Per due motivi trovo bellissimo questo architrave a San Casciano “di Cascina”: per il suo spensierato equilibrio complessivo, ma soprattutto per una foglia incantata: una, preziosa, inattesa, indimenticabile.
Badate bene: non sono un ammiratore entusiasta dei tanti architravi – tra cui questo – scolpiti da Biduino. Ammetto la sua mano felice di scultore attento alla lezione classica, ma nelle altre opere – molte ne scolpì alla fine del XII secolo nel contado pisano – vedo una ripetitività un po’ scolastica… E però davanti a questa, signori miei, davanti a questo lungo rettangolo riempito di animali e scene di caccia, resto incantato; e più la osservo, più ne ricevo quella sensazione di serenità avvolgente che emana delle opere in grado di sollevarsi, per la loro perfezione, fuori dal tempo.
Grande merito ha l'”impaginazione” perfettamente studiata: ai due estremi della fascia scolpita stanno due elementi verticali – a sinistra un uomo, a destra un albero -; mentre nella parte centrale della narrazione, ecco che i gruppi delle figure d’animali costituiscono due coppie di masse imponenti e orizzontali, quasi circolari, ciascuna coppia interrotta da un nuovo elemento verticale – un leone rampante tra i due gruppi di animali a sinistra, un uomo in piedi tra i due gruppi di animali a destra -. Al centro, si disegna la coda eretta del basilisco, capace di porsi come una virgola tre le due metà dell’architrave, tra le due coppie di voluminose matasse di varia fauna.
I dettagli, poi, contribuiscono a fare di questo quadro di caccia, e di fantasia, un vero e proprio capolavoro. Si pensi a quanto arduo può essere a volte riconoscere, nella scultura medievale, un animale dall’altro; ma qui non c’è dubbio alcuno: tutto si legge perfettamente, e sfilano l’orsa con i piccoli, i cani, il leone, i montoni, il cervo, il cinghiale e infine il bue, a cui si aggiungono due basilischi a condire la sarabanda con un sapore di meraviglioso. E si osservino le bocche dei cani che, sia nella prima che nell’ultima scena, addentano l’orecchio dell’animale su cui sono balzati; e si noti la perfetta postura dei loro corpi, tutti tesi nel gesto di mordere e di trattenere.
Io poi mi sciolgo vedendo quella foglia, quell’unica foglia, che Biduino fa sbucare da sotto il ventre del primo cane da caccia, così da poterla scolpire in rilievo e in primo piano, proprio sul fianco dell’animale, appoggiata al suo pelo come un francobollo. Espediente specialissimo nel tempo romanico, questa foglia che abbraccia l’animale lo riporta come per incanto dentro allo sfondo, dentro l’ambiente agreste che ospita la scena; e cattura ed abbraccia anche noi, richiamandoci più di quanto non facciano i corni dei cacciatori, portandoci nel medioevo senza tempo che Biduino scolpì – questa volta senza tema di risultare ripetitivo – su un bianco rettangolo di marmo della Valle dell’Arno.

La prima scena dell’architrave, con il ramo che passa sotto il ventre del cane
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L’architrave con scene di caccia e di lotta tra animali (qui proposta grazie ad una splendida fotografia di Sailko) è collocato su uno dei portali laterali della chiesa di San Casciano a Settimo – o San Casciano “in Cascina” – non lontano da Pisa. L’architrave del portale centrale di questa stessa chiesa, con episodi evangelici, è firmato esplicitamente da Biduino (“HOC OPUS QUOD CERNIS BIDUINUS DOCTE PEREGIT”); come pure quello dell’altro portale minore, con altre scene di animali, meno riuscito.
A Biduino, che operò nell’ultimo quarto del XII secolo, sono attribuiti altri rilievi tra cui l’architrave del portale di Sant’Angelo in Campo e quelli di due portali di San Salvatore a Lucca; ancora, l’intero portale della chiesa di San Leonardo al Frigido a Massa, opera attribuita a Buduino o alla sua scuola, è oggi conservato a New York, al Metropolitan Museum of Art.
Renato Guerrucci (da Fb):
Beh, poi anche la serie di significati sottesi alle figure ha il suo perché… Il cervo, emblema di Cristo, che vomita acqua sulla tana del drago, emblema del maligno, per stanarlo ed ucciderlo, calpestandolo… Il rilievo è una allegoria sulle tentazioni del maligno, e su come evitarle.
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Adriano Conte Z. Ercolani (da Fb):
Grazie, molto interessante
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Maria Paola Benini (da Fb):
Bella presentazione, grazie. Cercherò di vederlo in occasione di un nuovo viaggio in Toscana.
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Un portale estremamente particolare, con un raffinato e ricco bestiario, piuttosto originale dato che non ne ricordo altri simili, opera del maestro Biduino, uno dei principali interpreti del romanico in Toscana. Mi manca ancora, purtroppo.
Come sempre tu ridai la vista ai ciechi! Così mi fai sentire quando leggo i tuoi brevi saggi; come un cieco che ritrova la vista.
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Paolo! Ma che dici? Ci si aiuta a vicenda a vedere le tante cose speciali che il tempo romanico (e l’arte in generale) ci propone e ci offre. E’ un continuo scambio, che ci fa sentire tutti un po’ più ricchi.
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Giovanna Bigalli (da Fb):
Mi avevano colpito le foglie, in mezzo a tanta dovizia di particolari, così ben connotate… mi ero incantata sulle scaglie del drago, così precise da poterle contare… Ma QUELLA foglia… non credo l’avrei mai e poi mai notata.
Grazie all’autore, che come sempre vede un po’ più chiaro, e ‘oltre’….
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Troppo buona, Giovanna. E’ un dettaglio che mi ha colpito, dentro un’opera che trovo di grande equilibrio e grande forza.
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Paola Bombardi (da Fb):
Grazie Giulio, il tuo infaticabile “scandagliare” l’iconografia romanica porta la lente su particolari, che pur più opere più volte visitate e analizzate, improvvisamente suscitano nuove “connessioni” nell’ormai affollatissimo mio personale parco zoologico. E qui nasce il mio persone o nterrogativo: quello che viene definito cane secondo me dovrebbe essere la femmina del leone; guardate la forma della corporatura, gli artigli e soprattutto la testa: il muso che ha la stessa forma più piccola, di quello del leone ed è naturalmente priva di criniera.
Inoltre i numerosi esempi di canidi e lupi nell’arte Romanica mostrano musi aguzzi e muscolature più asciutte.
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