I ricchi doni del portale di Saintes (rivelati solo a chi lo sa osservare)

Sono così vivaci e belle le attività culturali – concerti, ma non solo quelli – di cui l’Abbaye-aux-Dames di Saintes è diventato il fulcro, che quasi offuscano il triplice portale romanico, un tempo attrattiva principale della città. Un po’ ci mette del suo, il portale, con le sue pietre un tantino consunte e in certe parti scure, e soprattutto con l’affastellarsi delle figure, così tante e fitte da risultare leggibili solo da chi abbia voglia di dedicarcisi con un sovrappiù di impegno.

Il portale in una cartolina del primo Novecento

Il grande portale centrale, soprattutto, impressiona proprio per i suoi numeri: retto da 4 colonne e 4 pilastri per parte, completati in alto, sia a destra che a sinistra, da una schiera incessante di capitelli, si articola in ben 8 archivolti, 4 maggiori e 4 “di collegamento”. Tutti sono densissimamente scolpiti, e l’insieme un po’ sconcerta; ma val la pena aguzzare lo sguardo perché poi in realtà presentano, tutti insieme, un messaggio sorprendentemente unitario.

Gli archivolti del portale centale. Sotto, uno scorcio

Nel primo archivolto, il più interno, la mano di Dio sta al centro, e ne cantano la gloria sei angeli in volo, 3 per parte: qui si dice quindi del Dio potente, che volle e fece tutto. Dopo l’archivolto di collegamento, decorato a girali floreali, il secondo archivolto maggiore presenta, tra altri motivi a fitomorfi, i quattro simboli degli Evangelisti, e al centro l’Agnello: alla Creazione dunque segue la Redenzione, realizzata dalla vicenda terrena del Cristo, narrata nei Vangeli, e dal suo sacrificarsi per gli uomini. Ancora un archivolto di collegamento, dove si susseguono 22 uccelli, con i due centrali che si abbeverano, e arriviamo al terzo archivolto maggiore: qui, in un disordine solo apparente, fatto di 44 figure in piedi, è rappresentata per 15 volte la stessa scena in cui una donna e un soldato si affrontano con in mezzo un bambino, protetto dalla mamma come può, e colpito dalla spada del guerriero. Questa vasta Strage degli Innocenti – lo schema donna-bambino-soldato è ripetuto identico per 14 volte, e solo in un caso, sulla destra dell’archivolto, manca la figura della donna – rappresenta la fatica degli uomini di fronte al male e, idealmente, tutti i cristiani morti per la fede; in altre parole, simboleggia il tempo dei seguaci di Gesù nel mondo.

I Vegliardi dell’Apocalisse (foto: montmartre-secret.com)

Dopo un altro archivolto decorato con girali e foglie, e prima di quello conclusivo fatto di 36 coppie di leoni e uccelli (più 4 uccelli singoli distribuiti qua e là non si sa perché), l’ultimo archivolto maggiore conclude il percorso annunciando la salvezza che verrà dopo la fine del mondo: la  gioia della beatitudine celeste è rappresentata da 54 splendidi anziani coronati che suonano e alzano la coppa: sono i Vegliardi dell’Apocalisse – che dovrebbero essere 24, e invece sono molti di più, come accade peraltro nei vicini portali di Aulnay, dove sono 36, e di Avy, dove se ne contano altrettanti – e festeggiano un mondo in cui finalmente la gioia è piena perché fondata sulla piena comunione con l’Onnipotente.

L’anima in volo incontra Gesù (foto: montmartre-secret.com)

A destra e a sinistra rispetto a questo maestoso e complesso portale maggiore – da notare anche i capitelli del tipo della selva abitata, accostabili a quelli di Agramunt, in Spagna, e di Cavagnolo Po e Montiglio in Piemonte – i due falsi portali laterali presentano anch’essi archivolti fittamente scolpiti, e degni di essere osservati fino a decifrarne il messaggio.

Quello di sinistra, delicatissimo, ci mostra, nel maggiore dei due archivolti, 5 anime distese in un volo elegante: l’anima in alto al centro ha già raggiunto la sua meta, e cioè l’incontro celeste con il Signore, anch’Egli in volo come le anime, dalle quali si distingue per il nimbo crociato.

Gesù e Giuda tra gli apostoli. Nell’architrave esterno, la vite e i tralci “umani” (foto: Wolfgang Sauber)

Nell’archivolto maggiore del portale cieco di destra è rappresentata un’altra scena di grande interesse simbolico e teologico, e anche questa si apprezza solo impegnando sguardo e attenzione. Ci sono figure a tavola, perché siamo di fronte ad una rappresentazione dell’Ultima Cena, quella in cui Gesù istituì l’Eucaristia; al centro il Maestro porge il boccone a Giuda; intorno a loro siedono gli altri 11 apostoli, 3 a sinistra e 8 a destra: li possiamo distinguere perché lo scultore ne scolpisce, nella faccia inferiore dell’archivolto, le gambe sotto la tavola. Gli altri conci a completare l’archivolto, 8 a sinistra e 3 a destra, mostrano figure particolarissime: nella faccia esterna di ciascun concio è scolpito un personaggio che gioisce e sembra rialzarsi, cioè un’anima resa libera dell’Eucaristia; sotto, invece, nella faccia inferiore, in corrispondenza di ciascuna di queste figure gioiose, sta un corpo costretto e come imprigionato, che rappresenta il fedele quand’è ancora schiavo del peccato, ancora privo della libertà e della grazia, che derivano solo dalla comunione con Gesù.

L’anima gioiosa e, sotto, il peccatore (foto: montmartre-secret.com)

Va rimarcato come si compia, in questa rappresentazione dell’Ultima Cena, una sorprendente sovrapposizione. Il gesto di Gesù che porta il boccone alla bocca di Giuda, narrato dal Vangelo, è frequente là dove si rappresenta il convivio nel Cenacolo; ma è un passaggio di valenza negativa, segno che smaschera e accusa il traditore; qui a Saintes, invece, il gesto compiuto da Gesù diventa tutt’uno con l’Eucaristia, liturgia e mistero di speranza e consolazione per i cristiani; inaspettatamente, così, l’accusa e la condanna nei confronti di Giuda si fanno perdono e redenzione, e il tradimento stesso quasi si redime, poiché utile al progetto del Padre, gesto iniquo, ma necessario per condurre il Figlio al supplizio salvifico della croce.

Nell’archivolto esterno di questo portale cieco a destra, troviamo ancora un ultimo suggestivo richiamo all’Eucaristia: figure di donne nude – siamo in un’abbazia di suore! – abitano come ninfe dei boschi un vigneto ricco di grappoli, e ne diventano parte. Le anime dei fedeli provano gioia quando, attraverso l’Eucaristia, sono tutt’uno con il Signore, secondo il dettato evangelico: “Io sono la vite – dice il Maestro ai suoi -, voi siete i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto”.

Osservando il portale

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L’abbazia di Saintes, del cui portale trino raccontiamo in questo articolo, è stata edificata a partire dall’XI secolo per una comunità monastica femminile. La facciata attuale risale al XII secolo, come pure la strutturazione finale dell’edificio, che fa parte della famiglia di chiese coperte con cupole, diffusa in questa regione. Protagonista di una lunga storia, nei tempi moderni trasformata in caserma e deposito, l’abbazia oggi è il cuore di una serie di eventi musicali (e non solo) organizzati e coordinati da un ente che proprio da lei prende il nome: si chiama infatti Abbaye-aux-Dames. Before Chartres non ha competenze in materia di musica e di concerti, ma sente di poter fare i suoi complimenti, invece, alla parte comunicativa di queste rassegne: i festival sono promossi con vivacità e gusto, e con una ricca documentazione fotografica – e dalla pagina Facebook Abbaye aux Dames riproponiamo qui alcune immagini -. Ci pare che si stia svolgendo a Saintes un’impresa notevole, e che quello messo in campo sia la modalità più efficace di conservare un monumento medievale al centro dell’attenzione e della frequentazione: i riflettori dei festival e le luci dei concerti sono certamente un modo più nobile per illuminare l’abbazia rispetto a quanto avviene in altre città della stessa Francia, o rispetto alla pura trasformazione degli spazi del monastero in luoghi di ricettività elegante ma del tutto priva di risvolti culturali.

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Quello di Saintes è un portale interessantissimo, ma “minore”. Before Chartres affronta invece il tema dei “grandi” portali del medioevo, e lo riassume, come in un viaggio – finalmente “su carta” – in un volumetto prezioso, dedicato ai suoi lettori più affezionati. Lo si trova qui: DIECI grandi PORTALI ROMANICI.

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La Borgogna romanica – da Autun a Tournus, da Vézelay a Cluny a Berzé-la-Ville – è ora un delizioso volumetto, densissimo di meraviglie, che mette insieme gli appunti di viaggio di Before Chartres: LA BORGOGNA romanica IN SEI GIORNI.

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All’Alvernia, regione antica della Francia centrale, è dedicato un nuovo splendido volumetto. Si intitola LE NOVE PERLE (e le altre meraviglie) DELL’ALVERNIA ROMANICA e raccoglie tutti insieme i numerosi articoli che il blog Before Chartres ha dedicato ad una terra magica, ricca di grandi architetture absidali e di bellissimi capitelli.

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3 pensieri su “I ricchi doni del portale di Saintes (rivelati solo a chi lo sa osservare)

  1. Fausto Sandri (da Fb):

    Ho partecipato ai festival di Saintes e devo dire che l’atmosfera è davvero bellissima. I programmi sono sempre di alto livello e i partecipanti ne possono godere nel modo migliore. Anche l’abbazia ci mette del suo perché è un luogo pieno di sole e di arte, soprattutto con il suo portale che bene illustrate in questo articolo.

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  2. Avatar di Paolo Salvi Paolo Salvi

    Un edificio molto interessante l’Abbaye-aux-Dames di Saintes nel Poitou-Charentes, che come molte chiese della regione ha la caratteristica di avere la navata coperta da cupole in asse, come da noi in Puglia ed è una consonanza che sorprende perché se ne ignorano i motivi.
    Particolarissimi anche i portali, così ridondanti di figure apparentemente realizzate in serie negli archivolti, ridondanti e stordenti di primo acchito. Ma addentrandoci nell’osservazione degli stessi con una descrizione appassionata e puntuale, finalmente riusciamo a distinguerne le figure e coglierne il valore intrinseco.
    Ci sono altri portali simili in Francia, ma quello che mi ricordano di più e quello spagnolo di Uncastillo, in Aragona, anch’esso con archivolti multipli e intensamente figurati.

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