Vi turba quest’Eva lussureggiante, curve e carne dolce, meravigliose forme d’abbondanza? Eppure questo doveva essere – e non certo la magra femmina triste di molti altri capitelli medievali – la donna di Adamo nel Paradiso Terrestre. Florida, come tutto l’Eden, splendida e provocante prima del peccato, e maledettamente seducente durante il peccato. Poi, dopo la Caduta, il mondo potrà farsi grigio e sofferente, e lo stesso accadrà alla donna. Ma in quel momento, mentre prova ebrezza e la fa provare ad Adamo – e quale ebrezza! – Eva non può essere che così: carne, desiderio, offerta e sfrontata provocazione.

Eva tra il Serpente e Adamo (la bellissima foto in copertina è da Via Lucis)
Tutto il capitello, uno dei quattro scolpiti da Rotbertus nel coro della chiesa di Notre-Dame du Port, è dedicato alla Caduta e alla Cacciata. Nella prima faccia Eva, procace, è padrona del gioco, e lo è oltre ogni misura. Con la mano sinistra porge il frutto proibito ad Adamo; il quale poggia sì un piede appena sopra quello della donna, ribadendo così, secondo la simbologia medievale, la propria supremazia; ma contemporaneamente le carezza la spalla, succube del fascino e della tentazione incontenibile che – signore fatto schiavo – si trova ad avere al fianco. Padrona del gioco, e oltre ogni misura, con la sinistra Eva nutre allo stesso modo il Serpente: gesto inatteso, inconsueto, che da una parte certifica come il peccato accomuni l’uomo a Satana; ma dall’altra, compiuto da questa meravigliosa creatura, ne potenzia il fascino, l’attitudine alla seduzione. Per un attimo, l’uomo è in suo potere, e anche il Tentatore sembra aver trovato chi può fargli lezione.
Ma come per un istante impera su tutto e su tutti, nell’istante successivo Eva finisce nel fango. Sulla faccia opposta tutto precipita, infatti: Adamo è preso da un’ira inattesa, reazione al Peccato; ha gettato a terra la donna, la tiene per i capelli, e quasi la calpesta; a lei non resta che coprirsi e disperarsi, per quanto è accaduto e per la reazione dell’uomo, ben differente dalla vergogna o dal pentimento di tante altre rappresentazioni. Sopra i due, già spiega le sue ali l’angelo del Signore, anch’egli impegnato in un gesto raro ed efficace: con la destra afferra Adamo per trascinarlo via; con la sinistra sembra aprire un varco nella florida vegetazione del Paradiso Terrestre, attraverso il quale si prepara a cacciar fuori le due creature infedeli.

Il dramma dopo il peccato sulla faccia opposta del capitello
Non ricordo rappresentazioni più efficaci e vivide del “Peccato originale”, di questo momento decisivo, esiziale, in cui tutto il genere umano, come in una grande ruota panoramica, è salito molto e molto in alto, per avvicinarsi a Dio, e un secondo dopo si è ritrovato a terra, nudo, e ha scoperto il male e la sofferenza. L’Eva procace di Clermont, meravigliosa tentatrice poi rovinosamente punita, incarna con una stupefacente modernità l’ascesa e il precipizio; splendida icona di com’era bello il creato prima dell’Errore, e ancor più del fascino misterioso e impagabile che alberga in ogni donna, e da ogni donna prorompe potente.
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Notre-Dame du Port, le absidi
La chiesa di Notre-Dame du Port, a Clermont- Ferrand, è una delle principali chiese d’Alvernia. Come si usa in questa regione, la basilica è bellissima nella parte absidale, che è complessa e ornata come e più di una facciata. Ma anche all’interno – come peraltro le chiese sorelle di Issoire e di Saint-Nectaire, di Brioude e di Mozac – la basilica di Notre-Dame du Port si presenta ricca per i capitelli scolpiti, datati alla prima metà del XII secolo. Quattro in particolare, attribuiti al maestro Rotbertus e tutti collocati nel giro di colonne tra il deambulatorio e il presbiterio, sono istoriati – raccontano cioè una serie di avvenimenti – e di pregevolissima fattura. Oltre al capitello della disobbedienza di Eva (si veda anche l’articolo con illustrazioni di gran pregio su Via Lucis) gli altri tre sono quelli dedicati al combattimento tra Carità e Avarizia, all’obbedienza di Maria, alla glorificazione di Maria stessa. Ben conservati, popolati di figure di piena leggibilità e floride nel tratto, i capitelli “maggiori” di Clermont-Ferrand hanno un gusto quasi orientale, che si somma alla lezione classica dei rilievi romani.
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Non c’è, questo pezzo notevolissimo, nel volumetto sui capitelli medievali che Before Chartres propone, finalmente “in carta”, ai suoi lettori più fedeli. E però ce ne sono altri dodici – anzi, per la verità ce ne sono altri quattordici – che hanno la pretesa di essere altrettanto belli. Vedere per credere. Qui: “DODICI splendidi CAPITELLI ROMANICI”
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Giuseppe Berton (da Fb):
La drammatizzazione di questi episodi è così intensa da far rabbrividire. Posso permettermi un paio di modeste osservazioni, vero? Dettagli come l’ “uva”- succosi e carnosi grappoli – , le dita di Eva che la sorreggono appena, già nelle fauci golose di Adamo, trascinato via dall’angelo che lo afferra – che umiliazione – per quella barba, “onor del mento”, che tanto somiglia a un grappolo anch’essa e – infine – il braccio sinistro “disossato” di Eva disperata, attaccato non si sa come non si sa dove. Tutto accresce e intensifica il senso di inquietudine drammatica e fatale, compreso il rigoglio della vegetazione carica di frutti.
Grazie di averci dato di ammirare questa “lezione di teologia biblica”!
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Giovanna Bigalli (da Fb):
In certi momenti ricorda tanto le sculture di certe divinità femminili indiane. Ma lì la seduzione e la fecondità femminili sono una gloria senza peccato e senza prospettive di decadenza. Ma in Occidente nulla può eguagliare in bellezza e intensità l’Eva di Autun.
Anche questa volta una sorpresa, un’iconografia stupefacente e una riflessione preziosa e attenta, grazie.
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Notre-Dame-du-Port. Nel mio viaggio in Alvernia ci sono stato due volte. Per vedere e per rivedere, l’ultimo giorno prima id lasciarla, l’Alvernia. E’ una chiesa paradigmatica, sublime in ogni sua parte, già solo nell’ambientazione, collocata in un quartiere ai margini del centro storico, di quelli che portano i segni del tempo e ti rimandano ad epoche passate, dove erano il cuore pulsante della comunità. Un quartiere che ricorda certi quartieri “malfamati” perché abitati dalla gente di umili origini o ci basso ceto. Ma gente schietta di un quartiere vero, pulsante.
Così è Notre-Dame-du-Port, vera e schietta, ricca di bellezza autentica, nell’impianto rigoroso, nei decori absidali e dell’esterno con pietre dagli esuberanti giochi cromatici e all’interno con la sua nuda semplicità e ricchezza esuberante dei capitelli romanici.
So già che ci tornerò, nuovamente, molto presto.
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