Nuestra señora de Tejada: un cicerone in rosa per la bellissima San Pedro

Ci mette un po’ a richiudere la sua chiesa, quasi litigando con la serratura del portone in legno; poi riprende il bastone con cui si aiuta quando cammina, e lentamente viene a chiudere anche il cancello: la nostra visita alla splendida San Pedro de Tejada si conclude con l’immagine di questa signora in camicione rosa, appesantita dal caldo e non solo, che ci guarda come fossimo per lei l’ennesimo compitino estivo, che andava fatto, sì, ma solo per contentare la maestra.

Il cancello che racchiude lo spazio che fu del monastero
La chiesa e, a sinistra, un edificio monastico abbandonato

Ci aspettava, la nostra signora di Tejada: custodisce la chiesa – da anni San Pedro è bene architettonico privato, all’interno di una tenuta recintata – e riceve solo su appuntamento, entro un orario di apertura ben definito. All’arrivo, ci fa parcheggiare fuori, ci apre il cancello, incassa il prezzo del biglietto e detta i tempi: Guardatela bene fuori, fate un giro intorno, che poi vi apro. È praticamente un ordine; ma di quelli a cui si obbedisce volentieri, perché San Pedro è davvero un gioiello, un’architettura perfetta, calda, da osservare con soddisfazione dai diversi punti di vista. La posizione isolata, in una piana vasta non distante dal corso dell’Ebro – siamo nel vertice nordorientale della Castiglia, quello che si incunea tra Cantabria e Paesi Baschi – permette di fotografarla a piacimento dalle diverse angolazioni. Al centro della costruzione sorge una torre campanaria quadrata possente e insieme slanciata, con due ordini di finestre, le prime cieche, le altre, quelle superiori, particolarmente belle; il lato meridionale, con la torretta circolare che si incontra in tante chiese di queste terre e che dava accesso al campanile, fa a gara con l’altro a settentrione, per la purezza delle forme, la coerenza delle linee, la grazia del costruito, che è decorato, sì, ma con grande sobrietà: sono numerosissimi, sotto il tetto, i modiglioni decorati con musici, animali, figure di religiosi, rappresentazioni oscene, ma anche tre scene dalla storia dell’Eden e del primo peccato, scolpite da una mano semplice, forse la stessa che ritroveremo nel portale. Nel complesso, la struttura architettonica lega la nostra San Pedro de Tejada ad altre chiese della regione di Burgos, ed in particolare a San Quirce ad Hontoria e a Nuestra Señora de Rodilla, anche queste, in origine, chiese di un monastero, anche queste ora isolate e forse, così, ancor meglio in grado di fare sfoggio della purezza delle proprie forme.

San Pedro vista dal lato nord
Il portale

Conviene però, dopo avere scattato alcune foto, portarsi presto ad ammirare la facciata – che non è chiaro quanto tempo ancora ci lascerà, la nostra signora di Tejada, prima di chiederci di entrare -. Anche ad occidente l’impressione è quella di un equilibrio pieno, in cui le parti scolpite si integrano perfettamente con l’architettura: sulla bruna facciata, praticamente liscia, aperta in alto da una sola sottile finestra trilobata, il portale vero e proprio si appoggia realizzato con pietre più calde; semplici colonne, con capitelli a motivi floreali, reggono archivolti appena un poco decorati; più in alto un fregio ci mostra sei apostoli a destra e altri sei a sinistra; poco più sotto, la lastra a sinistra mostra un dettaglio dall’Ultima Cena, con Giovanni chinato sul petto del Cristo, che a sua volta porge il boccone a Giuda il traditore, mentre nel corrispondente rilievo di destra un uomo è sovrastato da una belva; in alto, non molto evidente, un Salvatore in piedi, o forse in mandorla; sugli otto canecillos della tettoia che conclude il portale gli fanno da corte i quattro Viventi e quattro altri angeli.

L’esterno dell’abside

Ma è già tempo di entrare, insieme alla signora. Ci dice, con tono che non ammette repliche, che all’interno non si possono scattare fotografie; e poi, fermandosi proprio sulla soglia della chiesa, comincia la sua lunga e dettagliata spiegazione in spagnolo, snocciolando informazioni sulla storia del monastero di Tejada e su ciò che di interessante si può ammirare all’interno di San Pedro. Il nostro cicerone, però, non mostra alcun entusiasmo, né sembra interessato a suscitarlo in chi ascolta. Forse accenna alla tipica struttura che caratterizza la chiesa – ad aula, con due campate a cui si aggiungono una terza campata coronata da cupola e tiburio, e infine la parte absidale un poco più bassa – che rimanda di nuovo alle chiese “sorelle” di Hontoria e di Rodilla. Ma sorvola su quello che è l’elemento più notevole all’interno dall’aula, e cioè i capitelli delle sei grandi colonne addossate alle pareti, posti in alto, purtroppo, ma scolpiti da una mano felice e assai raffinata; quello mediano a sinistra, in particolare, sembra narrare della liberazione di Pietro, mentre quelli dell’arco trionfale ripropongono due serie di quattro e di cinque apostoli: sarebbe stato bello poterli osservarli e fotografarli con cura, e occorrerà tornare a parlarne.

La chiesa e il suo custode

Il tempo concesso alla nostra visita è concluso. Mentre la nostra amabile padrona di casa si attarda sulla porta per via delle chiavi che fanno difetto, diamo un ultimo sguardo alla bella mole della chiesa: “Costruzione armoniosa, solida, di grande stile – dice il volume La Castiglia del Nord, edito da Jaca Book – frutto di uno slancio spirituale; edificio romanico del periodo migliore e in perfetto stato di conservazione; sia riguardo all’interno che all’esterno, chiesa mirabilmente edificata e situata in una cornice particolare e originale”. E non c’è dubbio che sia così, e che sarà bello tornare, quando sarà, a San Pedro de Tejada.

San Pedro vista da sud-ovest

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7 pensieri su “Nuestra señora de Tejada: un cicerone in rosa per la bellissima San Pedro

  1. Laura Santi (da Fb):

    Sulle persone che custodiscono le chiese in Spagna ma anche altrove si potrebbe scrivere un libro. Molte sono figure pittoresche, alcune amabili, alcune appassionate e competenti… Ma ce ne sono anche di scorbutiche e inospitali.

    "Mi piace"

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