Revilla: come autoinvitarsi alla Cena, portandosi dietro anche l’amico ricco

Maledetto infinite volte, e infinite volte benedetto, un portico chiuso si addossa al lato sud della chiesa di Revilla di Santullan. Costruito nel XVI secolo, questo nartece inusuale nasconde il notevole portale di ingresso che, come accade spesso nelle chiese romaniche “minori” della Castiglia alta, è posto appunto sul fianco meridionale: a molti sarà capitato di trovar chiuso il portone di questo portico cinquecentesco, e di imprecare, privati della possibilità di accedere alla chiesa e di ammirare il portale romanico; per contro, tutti coloro che riescono ad entrare nel portico, giunti di fronte agli archivolti e ai capitelli ringraziano colui che ebbe l’idea di proteggere dalle ingiurie dei secoli quest’opera, di grande interesse e davvero ben conservata.

La chiesa dei Santi Cornelio e Cipriano, con il portico chiuso posteriore che protegge l’ingresso

Dei sei archivolti, leggermente acuti, due presentano una pesante ghiera a zig-zag, mentre altri sono privi di decorazione. Solo il secondo arco dal basso è figurato, e con i suoi quindici personaggi seduti e disposti a raggiera, racconta dell’Ultima Cena di Cristo con i Dodici. La scena scolpita è per molti aspetti particolare. Già la “tavolata” sorprende: gli apostoli, sei per parte, stanno seduti impettiti ciascuno con il proprio piatto, ciascuno come in uno spazio a sé, ciascuno addirittura separato dagli altri da un “baldacchino”, un’archeggiatura completa con colonne, capitelli e archivolto, mentre sullo sfondo corre dietro a tutti i personaggi una sorta di città; il desco è coperto da una tovaglia che scende fino a terra, dalla quale spuntano appena le punte dei piedi dei commensali; e però si interrompe e sparisce, davanti alla figura centrale, così che il Cristo, che stranamente non è più grande dei Dodici, e non è contraddistinto dal nimbo crociato, siede come in trono, benedicente, e si direbbe che non partecipa alla Cena – eppure questo è il momento in cui istituisce, prendendo proprio dalla tavola il pane e il vino e distribuendoli, l’eucaristia della redenzione! -. Tra gli apostoli, solo Bartolomeo, il terzo da destra, è identificato dall’iscrizione sull’arco sopra la testa; degli altri, l’unico ad essere riconoscibile è Pietro, alla destra di Gesù, con le chiavi che costituiscono il suo attributo; e quindi Giuda… a prima vista siede tra gli altri discepoli – ma quale sarà? – e come gli altri è anche lui immobile, impassibile, con lo sguardo fisso.

L’archivolto con la raffigurazione dell’ultima Cena
L’autoritratto di maestro Miguel

Ai due capi dell’archivolto, altre sorprese. All’estrema destra, infatti, lo scultore di Revilla ha raffigurato se stesso. La figurina che lo ritrae è anche questa scolpita sotto un’arcata – ben più ampia di quelle riservate agli apostoli e al Cristo! – ma il personaggio è seduto di sbieco ed ha in mano scalpello e mazzetta. L’artista ha voluto aggiungere anche un’iscrizione nell’arcata, che dice “MICHAEL ME FECI”, e ci tramanda così, a scanso di equivoci, il proprio nome – Michele, in spagnolo Miguel -certificando che alla sua arte dobbiamo le sculture che stiamo osservando. La rappresentazione dell’artista possiede una sorprendente vivacità se paragonata a quelle degli altri personaggi dell’archivolto: lo scultore al lavoro, infatti sembra interromper per un istante la sua opera, e si volta a cercare o a ricambiare gli sguardi; dietro le spalle ha un libro aperto, che ci mostra come fosse normale, per gli scultori del XII secolo, trarre ispirazione dalle miniature dei codici.

A sinistra, il committente e, forse, Giuda

Là dove l’arco termina a sinistra, il quindicesimo personaggio è anch’esso seduto sotto un’arcata ampia, è rappresentato in posizione frontale, come i commensali, ma non è seduto a tavola, e tra la mani, posto sulle ginocchia, ha un libro aperto: anche per via delle vesti sontuose che indossa, potrebbe essere qui rappresentato il committente dell’opera, che dialogherebbe, così, a distanza con il maestro Miguel a cui ha affidato la decorazione del portale. Ha tra le mani un libro anche l’apostolo che sta al fianco di questa figura ulteriore, il primo dei commensali a sinistra; a qualche studioso è parso di poter dire che fa di conto: che sia questo, Giuda? Maestro Miguel l’ha forse voluto identificare così, ponendolo lontano da Gesù e rappresentandolo come quello che tra gli apostoli teneva la cassa – e che fece affari, e drammaticamente loschi, anche nella notte stessa dell’Ultima Cena -.

Alcuni apostoli della parte destra

Maestro Michele, che ebbe l’ardire di tramandare nei secoli la propria immagine, è senza dubbio la star di Revilla de Santullan. Per dire il vero, la sua Cena, fatto salvo proprio l’autoritratto del nostro scultore al lavoro, sarà pure databile all’ultima parte del XII secolo, ma conserva un che di arcaico e non brilla certo per vivacità. Così, se il portale della chiesa Santi Cornelio e Cipriano va attribuito, come dice il cartello turistico antistante, “…al mas esquisito refinamiento del románico tardío palentino“, è per il lavoro di un altro artista, forse allievo dello stesso Michele, che ancor più vicino al volgere del secolo ha realizzato la serie di capitelli che reggono gli archivolti. Con le figure di belve e di soldati in lotta, il centauro e i mostri alati, questi sì testimoniano di quell’arte squisitamente raffinata, che forse è giusto definire tarda, che poi si incontra nelle tantissime chiese romaniche della Castiglia alta – e meritano di essere visti e raccontati con un’attenzione particolare -. Per oggi però non distogliamo la nostra attenzione dalla Cena a quindici, dalla grana grossa delle sue figurine, dai pesci sui piatti e dai libri portati a tavola, dai petti in fuori di questi apostoli, alcuni dei quali sembrano gemelli tra loro; diamo un ultimo sguardo al maestro Miguel, e siccome davvero ci guarda di sbieco, come se ormai troppo a lungo ne avessimo interrotto il lavoro, lasciamo, chiudendo dietro a noi il portone in legno, il portico benedetto di Revilla.

I capitelli e l’archivolto della Cena

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2 pensieri su “Revilla: come autoinvitarsi alla Cena, portandosi dietro anche l’amico ricco

  1. Avatar di Sconosciuto Anonimo

    Un portale splendido che, forse unico nel panorama del romanico, raffigura l’Ultima cena nella ghiera dell’arco. Una scelta alquanto originale nella disposizione dei personaggi, anche se scolpiti in maniera statica e un poco ripetitiva.
    Molto più raffinata la scultura dei capitelli, con fiere affrontate e personaggi meglio definiti.
    Un solo appunto, se il “portico”, come lo definisci, è chiuso, non è un portico, ma un vano chiuso che appunto sostituisce il luogo tradizionalmente occupato da un portico nelle chiese romaniche in Spagna, non solo in Castiglia e nella zona di Soria e Palencia.

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