Moarves e Carrión, sfida tra i “fregi”

E’ impossibile resistere alla tentazione: i due “fregi” scolpiti di Moarves e di Carrión sono così simili tra loro – al centro il Cristo in gloria tra i Viventi, ai lati sei apostoli per parte in piedi sotto un porticato – che non si può parlare dell’uno senza fare riferimento all’altro. E senza confrontarli, e senza chiedersi quale collegamento ci sia tra le due opere, quale venga prima e quale dopo. Ed è inevitabile, alla fine, farsi la domanda scorretta, cioè quale, tra i due fregi gemelli, sia il più riuscito.

Diciamo subito che si tratta di opere databili entrambe alla fine del XII secolo, in una terra, la regione di Palencia, nel nord della Spagna, straripante di arte romanica. Metterle a confronto anche osservandole direttamente è facile, per chi è in zona: le cittadine di Moarves de Ojeda e Carrión de los Condes si trovano a meno di due giorni di cammino l’una dall’altra, cosicché oggi, spostandosi in auto, si possono visitare entrambe nel giro di un’ora o poco più. Facile è anche osservare i due fregi – quello di Moarves sulla chiesa di San Juan, quello di Carrión sulla facciata del “Santiago” – stando comodamente a casa propria: si tratta di opere molto amate dagli appassionati del medioevo, e quindi di immagini, di entrambe, è pieno il web – tanto che anche Before Chartres pesca dalla rete, a supporto delle sue proprie foto -.

Il fregio di Moarves (fotopalenciaturismo.es, elab.)
Il fregio di Carrión de los Condes (foto: PMRMaeyaert, elab)
Moarves, il fregio e il portale al tramonto

Le similitudini, ad uno sguardo iniziale, sono molte ed evidenti: l’impostazione complessiva è la stessa, dicevamo, e molto simile è il decoro del porticato sopra gli Apostoli; quanto al gruppo del Salvatore circondato dal Tetramorfo, si somigliano tantissimo la mandorla intorno al Cristo, certi dettagli del suo abito, specie sul collo e sul petto, la sua posa e quella dei quattro Viventi – si guardi con attenzione, in particolare l’angelo che rappresenta Matteo -.

Ad uno sguardo più ravvicinato, non sfugge una complessiva differenza nello stile scultoreo. In generale, il fregio di Moarves de Ojeda, tutto realizzato dalla stessa mano o dallo stesso atelier, pur essendo di altissima qualità ha un che di ingenuo: è vivace e appassionante, ma per certi aspetti, come ad esempio la stesura dei manti e delle pieghe, e i capitelli tra gli apostoli, conserva un tratto semplice, che il colore rosso della pietra avvicina a certe sculture in legno dell’arte popolare.

Carrión de los Condes

A Carrión de los Condes, invece, la scultura risulta più raffinata che mai: i volti e i panneggi possono essere paragonati a quelli delle opere più preziose dell’arte romanica, tra cui l’Isaia di Souillac, le sculture in piedi del trumeau di Moissac, la vorticosa lunetta di Charlieu. Notevolissima è la cura dei dettagli: le bellissime pagine che romanicoaragones.com dedica a queste opere evidenziano giustamente, al riguardo, i capitelli che reggono le due ali di portici, alcuni dei quali sono di una finezza inattesa. Purtroppo il fregio di Carrión è stato oggetto di fanatismo, molte parti sono state danneggiate e alcune delle teste degli apostoli sono state addirittura staccate: difficile quindi stabilire se anche qui a lavorare fu un’unica mano o se al fregio contribuirono artisti diversi.

Il Salvatore e i Viventi a Moarves (palenciaturismo.es, elab.)
Il Salvatore e il Tetramorfo a Carrión (José Luis Filpo Cabana, elab.)

Gli apostoli nelle ali del fregio, infine. Si diceva che quelli di Carrión sono stati danneggiati; però alcuni dei volti rimanenti sono davvero belli, e hanno la stessa finezza cha ha il volto del Salvatore al centro. Anche a Moarves, giustamente, i volti sono trattati in coerenza con quello del Cristo: qui poi risalta la vivacità dei corpi e delle posture, tutte differenti, e più che davanti a statue, parrebbe di essere davvero in dialogo con i dodici discepoli prediletti di Gesù.

Si potrebbe concludere – anche se al riguardo García Omedes è di parere opposto – che il fregio di Moarves, pur certamente datato all’ultimo quarto del XII secolo è di un po’ precedente, e che quello di Carrión de los Condes è più tardo: la sua eleganza prorompente contiene in alcune parti accenti del manierismo già gotico. Oppure è vero il contrario: e cioè che a Moarves un artista meno dotato, più popolare e anche per questo ancora fieramente romanico, ha copiato a modo suo l’opera da poco realizzata nella vicina Carrión da un artista di grandissimo valore sì, ma già innamorato degli stilemi nuovi provenienti dalla Francia.

Probabilmente, non serve specificare per quale tra i due fregi, se si sfidassero in gara, tiferebbe Before Chartres.

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Va detto che unaltra similitudine unisce i due fregi, quello di Carrión e quello di Moarves: ad entrambi infatti risponde, più in basso, il portale vero e proprio, con ampi archivolti; e sia nella chiesa di San Juan che nel “Santiago” il portale presenta elementi scultorei particolarmente interessanti. Nella prima chiesa, a Moaerves, sono infatti molto belli i capitelli che reggono gli archivolti: merita attenzione, soprattutto, la serie di sinistra, dove si incontra un susseguirsi di figure, tra cui spicca un Sansone che smascella il leone (mentre questo però mangia il braccio di un altro personaggio, che a sua volta infilza la fiera). Nel portale di Carrión, invece a risultare notevolissime sono le figure che, a raggiera, decorano l’archivolto, che rappresentano personaggi al lavoro, e su cui Before Chartres ha già concentrato il proprio sguardo. 

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Before Chartres affronta il tema dei “grandi” portali del medioevo, e lo riassume, come in un viaggio – finalmente “su carta” – in un volumetto prezioso, dedicato ai suoi lettori più affezionati. Lo si trova qui: DIECI grandi PORTALI ROMANICI.

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La Borgogna romanica – da Autun a Tournus, da Vézelay a Cluny a Berzé-la-Ville – è ora un delizioso volumetto, densissimo di meraviglie, che mette insieme gli appunti di viaggio di Before Chartres: LA BORGOGNA romanica IN SEI GIORNI.

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All’Alvernia, regione antica della Francia centrale, è dedicato un nuovo splendido volumetto. Si intitola LE NOVE PERLE (e le altre meraviglie) DELL’ALVERNIA ROMANICA e raccoglie tutti insieme i numerosi articoli che il blog Before Chartres ha dedicato ad una terra magica, ricca di grandi architetture absidali e di bellissimi capitelli.

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2 pensieri su “Moarves e Carrión, sfida tra i “fregi”

  1. Magda Viero (da Fb):

    La parola moarves deriva da mozarabes, le popolazioni cristiane che vivevano sotto il dominio musulmano. Dedicata a San Giovanni Battista. I capitelli citati sono un misto di storie sacre e profane. Maestranza locale che usa materiale delle cave castigliane il cui terreno ferroso permette questo colore rossastro.

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