Sulle tracce del misterioso “trimorfo”

Diffusa, diffusissima nell’arte romanica è la figura del Tetramorfo; il “trimorfo” invece appare di rado, un po’ si nasconde, ed è molto più difficile da spiegare. Per Tetramorfo si intende la rappresentazione contemporanea dei quattro – “tetra” – simboli degli Evangelisti: l’aquila di Giovanni, il leone di San Marco, l’uomo/angelo di Matteo, e il toro (o il bue) che rappresenta Luca; al “trimorfo”, quando appare, manca una figura, sempre quella: ci sono l’aquila, il leone, l’uomo/angelo… ma non c’è il toro di Luca.

Il pulpito di Canosa

Dove sta, dove vive, dove abita il “trimorfo”? Contrariamente al Tetramorfo, che si incontra, nel tempo romanico, un po’ dappertutto – intorno al Cristo in Gloria nelle absidi e nei portali, sui pulpiti, sulle architravi, sulle copertine degli evangeliari, sulle volte quadripartite… – gli esemplari di “trimorfo” conosciuti sembrano avere un solo habitat: stanno sui lettorini dei pulpiti, e presiedono, quindi, il luogo principe della proclamazione della Parola. Il lettorino, peraltro, è il luogo più adatto per rappresentare i simboli degli Evangelisti, così che in diversi pulpiti – si pensi ad esempio a quello di Moscufo, o a quello di Cagliari, o a quello di San Giulio d’Orta – li troviamo scolpiti, come dicevamo poc’anzi, tutti e quattro. Però in alcuni amboni, di simboli ce ne sono solo tre, e a mancare, in questi “trimorfi”, è sempre il simbolo di Luca. Vediamo un’aquila, un uomo e un leone nel pulpito arcaico della pieve di Gropina*, nel lettorino di Accettus a Monte Sant’Angelo, e in quello altrettanto antico dell’ambone di Canosa; la stessa terna, con il toro assente, fa bella mostra di sé nell’ambone di San Miniato al Monte a Firenze, del XII secolo avanzato.

Il pulpito di Monte Sant’Angelo
San Miniato a Firenze

Da dove viene, il “trimorfo”? Che significato ha? Abbiamo trovato in letteratura due possibili spiegazioni. La prima ipotizza che il “trimorfo” dei lettorini liturgici sia un simbolo “provvisorio”, che attende il lettore, cioè, e si completa, diventando un Tetramorfo, quando il lettore è sul pulpito. Secondo questa interpretazione, i tre evangelisti Giovanni, Marco e Matteo sono stabilmente rappresentati dai loro simboli scolpiti; mentre Luca appare a completare la quaterna quando il lettore, con la sua voce, declama la parola. “Per quanto riguarda il Vangelo di Luca – scrive Antonio Leone in un suo saggio sull’iconografia degli evangelisti – (…) la presenza inoltre dei cantici che cantano le lodi di Gesù Cristo, come il Magnificat di Maria, il Gloria in excelsis degli angeli di Betlemme e il Nunc dimittis di Simeone, costituisce un rimando preciso alla capacità canora e orante dell’uomo che tradizionalmente l’astrologia associa all’analogia toro-gola-voce-canto”.

Il pulpito di Gropina e, sotto, il lettorino di Salerno

Una seconda spiegazione porta a vedere nella sovrapposizione delle figure leone-uomo-aquila non più un Tetramorfo privo della quarta figura, quella del toro, ma una rappresentazione dell’ascesa dell’animo umano grazie all’ascolto della Parola. Il leone, l’uomo e l’aquila che appaiono impilati nei lettorini non sarebbero quindi simboli degli evangelisti: rappresenterebbero invece la natura selvaggia e bruta (il leone in basso) su cui l’uomo si erge arricchendo il proprio animo con l’insegnamento dei testi sacri, e poi viene addirittura tratto verso il cielo dall’aquila che lo afferra e lo innalza**. Ebbene, è certo che alcuni lettorini perseguono proprio questa rappresentazione: si guardi quello dell’ambone di Salerno, dove l’uomo al centro si erge su due fiere avvinghiate – sono appunto il simbolo della natura primigenia, la quale continua ad insidiare l’animo umano sotto forma di un serpente – e poi è ghermito dell’aquila che lo sovrasta. Ma siamo di fronte, possiamo dire, ad un modello diverso, preciso, con l’aggiunta di elementi chiarificatori. Siamo di fronte, in altre parole, ad una iconografia complessa dell’innalzamento dell’animo umano, che è altra cosa rispetto al “trimorfo” da cui siamo partiti.

Il quale esiste, ed è, appunto, qualcosa di diverso. Non può rappresentare infatti l'”innalzamento dell’anima” il pulpito di Monte Sant’Angelo, dove la testa del leone sta in alto. E anche il pulpito di San Miniato, che pure presenta dal basso in su il leone, l’uomo e l’aquila, non contiene alcun elemento ulteriore, descrittivo o esplicativo, paragonabile a quelli del lettorino di Salerno, che faccia pensare ad un ascesa dal disordine naturale all’elevazione spirituale.

I capitelli di Saint-Ursanne: il simbolo di Luca sta da solo, gli altri tre insieme

Il “trimorfo” esiste. Esiste una rappresentazione collegata decisamente al tema della Parola, che presenta tre dei simboli degli Evangelisti ed esclude sempre Luca. Esiste, il “trimorfo”, anche se non abbiamo certezza del suo significato. Before Chartres è rimasto sorpreso, ed ha subito pensato al “trimorfo”, quando ha visto i due capitelli che rappresentano gli evangelisti nel portale di Saint-Ursanne, in Svizzera: là, infatti, su due capitelli affiancati, stanno stretti insieme sul primo il leone di Marco, l’uomo-angelo di Matteo e l’aquila di Giovanni; sul secondo si trova invece, solo soletto, il toro di Luca. E ancora non basta. Ci sovviene un altro luogo sacro del romanico in cui il Tetramorfo è rappresentato in modo strano, e uno dei quattro simboli sta in disparte: questo luogo è la tribuna in marmo rosa nel priorato di Serrabona – ricordate? -, e se andiamo a controllare… l’animale-evangelista messo ai margini è di nuovo il toro-Luca.

La tribuna di Serrabona. Il simbolo del toro sta, da solo, sulla destra

Chissà se queste ulteriori e sorprendenti rappresentazioni degli evangelisti, questi altri due “trimorfi” scolpiti, potranno aiutare a capire che razza di animale è, questa figura trina, e potranno spiegarci come mai accadde, nel tempo romanico, che tre degli evangelisti fecero comunella escludendo il quarto. E perché l’escluso fu sempre Luca.

* In un precedente articolo Before Chartres ha già spiegato che forse nel pulpito di Gropina il toro di Luca c’è. E però, comunque è nascosto, comunque è eccentrico rispetto al “trimorfo”: anche qui gli altri simboli degli evangelisti sembrano fare parte per loro stessi, ed isolarlo.

** Si legga in proposito il saggio di Giovanni Serafini, “Il pulpito di San Miniato al monte. Una riflessione sul ‘trimorfo'”, che ci ha segnalato, insieme ad altri testi sull’argomento, l’amico sapiente Luca Giordani.

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Le storie della Bibbia hanno ispirato e guidato gli artisti romanici. Before Chartres ne ha descritte molte nei suoi articoli, e ha raccolto le più affascinanti in un volumetto pieno di fede, di sapienza e di stupore, che trovi qui: STORIE della Bibbia NELL’ARTE ROMANICA.

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3 pensieri su “Sulle tracce del misterioso “trimorfo”

  1. Avatar di Paolo Salvi Paolo Salvi

    Non sembra molto convincente la prima teoria sul trimorfo e poco più la seconda. Mancano infatti più numerosi riscontri che avvalorino le due teorie, ché quelli proposti appaiono ancora occasionali e alquanto differenti tra loro.
    Così nell’amato esempio di Serrabone non è poi così marginale il toro di Luca, esattamente giustapposto all’angelo di Matteo sulle reni di un’arcata. Se è vero che gli altri due simboli sono strettamente affiancati, angelo e toro sono entrambi più lontani, per cui l’esempio non convince.
    Servono studi e ricerche più approfondite per una casistica davvero pregnante.

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