L’orgoglio in pietra di Roda de Isabena

“Quando si celebra la messa qui, una volta alla settimana, siamo a dir tanto una trentina – racconta – e ci riuniamo nella cripta, perché ci stiamo tutti. E però questa è una cattedrale, e questo onore resta, e non ce lo toglie nessuno”. A Roda de Isabena, la signora che accompagna i gruppi di visitatori ha il dono della sintesi e parla chiaro: la chiesa che domina la piccola piazza ha un passato ricco, regalatole da vicende storiche inusuali; e a questo passato e a questa chiesa, gli abitanti della cittadina aragonese – la più piccola in Spagna a possedere una cattedrale – sono molto legati, e ancor più sono legati alla cripta antica, cuore fascinoso, capace ancora di pompare sangue vitale in un corpo sicuramente stanco.

Un gruppo di visitatori nella navata della cattedrale
Il lato-facciata della cattedrale

La cattedrale, allora. Sta sul cocuzzolo, e col suo campanile domina e completa la cittadella costruita in alto sul monte e fortificata, come tante altre qui nell’alta Spagna, terra di scorribande e di incastellamento. La struttura romanica – vedremo che il nucleo della chiesa attuale risale alla fine dell’XI secolo – è quasi irriconoscibile: all’esterno è mascherata dal portico moderno che trasforma il lato in una lunga facciata, a cui dà forza la torre campanaria, coeva; il portale con la possente strombatura risale al XIII secolo; all’interno la chiesa medievale è stata modificata pesantemente durante i secoli. D’altra parte, dal momento in cui, nell’anno 956, la cittadella di Roda de Isabena fu elevata a sede vescovile, la sua chiesa ebbe il dovere faticoso di farsi trovare sempre bella e sempre al passo con i tempi. In quel decimo secolo, poi, per qualche decennio il territorio e la rocca di Roda caddero di nuovo sotto il dominio musulmano, e la chiesa antica non fu risparmiata; ma nel 1068, regnante Sancho Ramirez d’Aragona, e sotto il vescovo Ramon Dalmas, ritrovata la libertà venne riedificata la nuova e più grande cattedrale, che poi è quella che vediamo, con l’aggiunta delle modifiche successive. Già nel medioevo, e da lì in poi, anticipando di un millennio la guida che parla oggi ai visitatori, la comunità medievale di Roda de Isabena ribadiva e difendeva, proprio attraverso i continui e successivi “abbellimenti”, la propria inattesa nobiltà: Saremo anche la più piccola città spagnola ad avere una cattedrale, ma insomma ce l’hanno data e ce la teniamo stretta.

La cripta e il prezioso sarcofago
L’interno della cattedrale

Durante i secoli, dicevamo, più e più volte si modificò e si arricchì la chiesa medievale, proprio per renderla confacente alla dignità di cattedrale. E l’unica parte che non fu mai toccata nella struttura, tanto che qui ancora vengono in pellegrinaggio molti viaggiatori romanici, è la cripta. La quale, costruita nell’XI secolo, è molto particolare: sovrastata dal presbiterio, infatti, è posta ad un livello solo leggermente più basso rispetto al piano della navata, e vi si accede direttamente della navata stessa, scendendo pochi gradini. Per nulla nascosta, quindi, la cripta di Roda de Isabena richiama piuttosto certe “chiese inferiori”, particolari perché direttamente in contatto con l’aula; ed è inevitabile un collegamento con la “tribuna” della chiesa abbaziale di Cruas, in Francia, e con l’esempio, che pure è più tardo, di Santa Maria a Pie’ di Chienti, nelle Marche.

Tre basse navate, coperte da nove rudi crociere, conducono alla parte più sacra della cripta, quella absidale, a sua volta coperta da altre crociere. E qui è custodito il pezzo più bello e più prezioso, il sarcofago scolpito per conservare le spoglie di san Raimondo, quel Raymond Guillame che, giunto da Tolosa, fu vescovo di Roda de Isabena all’inizio del XII secolo – una nuova conferma che tutto qui gira intorno alla dignità di cattedrale che fu donata a questa chiesa – e dopo la morte fu canonizzato per i meriti conseguiti con il suo episcopato, tutto dedicato alla difesa della fede. Adagiato oggi al centro del presbiterio della cripta, il sarcofago era stato in origine pensato per essere collocato a muro, e per questo è scolpito solo su tre lati: nel primo lato breve è rappresentato lo stesso vescovo Raimondo – o secondo altri il primo pastore dalla diocesi di Roda de Isabena, Odesindo – tra due chierici; nella lunga faccia principale scorre la narrazione delle vicende dell’Infanzia, dall’Annunciazione all’Adorazione dei Magi; e il racconto si conclude nel secondo lato corto, dov’è scolpita la Fuga in Egitto. Le fonti, oltre che lo stile della scultura, ci informano in modo esplicito sul periodo in cui è stato scolpito il sarcofago: ci dicono, infatti, che fu nel 1170, a cinquant’anni o poco meno dalla sua morte, che la salma del santo prelato fu tumulata in un sarcofago “NOVO LAPIDEO MIRIFICE OPERATO”.

Il sarcofago con il racconto degli episodi dell’infanzia di Gesù

L’autore di questo pezzo prezioso non è noto, né sono attribuite alla stessa mano altre opere in giro per l’Aragona; nel presbiterio soprelevato della cattedrale, però, reggono l’altare quattro sculture in pietra che con buona probabilità sono state realizzate dallo stesso scalpello o dallo stesso atelier: si tratta di quattro angeli in piedi, in posa frontale, che portano ciascuno in braccio la rappresentazione di uno dei Viventi, cioè di uno degli Evangelisti. In passato, le quattro figure erano poste a reggere proprio il sarcofago, e il legame tra questo e quelle era ancor meglio evidenziato.

I quattro angeli che reggono l’altare nel presbiterio

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L’aula laterale con gli affreschi duecenteschi

La piccola aula absidata a sinistra della cripta contiene, su un fondo bianco, interessanti affreschi già duecenteschi, con un Cristo in trono, un Arcangelo Michele che disputa le anime al diavolo, un ciclo dei lavoro dei mesi a piccole figure. Resti di altri affreschi, questa volta pienamente romanici, si trovano nella cappella di San Agustín, vicina alla parte absidale della cattedrale: sono tre busti di santi, che richiamano la pittura di Tahull. Si veda anche il chiostro tardoromanico che affianca la cattedrale, particolarissimo per le numerosissime iscrizioni funebri, memoria della vita e della morte nella comunità di canonici, di cui è costellato. Infine, sono conservati in cattedrale, insieme ad altri reperti medievali, i resti danneggiati della “sedia di san Raimondo”: il bellissimo manufatto artigianale, un decoratissimo trono pieghevole in legno di bosso, è stato rubato, e poi ritrovato praticamente distrutto, alla fine del secolo scorso.

Uno scorcio del chiostro con le iscrizioni funerarie

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9 pensieri su “L’orgoglio in pietra di Roda de Isabena

  1. Paolo Galloni (da Fb):
    Qui ho una storia da raccontare. Arrivai a Roda de Isabena e puntai dritto alla chiesa. Spinsi il portone, che era chiuso. Feci per tornare indietro e sentìì un cigolio. Una signora aveva aperto e m’invitò a entrare. Mi mostrò la chiesa e mi spiegò che alcune statue mostravano segni di bruciature perché ai tempi della guerra civile dei miliziani avevano tentato di incendiarle. Rientrato a casa lessi il libro “Verso Santiago” di Cees Noteboom, che a un certo punto racconta di essere andato a Roda de Isabena; e narra esattamente la stessa scena, momento per momento. Detto questo, il borgo è un luogo incantevole e chiesa e cripta indimenticabili.

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    1. Credo succeda spesso così: è successo anche a noi la scorsa settimana, sembrava chiuso, ma la signora che guida i turisti era dentro ed uscita chiedendoci se volevamo unirci alla visita… Nell’articolo del blog vedi, in una foto, la signora che ha accolto noi e molti altri visitatori: credo che sia sempre lei a svolgere questo ruolo… o comunque, visto che “Verso Santiago” risale almeno trent’anni fa, si tramandano i modi e i vezzi 🙂.

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  2. Aldo Valentini (da Fb):
    Grazie. Bellisima la cripta e soprattutto il rilievo frontale del suo sarcofago suo sarcofago, con quel Giuseppe che mi pare preoccupato di come il Bambinello, mangiatoia, bue ed asinello schiaccino il ventre della neomamma! Curiosi i quattro angeli sotto l’altare con in braccio “le teste” del tetramorfo! E hai ben illuminato questo desiderio di continuo up to date delle cattedrali spagnole. Noi che vorremmo che tutto rimanesse come all’inizio della costruzione od al romanico, massimo al primo gotico! Me ne accorsi nel mio giro da ragazzo…

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  3. Avatar di Paolo Salvi Paolo Salvi

    Una imperdibile tappa del mio splendido viaggio dell’anno scorso attraverso i Pirenei tra Aragona e Navarra è stata Roda de Isàbena con la sua affascinante cattedrale romanica dove spicca l’antica cripta e l’adiacente chiostro. Ho dovuto, come spesso succede in Spagna, attendere il consueto orario di apertura (le 16,00) ed ho quindi potuto ammirarla quasi in solitaria, ammirare il sarcofago sapientemente scolpito nella cripta e quindi l’altare nel superiore presbiterio rialzato, che così bene ci mostri.
    Un luogo stupendo, un piccolo borgo medievale con una sorprendente cattedrale. Un viaggio indimenticabile.

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