Papi, sovrani e… bugie: l’abside di Tivoli

Tivoli ci racconta, con i suoi affreschi romanici, una seconda bugia su Costantino il grande. Della prima abbiamo sentito parlare tutti, già dai tempi della scuola: ci hanno insegnato che, nell’alto medioevo, funzionari della curia papale utilizzarono l’immensa autorevolezza dell’imperatore che per primo abbracciò la fede cristiana, e gli attribuirono, redigendo un falso atto scritto, la donazione della città di Roma, con i vasti territori circostanti, a Papa Silvestro; con una bugia, così, giustificarono l’esistenza di uno stato pontificio.

La seconda falsa leggenda che il medioevo costruì intorno alla figura di Costantino riguarda il suo battesimo. Non c’è dubbio: certamente Costantino, insieme alla madre Elena, sposò la nuova fede, certamente combatté e vinse sotto il segno della croce – ricordate? gli apparve in cielo la frase IN HOC SIGNO VINCES… -, certamente presiedette i primi Concili cristiani, e certamente costruì o fece costruire le grandi basiliche cristiane a Roma e a Costantinopoli; e però ci mise un po’ a decidersi per un netto personale distacco dalla religione dei predecessori, e infatti ricevette il battesimo solo in fin di vita, a Nicomedia, per mano del vescovo locale, Eusebio.

Spiaceva agli ecclesiastici del Medioevo che il primo grande imperatore cristiano avesse ricevuto il sacramento così tardi, in punto di morte; e spiaceva loro, ancor di più, un particolare scomodo, e cioè che il vescovo Eusebio fosse schierato su posizioni ariane: se nel IV secolo questo poteva essere un dettaglio poco rilevante, nei secoli successivi, fatti di profonde lotte contro le “eresie”, quel battesimo “ariano” finì per costituire un ulteriore problema. E così nei testi agiografici medievali – e negli affreschi dell’abside di San Silvestro a Tivoli – si guadagna spazio una leggenda per cui Costantino in realtà sarebbe stato battezzato proprio da Silvestro I, papa di quel tempo, e che il sacramento sarebbe stato celebrato quando il sovrano era ancora nel fiore degli anni, e a Roma.

La parte centrale degli affreschi dell’abside (foto da iconaimmaginedio.blogspot.com)
La navata e l’abside affrescata

Di questo battesimo, e di Costantino e di papa Silvestro, si parla appunto a Tivoli. Gli affreschi decorano tutta l’abside e anche l’arco trionfale, con un Salvatore circondato dai Viventi e dagli Anziani dell’Apocalisse. Nel catino absidale, il Cristo in piedi nel Giordano consegna la legge a Pietro, mentre Paolo loda il Signore; più sotto, dodici agnelli – i dodici Apostoli – camminano verso l’Agnello sacrificale; e ancora nel registro sottostante la Vergine in trono, con al fianco l’evangelista Giovanni e il Battista, è circondata dai dodici profeti. Poi però vengono le quattro scene che raccontano di Silvestro – a cui, non a caso, la chiesa è dedicata – e dell’imperatore. E si comincia proprio con la vicenda del “falso” battesimo di Costantino.

Francesco Ferruti, della Società Tiburtina di Storia e d’Arte, spiega benissimo quel che accade nelle scene affrescate, a partire dalla grave malattia da cui è colpito Costantino: l’imperatore infatti è affetto dalla lebbra, e i sacerdoti pagani gli hanno suggerito un rimedio particolarmente cruento. Scrive lo studioso:

Nella prima scena da​ sinistra è rappresentato l’imperatore lebbroso, che potrà essere guarito solo con un bagno nel sangue puro dei bambin​i​. Costantino​ scende dal Palatino su una biga affiancata da due domestici Sacri Palati​i. Gli si accostano due gruppi di madri piangenti, che lo supplicano​ di non sacrificare, novello Erode, i loro bambini. Una parte di essi, infatti, è già tenuta legata in una caverna, dove il carnefice si appresta a gettarne altri. Costantino, commosso, rinuncia a sacrificarli. Nella seconda scena è rappresentato il battesimo che restituisce​ all’imperatore la salute dell’anima e del corpo, guarendolo dalla lebbra. Costantino è immerso nell’acqua del fonte e viene battezzato​ da papa Silvestro, che è seguito da tre accoliti, uno dei quali sorregge la croce. A destra invece uno dei personaggi del seguito imperiale​ solleva il braccio destro in segno di stupore, mentre sulla testa di Costantino appare l’iride, che simboleggia la pace della Chiesa voluta​ dall’imperatore.

Purtroppo gli affreschi presentano una lacuna, dovuta alla cornice del grande quadro che per secoli ha coperto gli affreschi romanici. Questo grigio profilo rettangolare nasconde la figura del re immerso nell’acqua del battesimo, e di nuovo lo oscura nella scena successiva; e però non impedisce di leggere ciò che è rappresentato in seguito. Il Ferruti sintetizza così il terzo e il quarto episodio raccontati dagli affreschi:

Nel terzo affresco è raffigurato il momento culminante della disputa fra ebrei e cristiani, che dovrà stabilire la vera religione; al centro​ è Costantino, che ha alla sua sinistra la madre Elena alla guida degli ebrei. Davanti ad essi sono due personaggi con la testa coperta da​ una specie di turbante, nei quali si possono riconoscere i filosofi greci Cratone e Zenofilo, giudici della controversia. A destra è l’ebreo​ Zambri, uno dei dodici dottori della Legge, che ha pronunciato il nome di Yahvé all’orecchio di un toro, provocandone la morte. A sinistra, invece, papa Silvestro lo resuscita proclamando il nome di Gesù. Tutti gli ebrei e la stessa Elena si convertono al cristianesimo. Un​ nuovo​ trionfo della fede cristiana è rappresentato nell’ultima scena: Silvestro, accompagnato da due diaconi, scende in una caverna del Foro Romano, dove si annida un drago che uccide cento uomini al giorno, da quando non più alimentato dalle Vestali. Il papa chiude con una catena le fauci del mostro, la cui sconfitta simboleggia la vittoria del cristianesimo sul paganesimo.

Dentro una chiesa tutta bianca, spicca quindi qui a Tivoli un’abside piena di colori e di vicende; e dentro l’abside, tra i notevoli affreschi che secondo la critica sono stati realizzati alla fine del XII secolo o all’inizio del successivo, sta una vivace vicenda che ha per protagonisti indiscussi Costantino, l’imperatore convertito, e Silvestro, il pontefice del suo tempo. Le quattro scene sono forse, quanto al tempo romanico, la più bella testimonianza dello sforzo che si fece, nei secoli cristiani, per comprendere, raccontare e interpretare la figura del grande imperatore che per primo accolse la fede in Gesù, ma anche e soprattutto per giustificare e codificare e quasi “blindare” – anche attraverso alcune false narrazioni – il rapporto tra la Chiesa dei cristiani e il potere laico che governa la “cristianità”.

Così, la Roma del IV secolo, in cui un pontefice guarisce il sovrano attraverso il battesimo, e poi sconfigge i nemici della fede, diventa figura della società cristiana del medioevo, in cui ancora la Chiesa faticava ad imporsi come interlocutore paritetico di fronte all’Impero; e allo stesso modo, Costantino e Silvestro sono figura degli imperatori e dei papi medievali, che costruirono insieme, sì, la società profondamente cristiana di questi secoli, ma lo fecero traversando periodi di reciproca diffidenza, di rivalità anche accesa, di equilibri mai del tutto consolidati.

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La chiesa di San Silvestro a Tivoli non presenta molti altri aspetti interessanti, al di là della bellissima abside affrescata che narra le vicende del “falso” battesimo di Costantino. Before Chartres – lo sapete – se ne intende un po’ di medioevo e per nulla di storia antica, è però rimasto comunque affascinato dalla vicenda di questi due personaggi, Costantino il Grande e Papa Silvestro, un pontefice e un imperatore a cui la storia della cristianità deve moltissimo. A chi vuole approfondire la nascita e le implicazioni di questa “amicizia”, suggerisce quindi la lettura del libro “In Hoc Vinces”, di Bruno Carboniero e Fabrizio Falconi. In questo testo, come spiegano gli stessi autori, “l’affermazione del Cristianesimo come religione dell’Impero Romano, la visione mistica prima della battaglia di Ponte Milvio, il lungo sodalizio con papa Silvestro I, la rivoluzione dell’architettura religiosa con la realizzazione delle prime grandi basiliche cristiane di San Giovanni in Laterano e San Pietro, il fondamentale contributo alla costruzione di un’ortodossia teologica e iconografica, le grandi vittorie e prezzo di sangue che tutto ciò comportò si arricchiscono di nuovi e inaspettati contenuti”.

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6 pensieri su “Papi, sovrani e… bugie: l’abside di Tivoli

  1. Avatar di Paolo Salvi Paolo Salvi

    Affascinanti gli affreschi di Tivoli che rappresentano l’affermazione della Chiesa attraverso la storia di Costantino, acutamente manipolata per rafforzare il potere religioso e del Papato. La ricchezza pittorica del coro contrasta col resto dell’aula, estremamente semplice e sobria.

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  2. Maurizio Del Maschio (da Fb):
    E’ proprio così. Quante falsità sono state costruite agli albori del cristianesimo! Lorenzo Valla ha già dimostrato, nel XV secolo, la falsità della donazione di Costantino. Quanto al sopravvento del cristianesimo sulle altre fedi, dopo l’editto di Tessalonica, suggerisco la lettura del libro di Catherine Nixey “Nel nome della croce: la distruzione cristiana del mondo classico”. E poi ci lamentiamo del fondamentalismo islamico… Ha avuto cattivi maestri.

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  3. Avatar di Sconosciuto Anonimo

    Molto interessante, Mi aspettavo di trovare menzionati, come raffronto, i bellissimi affreschi – che narrano le medesime vicende di Costantino malato e Silvestro e che si trovano nell’Oratorio di San Silvestro nella Basilica dei Quattro Coronati.

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