Hanno fatto crescere un fiore, i costruttori romanici, sulle loro chiese più belle. E passando il testimone, hanno poi donato questo fiore nuovo agli architetti gotici. Nei suoi esiti più compiuti, infatti, la chiesa romanica si apre, nella parte conclusiva, come la corolla di un girasole: l’altare ne costituisce il nucleo centrale, e sul deambulatorio che si distende attorno ad esso, nuove absidi gemmano ordinate come petali. Il mirabile sistema strutturale – in termini tecnici, il “deambulatorio a cappelle radiali” – che arricchisce così la parte absidale delle grandi chiese dal XII secolo è il lascito più importante – insieme alla volta a crociera, alla facciata con torri e al pilastro composito – che l’arte romanica ha tramandato a quella dei secoli successivi.
Prima dell'”invenzione” del deambulatorio, la chiesa romanica termina solitamente con una o tre absidi, quella principale a conclusione della navata centrale, e le due minori di fronte allo sbocco delle navate laterali. Anche all’esterno, la curva delle tre absidi, quella centrale più ampia e più alta, le altre due più piccole e identiche tra di loro, è un elemento caratteristico. E in pianta, il lungo rettangolo della chiesa si conclude con le tre curve delle tre absidi, ciascuna delle quali dà compimento ad una navata.
Questa soluzione “ad absidi parallele” – che sono spessissimo tre, a volte anche cinque, e addirittura sette nel Monastero di Ripoll – presenta un limite, soprattutto all’interno della chiesa. Se è ovvio che nella navata centrale il procedere degli sguardi culmini nell’abside maggiore, e da lì all’altare, tutto ciò ha meno senso, invece, nelle navate laterali, dove anzi le absidi minori si propongono come uno specchio fallace, perché capaci di distogliere dal vero percorso verso l’abside maggiore e all’altare.

Bois-Sainte-Marie, il deambulatorio
E’ proprio l’invenzione del deambulatorio a risolvere ogni incongruità. Proponendosi come un corridoio che prolunga idealmente le navate laterali – parte infatti da una e termina poi nell’altra, dopo aver cinto con un percorso semicircolare il luogo dell’altare – il deambulatorio unisce ogni parte della chiesa, anche quelle minori, rendendola finalmente un corpo unico. Questo nuovo abbraccio della chiesa intera al proprio cuore avviene nella più sconcertante semplicità dentro la chiesa di Bois-Sainte-Marie, nel Brionnais settentrionale: qui, dove non esiste transetto, e dove ancora sul deambulatorio non si inseriscono absidiole, si intuisce già l’essenza pura della rivoluzione apportata dal deambulatorio stesso.
Ma poi, proprio per l’efficacia della soluzione, il deambulatorio si diffonde; su di esso si insediano via via, a raggiera, le absidi minori – tre, quattro, cinque – come cappelle ulteriori; e a partire da questa metamorfosi, tutta la zona orientale della chiesa romanica si articola in una complessità armoniosa: accade nella chiesa di Saint-Etienne a Vignory, e nella chiesa di Saint-Pierre a Chauvigny. In altri casi, le absidi intorno al deambulatorio convivono con quelle impostate sul transetto in modo tradizionale: accade, ad esempio, nella chiesa di St-Foy a Conques, e a Notre-Dame-du-Port a Clermont-Ferrand, e a Sant’Antimo e a Montecosaro per citare due esempi italiani.
Ci spiegano che il deambulatorio serve a far fluire le grandi folle di pellegrini all’interno della chiesa. Vero. Eppure è limitante attribuire ad esso una mera funzione logistica. Certo: il deambulatorio consente lo svolgersi delle processioni dei fedeli intorno all’abside, così importante nella liturgia monastica: “La partecipazione corporale della comunità monastica – scrive Duby – si esprimeva soprattutto con un corteo, simile a quello del popolo di Dio guidato da Mosè verso la Terra Promessa, e che Dio conduce verso la Gerusalemme celeste: la processione”. E se “all’epoca carolingia questo rito fondamentale aveva determinato la disposizione dei nuovi insiemi abbaziali” per tutto il tempo romanico “le esigenze della liturgia processionale imposero pertanto di aggiungere alle strutture della basilica altri corpi collaterali, di sviluppare il deambulatorio intorno al coro, di praticare numerosi svincoli e di aumentare la lunghezza della navata centrale” (Duby, G., L’arte e la civiltà medievale, pp. 87-88).
Ma al di là delle questioni logistiche, per due motivi – uno spirituale ed uno artistico – determinano il successo del deambulatorio.
In primo luogo esso assolveva ad un’aspirazione forte dello spirito romanico: rompeva cioè la barriera ideale tra lo spazio passivo della navata e quello sacro dell’abside. Incrociava fedeli e santi. Avvicinava le folle alle sacre reliquie e al loro potere taumaturgico. Permetteva ai fedeli di avvicinarsi all’altare, di affacciarsi ai simulacri esposti. Va immaginato pieno di sentimento magico diffuso, il deambulatorio; i fedeli lo percorrono in cerca della statua da toccare, nelle nicchia esterne, ma intanto guardano al centro, presi dall’ansia e dalla speranza di cogliere un segno, o di ricevere un prodigio, da quel presbiterio in cui si officia sulle ossa che guariscono molti.

Le absidi di Tolosa secondo Viollet-le-Duc
E ancora, nell’apogeo del romanico, la soluzione introdotta in nuce a Bois-Sainte-Marie si impone perché garantisce alla parte più sacra della chiesa una dinamicità mai prima espressa. Grazie all’articolazione costituita dal deambulatorio e dai petali che vi si innestano, anche nella parte orientale della chiesa penetrano il movimento, le forze, le crociere, il gioco dei pesi. Come nel resto dell’edificio, anche nella sua parte più sacra, il romanico ha saputo ormai risvegliare un intreccio mirabile di forze e di percorsi: “A questo punto, del resto, il culto delle reliquie e la necessità di circolazione dei fedeli che esso provoca – scrive Raymond Oursel commentando la pianta delle nuove articolate zone absidali – non sono più, in molti casi, una spiegazione sufficiente; le preoccupazioni di carattere funzionale scompaiono di fronte alla semplice evidenza che questa pianta è bella, armoniosa, pura e perfetta come un miracolo” (Oursel, R., Architettura romanica, p. 255).
E non a caso i costruttori in seguito la svilupperanno ulteriormente, questa pianta, fino agli imponenti e complessi “cori” che saranno il cuore vero delle immense cattedrali gotiche.

Montecosaro, le absidi di Santa Maria “a pie’ di Chienti”
Leggi anche: L’abside è un potente evidenziatore
A brief note: the Toulose apse as envised by Viollet Le Duc, is Romanesque, not Gothic.
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Certo che le absidi di St.-Sernin sono romaniche! Sono anzi uno dei capolavori del romanico compiuto, quanto appunto alla zona absidale. Sono quel “fiore” che il romanico consegna al gotico, e che poi il gotico elaborerà in modo differente, giocando su luce e altezza.
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L’ha ribloggato su DIAKOSMESIS.
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Aida Giovine (da Fb):
Interessante
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Paolo Salvi (da Fb):
Quando ho visto l’immagine ho pensato subito alla cattedrale di Tolosa, come in effetti si legge poi nel testo. In effetti le cappelle radiali, invenzione romanica, sono portate al loro massimo sviluppo con l’architettura gotica, prevalentemente in Francia.
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Penso che il deambulatorio nasca in seguito alla chiusura del coro. L’altare rimane compreso in un’area che è delimitata, verso l’ingresso, dal jubè, e nelle grandi chiese è chiusa anche dai lati. Si crea quindi una vera “chiesa dentro la chiesa”, un’area riservata in cui possono entrare solo i membri del capitolo. L’area al di fuori rimane esclusa, nasce quindi la necessità di permettere ai fedeli almeno la venerazione delle reliquie, che all’epoca doveva essere uno degli atti di devozione più importanti. Con l’eliminazione del jubè, e lo spostamento del coro dietro l’altare, tale struttura perde molto della sua ragion d’essere.
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Lorenzo Fusini (da Fb):
Vorrei fare una precisazione. La concezione dello spazio architettonico del deambulatorio con ambienti radiali affonda le sue radici nell’architettura romana, per poi continuare nell’architettura tardoantica e bizantina. L’antica basilica di San Sebastiano fuori le mura (basilica Apostolorum, IV sec.) terminava in un abside cinto da deambulatorio.
Inoltre lo spazio absidiale era reso invisibile ai fedeli dal tramezzo. Il presbiterio e ciò che vi accadeva era riservato ai soli religiosi. Spesso anche gli intercolumni del deambulatorio erano chiusi dal recinto del coro.
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Nel tempo romanico, il precedente dell’area absidale con deambulatorio può essere costituito anche dalla fusione di una chiesa basilicale con una rotonda collocata ad oriente, e poi fusa con la basilica stessa. L’esempio classico è la grande basilica di Saint- Bénigne a Digione, con la rotonda che sorgeva (e si conserva) ad occidente.
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Lorenzo Fusini (da Fb):
Spesso nel romanico si imitavano o si citavano elementi di architetture importanti per la cristianitá, prime fra tutti l’antica San Pietro e il Santo Sepolcro di Gerusalemme, che presenta appunto l’accostamento di corpo longitudinale e rotonda con deambulatorio. La basilica di Digione è un’importante riferimento al Santo Sepolcro. Il Duomo di Pisa ripropone le forme dell’antica San Pietro, mentre il battistero ancora una volta il S. Sepolcro. Queste sono architetture tardo antiche. Anche il Mausoleo di Costanza è cinto da un deambilatorio con piccole absidi radiali, e siamo ancora nel IV. Secolo. La Basilica Apostolorum giá in quegli anni aveva un corpo longitudinale terminante in deambulatorio. Credo che l’origine di esso vada proprio cercato nell’architettura romana.
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Giovanni Longhitano (da Fb):
Pezzo straordinario! Grazie!
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