Più di altre chiese, Santa Maria del Tiglio a Gravedona va osservata anche dal cielo, e dal lago le cui acque lambiscono la bella parte orientale e l’abside maggiore. Questi ulteriori punti di vista aiutano a comprendere meglio come la sua storia si sia sviluppata, soprattutto nel tempo delle origini, in stretta connessione con la vicina parrocchiale di San Vincenzo, connessione via via nel tempo perduta o comunque stravolta. Se oggi infatti Santa Maria del Tiglio, per la sua importanza, è l’oggetto primo dell’interesse dei visitatori, e la chiesa vicina è invece in sostanza ignorata, in origine tra i due edifici esisteva un rapporto stretto e gerarchicamente definito: San Vincenzo era allora la chiesa madre del territorio, accanto alla quale sorgeva non una seconda chiesa, ma un grande battistero, con la sua tipica pianta centrale, probabilmente dedicato a San Giovanni, di cui restano evidenti tracce. Dall’alto, e da lontano, con uno sguardo che abbracci l’intero complesso, si può rivedere qui a Gravedona, quindi, lo schema che si ritrova cento altre volte nel medioevo – si pensi, per fare solo qualche esempio, a Lomello, a Galliano, a Vigolo Marchese… – con una basilica affiancata dal proprio battistero.

Poi nel pieno tempo romanico sul battistero originario, mantenendone in sostanza la pianta, si costruì quella che oggi noi chiamiamo Santa Maria del Tiglio. Le fonti documentarie sono scarsissime, tanto che la datazione deve fondarsi sull’analisi stilistica, che ci porta a collocare l’edificazione della nuova chiesa al XII secolo; e per l’assenza di documentazione certa, non sappiamo se fu costruita come chiesa a se stante o, almeno in origine, come nuovo battistero.
Sono dubbi tutti nostri, però, e problemi che possono essere lasciati a filologi e studiosi. Perché lei, Santa Maria del Tiglio sembra invece avere solo solide certezze. I suoi tratti salienti sono infatti l’originalità della struttura e, allo stesso tempo, la sua coerenza; e l’esito è un monumento che non ha paragoni, eppure è impeccabile come normalmente sanno essere solo quegli edifici “conclusivi”, frutti maturi di una ricerca che è passata per diversi tentativi e diverse realizzazioni precedenti – di cui, ripetiamo, non v’è traccia -.
Già l’esterno è contemporaneamente raro e perfetto: Santa Maria del Tiglio è un cubo prezioso, coperto da un tetto a due salienti, a cui si appoggia solo la curva delle tre absidi, una per ogni lato “minore”; in facciata, invece, la chiesa presenta un alto e prezioso campanile, che nella parte bassa assume il ruolo quasi di nartece: è una soluzione inusuale, che richiama modelli d’Oltralpe. Ci troviamo quindi davanti ad un edificio che ha ripreso la pianta centrale del precedente battistero – per questo è importante ricordare che cosa c’era prima – e però ha sviluppato il proprio alzato come una vera e propria chiesa, dandosi un orientamento, una direzione che va dalla facciata all’abside orientale, orientamento e direzione marcati proprio dalla copertura a falde, tipica della chiesa e non certo del battistero.
All’interno il gioco si ripete: l’aula è quadrata, e le absidi a destra e a sinistra potrebbero dar luogo ad un impianto costruito attorno ad un perno centrale, quel fonte battesimale che – qui assente – nei battisteri marca e centra e fa girare intorno a sé tutto lo spazio interno; ma ad imporre un percorso longitudinale sono contemporaneamente la copertura a capriate, tipica delle basiliche; l’abside orientale, che è sviluppata magistralmente e affiancata da due ulteriori absidiole ricavate nello spessore del muro, a dare fortemente il segno di un percorso e di un punto di arrivo; e infine i notevolissimi loggiati che, in alto, corrono lungo le pareti di destra e di sinistra, quasi strani matronei, capaci di indicare senza ombra di dubbio l’orientamento della chiesa dall’ingresso al presbiterio.

Tutto in Santa Maria del Tiglio fa pensare ad un architetto geniale, che ebbe la possibilità e l’intento preciso, in un periodo indefinito del tempo romanico, di costruire una basilica sulle fondamenta di un battistero. Lo fece con coraggio e insieme con cura, costruendo una chiesa dal carattere marcato e senza esitazione alcuna, anche se destinata a rimanere inimitata. E poiché i costruttori, pur partendo da un quadrato, vollero qui una chiesa con la precisa simmetria e il preciso orientamento verso l’altare che è tipico di una basilica, è davvero un peccato che non stia più al centro dell’abside il monumentale crocifisso ligneo che è un altro vanto di Santa Maria del Tiglio: collocato ora, per ragioni di conservazione, su una parete laterale, con molta più coerenza si inseriva nello spazio della chiesa quando dominava il presbiterio, attirando su di sé ogni sguardo, e proponendosi come punto di arrivo di ogni linea e di ogni percorso dall’ingresso al fondo della chiesa. Contribuiva anch’esso – ora non più – alla scommessa di costruire una basilica là dove un tempo stava un battistero, di trasformare un antico spazio quadrato, pur senza alterarne le misure dei lati, in una via, in una navata, in un cammino verso Dio.
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Franca Argenti (da Fb):
Non c’è dubbio che Santa Maria del Tiglio sia oggi la chiesa più importante di Gravedona. Però per gli appassionati del romanico si consiglia anche la visita alla cripta della vicina parricchiale, che metita di essere vista. Si nota anche così il legame tra le due costruzioni che Before Chartres giustamente ricorda.
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Santa Maria del Tiglio è una delle chiese più affascinanti di tutta la Lombardia. L’impianto planimetrico che ricorda molto quello dei battisteri, una pianta centrale, con uno sviluppo dell’alzato che invece riconduce al tipo basilicale; una fusione che riesce in modo organico, davvero sublime. Solo poco più di un anno fa sono riuscito a visitarla, dopo tanto tempo che era la centro dei miei interessi, quasi trent’anni. Affascinante in ogni sua parte, la posizione spalle al lago, la torre in facciata, al centro, che rimanda a modelli tedeschi o d’oltralpe, il paramento murario a corsi alternati, che crea una splendida bicromia parietale, le absidi, così ben definite, unitarie. Un luogo da sogno.
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Alessandro Dianori (da Fb):
La visitai con un amico Organista comasco nella mia breve vacanzina di tre giorni dell’agosto 2021 in quelle zone, ed è bellissima! In effetti, quando entrai, subito pensai a un Battistero (per il quale però avere un campanile davanti, per giunta così poderoso, è assai anomalo); invece, lessi che era chiamata chiesa battesimale … bah … non mi convinse molto tale dicitura nè mi convince tuttora. Resta il fatto che è stupenda, uno splendido capolavoro romanico!


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Esteve Roig Campama (da Fb):
Vaig tenir ocasió a l’agost de l’any passat de anar a veure-la. Em va impactar molt. Aquell espai quadriculat i amb tanta elevació. Els múltiples restes de pintura mural pels murs. Els carreus perfectament tallats. Els tres ábsis, el paviment… vaja tot!!! [Sono andato a visitarla ad agosto dell’anno scorso. Mi ha colpito molto. Quello spazio quadrato con così tanta altezza. I tanti resti della pittura murale. Le corsie perfettamente tagliate. Le tre absidi, la pavimentazione… Vale tutto!!!]
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Claudio Gotta (da Fb):
Visitata la scorsa estate… entrando rimasi senza fiato.
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Alessandra Sauro (da Fb):
Non ho avuto la possibilità di visitarla all’interno ma è un incredibile gioiello romanico che porto come esempio ai miei studenti.
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