Lessay: un vestito lindo copre le ferite

Tra le grandi chiese romaniche di Normandia – tutte in qualche modo mutilate – la basilica di Lessay sembra proporsi come l’unica integra. Dice invece una dolce bugia, e porta anzi almeno un segno, tenerissimo, della chirurgia ricostruttiva a cui è stata sottoposta.

A prima vista la chiesa dell’abbazia di Lessay sembra non aver subìto le violenze toccate alle sue chiese sorelle. Violenze che furono addirittura sadiche: a Cerisy-la-Foret resta una chiesa amputata della metà orientale; la basilica di Brinay è stata anch’essa accorciata nei secoli, e se il tempo ha restituito, almeno a lei, una facciata che a Cerisy manca del tutto, all’interno e nella zona absidale, con quei pilastri macerati, quei muri logori o rifatti in materiale moderno, porta chiarissimi i segni della sconsacrazione, dell’uso e dell’abuso civile e laico… Jumieges, infine: tutti riconoscono che è splendida, ma tutti sanno che è una splendida rovina, scoperchiata, stesa come un relitto gigantesco.

Lessay, invece, ha la linda perfezione di una ragazzina vestita per la messa di Pasqua. Si mostra ordinatissima, sia dentro che fuori, questa basilica dedicata alla Trinità. All’interno, la pietra dal caldo colore uniforme disegna una grande navata, scandita da possenti arcate regolari, sopra le quali corre un bel matroneo, finto e molto normanno, a cui si sovrappongono ancora grandi e luminose finestre. Le volte sono a crociera rettangolare, e l’insieme è così lineare e conseguente che lo sguardo si rifiuta di distinguere le due diverse fasi della costruzione, posta a cavallo tra l’XI e il XII secolo (che pure si notano, osservando con attenzione i pilastri). Il disegno puro di questa bellissimo esempio di romanico compiuto prosegue nel transetto senza discontinuità alcuna, e la grande parte absidale è tanto luminosa quanto coerente con il resto dell’edificio. E’ musica pura, l’interno di Lessay, che non a caso è sede festival e di frequenti concerti.

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L’interno della Santissima Trinità in una bella foto di Joseph Guégan

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La chiesa dopo i bombardamenti

Eppure ha sofferto, eccome, la Sainte-Trinité de Lessay. Fu danneggiata nella Guerra dei Cent’Anni e già allora, per fortuna, fu fedelmente ripristinata. Nel 1944, poi, le bombe la rasero quasi al suolo: la torre possente, le coperture, la parte alta dell’abside… tutto crollò, e tutto di nuovo fu ricostruito, in un restauro, peraltro esemplare per la vastità e per la resa finale.

E’ meno bella, ora, perché le pietre non sono più le stesse, o non sono più collocate ciascuna là dove la posero i carpentieri romanici? E’ più bella, ora, perché l’opera di ricostruzione ne ha infine accentuato la linearità e la purezza?

Di certo, la fanciulla di Lessay nasconde, sotto l’abito delle feste, ferite che solo il tempo ha rimarginato. E sulla facciata, un particolare pieno di fascino e tenerezza – l’inusuale e sorprendente fusione tra facciata stessa e l’edificio abbaziale – sembra riassumere tutte le mutilazioni e tutte le ricostruzioni. Succede che la lunga e regolare struttura abitativa costruita a sinistra della chiesa, in realtà si fonde con la chiesa stessa e, pur facendo mostra di grande rispetto, in realtà la penetra e la violenta. E mentre cede la sua navatella sinistra all’abbazia, la chiesa cerca di simularne l’esproprio, salvando sulla facciata il contrafforte e una cornice orizzontale identici a quelli sul lato opposto. Una grande finestra risponde a quella parallela a destra, quasi a dire che nulla è accaduto… ma più sopra una finestrelle impenitente certifica, con il suo serramento bianco, che la parte alta della navatella è ora abitata dai monaci. Anche all’interno, la navatella è salva nella sua parte bassa; ma più in alto l’edificio addossato oscura e accieca il primo dei finestroni.

Insomma: è tutto a posto, tutto si tiene a Lessay, e in apparenza tutto è in perfetto ordine, e la musica può fluire; ma le ferite ci sono, dure, nel corpo e nella facciata. Non sanguinano più, ma non sono dimenticate.

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Il fronte dell’abbazia (Photo Marine Leprieur Cote Ay Cotentin Tourisme)

Pubblicato in: Idee

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