Serós: l’Ave Maria scolpita due volte?

Tra le tante storie affascinanti di cui il tempo romanico è ricco, una, poco nota perché nascosta ai visitatori frettolosi, racconta, a prima vista, di un’Annunciazione ripetuta due volte. Siamo nella stanza segreta della chiesa abbaziale di Santa María, nella cittadina di Santa Cruz de la Serós, in Aragona: qui, in quest’aula che sovrasta la navata, rifugio riservatissimo delle monache, un capitello ha attirato l’attenzione degli studiosi: li ha colpiti per la sua bellezza – è certamente opera del maestro di Doña Sancha, autore di altre opere più note a Jaca e a Huesca – ma soprattutto perché sembra rappresentare due volte la scena dell'”Ave Maria”, l’incontro cioè tra l’arcangelo Gabriele e la giovane che stava per concepire il Bambino.

La faccia principale, con l’annuncio a Maria
Il secondo dialogo sul lato breve

Lo schema del capitello è semplice: tutta la faccia principale è dedicata alla visita dell’angelo alla Madonna; sul lato sinistro che si appoggia al muro, sta un uomo seduto, solo e pensoso, comunemente identificato in Giuseppe, colui che per effetto dell’annuncio, si scoprirà padre di un figlio non suo; sull’altro lato breve, opposto, due personaggi, un angelo e una donna, dialogano in quella che la critica ha fin qui interpretato come una riproposizione dell’Annunciazione, o meglio come un secondo momento dello stesso episodio. Secondo Angel San Vicente, il maestro di Doña Sancha avrebbe rappresentato nel suo capitello entrambe i passaggi del dialogo: sulla faccia principale quello in cui il messo divino annuncia la Buona Novella del concepimento, e sull’altra, più piccola, quello in cui l’angelo risponde alla sorpresa, e al dubbio iniziale di Maria, argomentando meglio la sua ambasceria. Leggiamo il racconto di Luca, nel primo capitolo, perché ci aiuterà:

(…) l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: “Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te”. A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù (…)”.
Allora Maria disse all’angelo: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”. Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra (…). Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio”. Allora Maria disse: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. E l’angelo si allontanò da lei.

È stato un dialogo in due fasi, potremmo dire, quello tra l’angelo e la Madonna. E il capitello di Santa María lo rappresenta in modo esteso, con due scene in successione; intanto Giuseppe resta pensoso in disparte. L’iconografia “doppia” dell’annuncio a Maria, anche se rara, troverebbe riscontro, secondo i sostenitori di questa lettura, nella tradizione teologica orientale.

La chiesa abbaziale con la torre possente

Una diversa interpretazione, forse ancora più affascinante, è stata proposta dal blog ROMÁNICO DIGITAL in un articolo tutto dedicato al nostro capitello. Secondo il blog, dato per assodato che la scena centrale è un’annunciazione, ai lati compaiono invece personaggi differenti. A sinistra l’uomo che medita non sarebbe Giuseppe, ma Zaccaria, il sacerdote sposo di Elisabetta, la cugina di Maria anch’essa gravida per volere divino o nonostante l’età avanzata. Nel lato opposto, la donna che dialoga con l’angelo sarebbe appunto Elisabetta, a cui il messo divino sta profetizzando la nascita di Giovanni, che diventerà “il Battista”. Quella dell’incontro di Gabriele con la cugina di Maria è un’iconografia più unica che rara – il testo di Luca dice che a ricevere l’annuncio della nascita di Giovanni fu il vecchio Zaccaria – e però Elisabetta e la sua gravidanza miracolosa non sono assenti dalla scena dell’Annunciazione, e anzi vengono “evocate” proprio dall’arcangelo nel suo dialogo con la Vergine, che abbiamo appena riletto.

Ci sono motivi formali per dire che la donna del secondo dialogo è Elisabetta, e non Maria? Sì, a seguire ROMÁNICO DIGITAL, e più d’uno. La donna rappresentata sul lato breve non avrebbe, e in effetti non ha, l’eleganza e la nobiltà che si addice alla Madonna; ha i capelli sciolti, mentre Maria nella faccia principale del capitello li porta raccolti; infine il gesto della seconda donna del capitello non sembra quello di chi risponde con una piena disponibilità, ma anzi sembra esprimere semmai, di fronte all’idea della gravidanza, sconcerto e timore, sentimenti che ben poté provare proprio Elisabetta, conscia della sua età non più compatibile (salvo miracoli, appunto) con il concepimento, con il parto, con le fatiche della maternità.

Sull’altro lato breve, l’anziano che medita

Se la seconda donna è Elisabetta, l’uomo seduto può ben essere Zaccaria, suo sposo, e non Giuseppe. Nell’articolo di ROMÁNICO DIGITAL si osserva che il ramo che gli è stato scolpito al fianco non sembra affatto una verga fiorita, attributo tipico del falegname di Nazareth, ma è evidentemente una palma, segno del martirio; non compete a Giuseppe, la palma, ma si addice perfettamente al vecchio sacerdote sposo di Elisabetta, che morì martire, poiché fu ucciso durante la strage degli Innocenti.

In un secondo articolo il blog ROMÁNICO DIGITAL ha sottolineato, inoltre, la particolare l’espressione di questo anziano meditabondo, che sembra avere la lingua fra le labbra. Se così fosse, si potrebbe concludere che chi scolpì il capitello intese rivelarci anche attraverso questa smorfia che quell’uomo è Zaccaria. “Ci mostra una bocca la cui lingua non può articolare parola – si legge in ROMÁNICO DIGITAL – perché l’angelo che gli ha annunciato la nascita del figlio Giovanni lo ha lasciato muto”. Siamo ritornati al racconto di Luca, che fa dire all’arcangelo Gabriele: “Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a tempo debito”.

La tesi espressa da ROMÁNICO DIGITAL è certamente suggestiva: mentre rimandiamo ai due articoli citati per un ulteriore approfondimento, salutiamo questo capitello così enigmatico – e così difficile da vedere e fotografare – proprio come fa il blog spagnolo, con un ultimo sguardo, cioè, all’anziano silente, un personaggio muto che è stato però in grado di parlare, rivelando il suo segreto a chi ha saputo osservarlo con occhi attenti e profondo ascolto.

Il volto e la strana bocca di Giuseppe/Zaccaria.

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Non c’è, questo pezzo notevolissimo, nel volumetto sui capitelli romanici che Before Chartres propone, finalmente “in carta”, ai suoi lettori più fedeli. E però ce ne sono altri dodici – anzi, per la verità ce ne sono altri quattordici – che hanno la pretesa di essere altrettanto belli. Vedere per credere. Qui: DODICI splendidi CAPITELLI ROMANICI

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5 pensieri su “Serós: l’Ave Maria scolpita due volte?

  1. Magda Viero (da Fb):

    Un grande esempio di romanico aragonese. Con movimento tondeggiante. Soares in tardo latino: Monastero delle Sorelle. Le annunciazioni sono quelle della cugina Elisabetta (Zaccaria muto perché non credette all’annuncio che Adonai gli fece) e poi quello a Maria.

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  2. Per quel che vale, io trovo molto pertinente e anche poggiante su solide basi iconografiche (a loro volta scritturali) l’interpretazione che fa ROMÁNICO DIGITAL del capitello apparentemente “doppio”, senza contare che come tu ci insegni, i capitelli e i bassorilievi, prima ancora degli affreschi, ci “raccontano storie” nella loro dinamica e progressione, nel loro susseguirsi degli avvenimenti nella Storia della Salvezza.
    Quindi più che un “repetita iuvant” – due annunciazioni – un racconto che va da Elisabetta a Maria, così come nelle Sacre Scritture.

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