Gesù tra i dottori, nel bene e nel male, negli affreschi ritrovati a Lambach

Cambiano, le opinioni degli uomini; anche i giudizi dei più saggi mutano, e ancor più facile è che si modifichi nel tempo l’opinione, anche quella dei sapienti, riguardo a chi assume un ruolo pubblico, come accadde a Gesù.

La sala affrescata

In un grande affresco, nel ciclo troppo poco noto dell’abbazia di Lambach, ci viene narrato, in segni e colori, un episodio del Vangelo notevole eppure rappresentato raramente nel tempo medievale: vediamo infatti Gesù, giovanissimo, circondato dall’ammirazione dei dotti del suo tempo. La premessa di questo quadro edificante, in cui un fanciullo eccelle tra gli adulti e riceve onore, è in realtà, come tutti sappiamo, una disobbedienza. “I suoi genitori – racconta il secondo capitolo del Vangelo di Luca – si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l’usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero”. Vedremo dal seguito della narrazione di Luca – e il grande dipinto di Lambach lo mostra compiutamente – che il Figlio dell’uomo, poco più che un bambino, si era fermato nel tempio, luogo sacro e centrale della fede del popolo ebreo, ad ascoltare i dottori che là insegnavano, e a confrontarsi con loro.

Sappiamo che i genitori lo cercarono a lungo nella carovana che da molte ore aveva lasciato Gerusalemme, e che furono infine costretti a tornare indietro. Giunti di nuovo in città, pieni d’ansia, a lungo vagabondarono per le vie e le case. L’esito della vicenda è tutto riassunto nell’affresco di Lambach, che ci restituisce precisamente quanto narrato dal Vangelo:

Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero le sue parole.

Gesù ritrovato nel Tempio

Guardiamo Maria che, visto finalmente il ragazzo che credeva perduto, lo indica e si volge verso Giuseppe, quasi a cercare nello sposo conforto, quasi a pretendere una spiegazione per quanto accaduto, che non sa giustificare. Ma guardiamo – questo aspetto ci interessa in modo particolare – come i dottori del tempio circondano questo ragazzo sapiente. Non è strano che sia lì in mezzo a loro, che in realtà intorno ai dodici anni tutti i figli degli ebrei osservanti affrontavano, come un rito di passaggio, un momento di confronto con i rabbini, per certificare e rafforzare la propria appartenenza alla comunità. È sorprendente invece il modo con cui il ragazzo di Nazareth tiene testa alle domande e alle argomentazioni dei dotti del tempio, e addirittura, pur avendo solo dodici anni, pur essendo il figlio di un falegname, si propone in mezzo a loro come maestro autorevole. Ammirati di fronte ad una sapienza dalle origini misteriose, i saggi si chinano verso il fanciullo, quasi lo abbracciano: il dialogo intenso e appassionato tra gli anziani e il Figlio dell’Uomo è tutto riassunto nel gioco degli sguardi che tutti insieme si rivolgono a Lui, lo cercano, lo comprendono pur nella sorpresa.

Gesù fanciullo tra i dottori nel tempio (foto stift-lambach.at)

Ma la benevola opinione, si sa, non dura a lungo, e non dura a lungo l’ammirazione per chi esce dal gregge. E non è certo a caso che il frescante di Lambach – che dipinge alla fine dell’XI secolo – propone nell’ampio quadro sottostante un altro incontro tra Gesù e i sapienti della comunità, dipingendo la guarigione dell’indemoniato. La scena è il clima mutano radicalmente: il Cristo, che pure anche in questa occasione opera meraviglie, è ora in piedi in una solitudine che sa di abbandono; i saggi che un tempo ne riconobbero le rette e giuste opinioni, ora si ritraggono dalla sua figura, e alla destra e alla sinistra del messia che ora spaventa, quasi sembrano coagularsi tra loro come gocce d’olio sul pelo dell’acqua.

Lambach, la parete con le due grandi scene (foto stift-lambach.at© THE BEST Kunstverlag)

Anche le persone più sagge, riguardo a questo inatteso profeta, hanno cambiato opinione radicalmente. Un altro passo del Vangelo (Giovanni, capitolo 10) ci racconta che dopo aver compiuto un altro miracolo, e dopo aver provato a spiegare da dove gli venga il potere di operare guarigioni – “Io e il Padre siamo una cosa sola” – quegli stessi Giudei che lo avevano ascoltato ammirati, questa volta “portarono di nuovo delle pietre per lapidarlo”. 

Gesù rispose loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». (…)  Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani.

Gesù e i dottori dopo il miracolo dell’indemoniato

Cambiano, le opinioni degli uomini e anche i giudizi dei più saggi mutano. Da Lambach, l’imponente ciclo di affreschi ci ricorda con quanta rapidità si insinuano nell’animo umano invidia, diffidenza e paura: ciò che vediamo di nuovo e di bello ci sembra ammirevole solo fino a quando resta, in sostanza, inoffensivo; ma quando poi questa novità e questa bellezza crescono e si rivelano potenti, e compiono miracoli, intorno ad esse si fa il vuoto, e contro di esse si coagulano i cuori induriti. E gli sguardi degli astanti, proprio come accade a Lambach nel passaggio tra una scena e l’altra, da ammirati e partecipi si fanno perplessi e sospettosi. Poco tempo ancora e saranno avversi e pieni di livore. E subito le mani si armerannno di pietre.

Gesù isolato tra i Giudei (foto stift-lambach.at)

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4 pensieri su “Gesù tra i dottori, nel bene e nel male, negli affreschi ritrovati a Lambach

  1. Avatar di Paolo Salvi Paolo Salvi

    Eccezionali gli affreschi conservati nell’abbazia di Lambach, nell’Alta Austria, un abbazia fondata intorno al 1040 e ancora poco conosciuta. Una vasta decorazione pittorica relativa al Nuovo Testamento che è rimasta celata per secoli sotto un ispessimento murario barocco e riscoperta solo nel 1959. Lo stile richiama la pittura bizantina dell’XI secolo (monastero di Hossios Lucas in Grecia), ma ha affinità con altre opere in ambito germanico e non solo del XII secolo (San Pietro al Monte a Civate).

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