Giacomo, dal buio al posto d’onore

Sarebbe fin troppo facile, per raccontare di san Giacomo, andare fino a Compostela, in Galizia. Laggiù, infatti, nella grande basilica a lui dedicata – nel “Santiago” più famoso del mondo – tutto parla dell’apostolo, e la sua statua, che accoglie i pellegrini sfiniti dal “Cammino”, lo ritrae in quella che è forse la più celebre delle sue rappresentazioni. No: per dire di san Giacomo, Before Chartres ha scelto un piccola chiesa in un villaggio non lontano da Segovia, dove l’apostolo, scolpito e poi dimenticato, è rimasto per secoli nascosto, e quasi ripudiato. La chiesa è quella di Turégano; ed è qui, sotto la stupefacente statua romanica riscoperta nell’abside, che rendiamo omaggio a colui che tra gli apostoli pretese e conquistò un posto in prima fila.

Quando gli giunse la chiamata del Maestro, Giacomo era un pescatore, figlio di pescatori, e all’attività svolta con la barca del padre, Zebedeo, partecipavano anche il fratello minore di Giacomo, quel Giovanni che fu il più giovane degli apostoli, il prediletto, autore poi di un Vangelo e dell’Apocalisse. Di Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, il Vangelo ci fa conoscere il carattere irruento fin’oltre il consentito. Racconta infatti il capitolo 10 di Marco:

E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».

Un’altra volta, secondo il Vangelo di Luca, Giacomo e il fratello, imbufaliti per via dell’indifferenza di certi samaritani verso il loro Maestro, se ne uscirono così: “Signore, vuoi tu che diciamo che scenda fuoco dal cielo e li consumi?”. Tanto che Gesù dovette rimetterli al loro posto – l’evangelista dice che “voltatosi, li sgridò” – prima di andare a cercare ospitalità in un altro villaggio.

In altre occasioni cruciali, però, è Gesù stesso ad indicare che a Giacomo guardava con predilezione, come ad uno dei più fidati tra i Dodici: solo a lui, al prediletto Giovanni e a Simon Pietro, infatti, il Maestro concesse di assistere alla propria trasfigurazione, episodio rivelatore di tutta la missione del Figlio dell’Uomo; e nell’orto dei Getsèmani, quando la sofferenza per la morte vicina lo prese fino alla disperazione, di nuovo Gesù volle con sé Giacomo, Giovanni e Pietro:

…e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. E disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». (Mt 26, 36-38)

Ecco, allora: chi fu in vita l’apostolo Giacomo, ce lo raccontano per sommi capi i Vangeli. E in che modo, con quali abiti, con quale sguardo lo immaginava il Medioevo ce lo dice compiutamente, invece, la bellissima statua ritrovata a Turégano. Scolpita nei primi anni del XIII secolo, in alto, tra due finestre dell’abside, lo rappresenta in piedi, con un ampio mantello, la mano destra appoggiata al bastone del pellegrino, la barba curata, i capelli lunghi fino alle spalle, lo sguardo determinato ed espressivo. Tra le mani ha un libro aperto, in cui è scritto IACOBUS APOSTOLUS, così che possiamo riconoscerlo anche se manca, in questo rilievo, quello che, secondo l’iconografia classica, è il simbolo più tipico di san Giacomo, e cioè la conchiglia.

La statua di san Giacomo e, sotto, il viso dell’Apostolo

Per spiegare il collegamento tra l’Apostolo e il mare – anzi, l’Oceano – e tra l’Apostolo e la Spagna – anzi la Galizia, che della penisola iberica è l’estremo lembo a nord-ovest – dobbiamo ripercorrere la tradizione agiografica cristiana: essa infatti dice che san Giacomo, asceso il Signore al cielo, partì per evangelizzare le terre allora conosciute, e che arrivò fino a quella che noi oggi chiamiamo Spagna; sarebbe poi tornato in Palestina, dove per ordine del re Erode Agrippa, che aveva cominciato a perseguitare i cristiani, fu passato a fil di spada, primo tra gli apostoli a subire il martirio; i discepoli però avrebbero deciso, subito dopo il supplizio, di riportarne le spoglie là dove Giacomo aveva svolto la sua missione di evangelizzatore. Per secoli si persero le tracce della sua sepoltura, fino a quando, nel IX secolo, tomba e spoglie furono ritrovate in aperta campagna grazie ad una luce misteriosa. Il luogo fu subito dedicato a “san Yago”, e in questa radura chiamata da allora “campo della stella” sorse il primo nucleo di quel cammino devozionale che portò, per tutto il medioevo, folle immense di pellegrini a visitare, appunto, Santiago de Compostela.

Il pescatore di un tempo, alla fine, divenne il primo. Senza ricorrere ad atteggiamento presuntuosi o arrembanti, ma riempito di luce dalla sua opera di evangelizzazione e dal martirio che gli fu inflitto, Giacomo fu oggetto per tutto il medioevo di una devozione immensa: solo il sepolcro di Gesù in Terrasanta, e la sepoltura di Pietro a Roma seppero attrarre un’attenzione, una devozione, un culto paragonabile a quella che fu destinata a Giacomo, l’apostolo giunto a predicare fino ai confini del mondo.

San Giacomo e l’altro rilievo riscoperto a Turégano e, sotto, i pellegrini

A proposito: nell’abside di Turégano ci sono anche loro, gli instancabili devoti dell’apostolo Giacomo. Alla grande rappresentazione del Santo risponde infatti, simmetrica, più a destra, un’altra lastra scolpita: e sotto una bella rappresentazione del Salvatore circondato dal Tetramorfo, tre personaggi in piedi, con il loro bastone, sembrano riposarsi per un momento lungo il “Cammino” che li sta portando a Compostela. Una delle figure è consunta; ma certamente anche quella, come le due che restano, aveva la testa e gli occhi fissi alla sua destra, a guardare l’Apostolo irruento e generoso, santo consolatore, meta finale del suo pellegrinaggio.

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L’abside con la “pala” che copriva i rilievi spostata in avanti

Il rilievo che ritrae l’apostolo Giacomo, come quello “parallelo” con il Cristo in gloria e i pellegrini, sono stati scolpiti alla fine del tempo romanico in questa posizione inusuale, sul muro semicircolare interno dell’abside della chiesa di Turégano, rigorosamente dedicata a san Giacomo. I rilievi scolpiti, pregevolissimi anche per i resti della policromia originaria, e a cui fanno da corona alcuni capitelli dall’interessante iconografia, furono nascosti dalla “pala” d’altare realizzata e collocata nella chiesa in epoca barocca. Riscoperto circa vent’anni fa, in occasione di un intervento di manutenzione, tutto il ciclo scultoreo è stato restaurato e ripulito: spostata in avanti la pala, ora è possibile accedere all’abside come ad un deambulatorio con funzione museale, e ammirare in modo riservato i capolavori tornati alla luce. Before Chartres deve la scoperta di queste opere notevolissime, come accade per altri capolavori del romanico in Spagna, al bellissimo sito romanicoaragones.com, di Antonio García Omedes, che le documenta in modo come sempre ricchissimo, e racconta in modo esaustivo le vicende qui sintetizzate: dal sito spagnolo sono tratte le foto che illustrano questo post.

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4 pensieri su “Giacomo, dal buio al posto d’onore

  1. Sandro Paterni (da Fb):
    Un altro racconto molto bello in questo blog, che tocca un argomento particolare. Mi chiedevo proprio il perché dell’amore del medioevo per l’apostolo Giacomo, e adesso ho avuto alcune risposte. La statua che per fortuna è stata è bellissima.

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  2. Avatar di Paolo Salvi Paolo Salvi

    Molto interessante questa scultura tardoromanica come la sua collocazione tra le colonnette che inquadrano due monofore absidali. Sembra plausibile che si tratti di un inserimento successivo, tanto che la mensola che la sovrasta appare decisamente gotica.

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    1. Gli influssi goticheggianti sono innegabili, Paolo. Però gli studiosi che hanno analizzato le sculture di Turégano – per quello che sono riuscito a vedere – arrivano ad una conclusione diversa dalla tua: il San Giacomo e l’altro rilievo con il Cristo in gloria, ma anche i capitelli e i rilievi che li circondano, e anche gli altri capitelli interni ed esterni della chiesa, sarebbero della stessa mano o dello stesso atelier, attivo nei primi anni del XIII secolo. Io però sono affascinato dalla tua ipotesi…

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