei in Paradiso. Beato te.
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