Questa è la storia di un complesso romanico che per molti secoli si propose come “nuova Gerusalemme”, e lo fece senza pagare pegno; ma fu invece spietatamente punito quando provò a fare ombra a Roma.
Siamo a Bologna, e il complesso è quello di Santo Stefano, un agglomerato – quasi un labirinto – di chiese e chostri e cappelle, di grande interesse e dalla storia altrettanto intricata. Diremo qui di due delle chiese del complesso – le più interessanti, peraltro, dal punto di vista dell’arte romanica – protagoniste di due diversi tentativi di imitazione e di… concorrenza: la chiesa “del Sepolcro” e la chiesa (falsa) di San Pietro.

L’interno della chiesa “del Sepolcro”
La chiesa “del Sepolcro” ripropone a Bologna un progetto realizzato più volte nell’Europa medievale: quello cioè di offrire ai fedeli una riproduzione della santa sepoltura venerata a Gerusalemme, perché possano pregare sulla tomba di Gesù senza per forza recarsi in Terra Santa. La chiesa, come è tradizione in questi casi, è a pianta centrale. Al perimetro esterno ottagonale si sovrappone un tiburio di dodici lati, che contiene la cupola. All’interno, un ampio deambulatorio delimitato da dodici colonne, e un nucleo centrale costituito da una riproduzione del Sepolcro, su cui si addossano un pulpito e una balaustra. Due volte, quindi, questa chiesa imita il Santo Sepolcro: dapprima nella sua forma esterna, con la tipica pianta centrale che richiama l’originale – e che è adottata dal Santo Sepolcro di Pisa e dal Saint Sépulchre a Neuvy, per citare solo due altre chiese costruite ad imitazione del modello gerosolimitano – e poi con la riproposizione, all’interno, di un “nuovo Sepolcro”, a cui i fedeli posso accedere, come entrando nella sacra grotta.

La pianta del complesso di Santo Stefano
Come tutto il complesso di edifici religiosi in cui è inserita, la chiesa del Sepolcro ha una storia lunghissima. Si narra che a volerla edificare con questa finalità sia stato, nel V secolo, il vescovo Petronio, e che proprio lui, più volte pellegrino nei luoghi sacri, abbia dettato forme e misure per l’edificazione di quella che doveva essere una copia conforme di quegli stessi luoghi. Di certo, già un documento di epoca carolingia parla della chiesa bolognese definendola Sanctum Stephanum qui dicitur Hierusalem (“Santo Stefano che è chiamata Gerusalemme”).
Insomma: per tutto il lungo Medioevo – l’ottagono attuale è del XII secolo – il complesso bolognese si propose come alternativa più comoda al lungo viaggio verso la Terra Santa. E furono certamente moltissimi i pellegrini che, specie nei lunghi periodi in cui Gerusalemme fu poco accessibile a causa dei conflitti, per tutto il Medioevo ripiegarono su Bologna, dove ottennero indulgenze e gratificazione molto simili a quelle promesse dal vero Sepolcro.

L’interno della “falsa” San Pietro, ora Santi Vitale e Agricola
Un’altra chiesa del complesso di Santo Stefano è protagonista di un caso di “concorrenza” tra luoghi sacri, questo però conclusosi tragicamente: è la basilica ora detta dei Santi Vitale e Agricola, adiacente a sinistra all’ottagono del Sepolcro. Tutto iniziò quando in quest’altra basilica, in pieno XII secolo (ma secondo altri più avanti nel tempo) fu rinvenuto un misterioso sarcofago su cui era inciso il nome SYMON: “Su questo nome – scrive lo Stocchi – si cominciò ben presto a favoleggiare, identificando il cadavere con il Simone del Vangelo, nientemeno che san Pietro. L’intitolazione venne di nuovo mutata e la basilichetta, in precedenza chiamata Sant’Isidoro, diventò San Pietro, quasi a convalidar le voci. Così secondata dal clero locale, anche se non esplicitamente, la fandonia fece molto rumore e continuò a serpeggiare sottobanco per ben tre secoli prima di venire formalmente e violentemente smentita”.
Funzionava alla perfezione, l’accoppiata tra le due chiese, tra il (finto) Sepolcro e il (finto) corpo di san Pietro, principe degli Apostoli, colui che seguì Gesù, tra l’altro, fino ai luoghi della condanna e del supplizio. Ma se per secoli il complesso bolognese potè “sottrarre” pellegrini a Gerusalemme senza che nessuno obiettasse alcunché, Roma invece non tollerò di sapere che molti fedeli si fermavano a Bologna, e a Bologna, senza scendere fino alla città dei Papi, veneravano (o meglio: credevano di farlo) il corpo di san Pietro. Nel Medioevo avanzato, scrive ancora lo Stocchi, “l’ira di Roma esplose senza mezza misure. Papa Condulmer, Eugenio IV, scagliò l’anatema. La chiesa bolognese di San Pietro, che pretendeva di competere con quella omonima di Roma, fu scoperchiata nel tetto, murata nelle porte e nelle finestre, e riempita di terra: solo così il falso Pietro fu per sempre sbugiardato”.
La basilica rimase interrata e vietata per quasi un secolo. Fu poi “perdonata” dalla Santa Sede, e riabilita e riaperta con la dedicazione ai santi Vitale e Agricola. Oggi è una splendido esempio di romanico “lombardo”, almeno nella parte interna, non sfigurata dai restauri. Con la vicina rotonda, e con i restanti edifici, fa del complesso di Santo Stefano il cuore romanico di Bologna: la cui competizione con Gerusalemme e Roma, lungi dall’esaurirne l’interesse, resta però come tratto saliente e peculiare.

Santi Vitale e Agricola, le volte
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Oltre Bologna: nella vasta piana padana – la “Lombardia” medievale – dodici delle grandi chiese costruite nel tempo romanico competono in magnificenza, autorità e splendore. Before Chartres le osserva e ne descrive il cuore, in un nuovo delizioso volumetto: LE GRANDI “chiese di città” DELLA PADANIA ROMANICA.
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Gerardo Lonardoni (da Fb):
La Chiesa del Santo Sepolcro ospita un altare interessantissimo su cui tempo fa scrissi un articolo. L’altare infatti mostra un profondo simbolismo esoterico collegato alle “due vie”, esoterica ed exoterica.
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Anna Maria Nofri (da Fb):
Tutto il complesso delle varie chiese è molto interssante e suggestivo, con richiami a Ravenna ; la chiesa detta di San Pietro colpisce per lo stato di vetusto abbandono
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Roberta Lilliu (da Fb):
Interessante! Grazie mille.
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Ernesto Mozzi (da Fb):
Hanno riaperto la parte che è qua in foto??? Perché io l ho sempre visitata entrando dalla porta del Santo Sepolcro, ma a giugno 2017 l’ho trovata chiusa.
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Da quel che so, la Basilica dei Santi Vitale e Agricola è stata sprangata e chiusa dal Papa alla fine del Quattrocento – come spiega il post di Before Chartres – ma già un secolo dopo Roma concesse che fosse riaperta… 🙂 Scherzi a parte, sarò fortunato, ma l’ho trovata aperta vent’anni fa, e di nuovo in questi giorni.
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Daniele Pascale (da Fb):
Tranquilli, è sempre aperta, a meno di chiusure temporanee per celebrazioni liturgiche o piccoli lavori. Niente più terra né porte murate! 😉
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Angela Ruta (da Fb):
Molto interessante, grazie!
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Anna Profumi (da Fb):
Grazie Giulio. Post molto interessante.
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Nicola Nobili (da Fb):
Ancora oggi alcuni vecchietti credono che il corpo di San Pietro sia sepolto a Bologna e non a Roma. A dare a questa leggendocola una parvenza di verosimiglianza c’è il fatto che nell’antichissima cripta di San Zama si trova un’incisione su una colonna, che reca il nome di Pietro Presbitero, e che risale al I secolo. In quel periodo i presbiteri erano pochi e che sia una coincidenza è abbastanza improbabile, per cui certi storici credono che Pietro sia passato di lì sulla strada verso Roma, dove fu martirizzato. Da qui a dire che il suo corpo sia a Bologna, ovviamente, ce ne passa…
Vale la pena anche un accenno al fatto che la Chiesa del Santo Sepolcro sorga sul luogo di un più antico tempio dedicato a Iside, tant’è che vi si trova una sorgente d’acqua, usata per quel culto, che è stata poi ribattezzata “Acque del Giordano” quando si è deciso che quella chiesetta doveva diventare un simbolo della Santa Gerusalemme.
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Exl Lama (da Fb):
Bellissimo articolo!
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Leggo e rileggo queste note che trovo interessantissime. Ho il privilegio di abitare in prossimità della chiesa di Santo Stefano, ed ogni volta che la visito rimango ammirato da ogni sua pietra.
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Lavinia Fontana (da Fb):
È la “mia” chiesa. Lo dico da bolognese, ovviamente. Ci entro tutte le volte che posso e sento sempre la sua magia. Venite a Bologna e capirete. Tutto il complesso è un po’ colo labirinto mistico. Poi si esce sulla piazza, ed è come varcare le soglie del Paradiso. Grazie per l’articolo ineccepibile. ❤️
L’ira di Roma più volte si è scagliata contro la chiesa di Bologna. Il cantiere di San Petronio fu bloccato dal Vaticano, prima che il progetto fosse terminato. Non poteva superare San Pietro con le sue dimensioni.
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Cleo Di Grazia (da Fb):
Bravissimo, bello il commento, spettacolare il sito
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Teglia Augusto (da Fb):
Grazie della descrizione e dell’indicazione del testo. Tutte le volte che mi sono recato a Bologna non ho mancato di visitarle ma è la prima volta che leggo dettagliatamente una descrizione del sito e della storia,
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Le sette chiese di Santo Stefano. Ho uno splendido libro che ne narra la storia e l’evoluzione.
Davvero il luogo per me più affascinante dell’affascinante Bologna. Fascino ed accoglienza sublime in questa città, grande ma ancora a misura d’uomo.
Entri in Santo Stefano e sei subito preso dallo stupore, fai forse fatica a raccapezzarti nella lettura del monumento se non hai una chiara planimetria con te che ne mostri compiutamente lo sviluppo.
Un poco alla volta il tutto si dipana se accompagnato dalla lettura delle fasi storico-costruttive.
E immancabilmente ne esci estasiato e desideroso di tornarci.
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