Irlanda: le due città dai mille monaci

Sono così noti e così belli, in Irlanda, gli antichi monasteri di Glendalough e di Clonmacnoise, che ti può capitare – a me è successo! – di incontrare sia nell’uno che nell’altro, a qualche giorno di distanza, lo stesso amico italiano: il suo viaggio aveva percorsi differenti dal mio; ma là, a Glendalough e a Clonmacnoise, passano inevitabilmente gli itinerari di tutti gli appassionati di medioevo che visitano l’Irlanda.

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Glendalough, una delle chiese

Monasteri, antichi monasteri. In realtà Glendalaugh e Clonmacnoise furono, e sono stati, e sono oggi molto di meno e molto di più che monasteri. Molto di meno che monasteri: secondo la leggenda furono, in origine, luoghi di fuga e di isolamento, scelti da santi eremiti con la precisa volontà di appartarsi nella natura aperta, là dove l’acqua, il vento, la nebbia e le paludi garantivano la necessaria solitudine. A Glendalough, in una vallata tra due laghi, non molto distante dalla costa orientale dell’Irlanda, cristianizzata da poco, si stabilì come eremita Kevin, di nobile nascita; a Clonmacnoise, sulla rada che costeggia il corso del fiume Shannon – siamo a centocinquanta chilometri più a ovest, nel pieno cuore dell’isola – fissò la sua dimora Ciarán, già vescovo e insegnante. Sembrerà strano, ma i due erano contemporanei, vissuti entrambi nel VI secolo, e quasi coetanei, e poi molto amici tra loro: fu negli stessi decenni, quindi, che per vie parallele eppure intersecate presero origine i due luoghi destinati a diventare i due più celebri e i più autorevoli poli di spiritualità del medioevo irlandese.

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Clonmacnoise: sullo sfondo, il corso dello Shannon

E se all’inizio Glendalough e Clonmacnoise furono probabilmente, come abbiamo detto, luoghi di romitaggio fatti di poche capanne, e non certo monasteri, presto però via via crebbero in fama e in importanza. Già alla morte di Ciarán accadde un miracolo non da poco: si narra infatti che, sapendolo in fin di vita, Kevin si mosse da Glendalough per portargli l’ultimo saluto, giungendo però a Clonmacnoise che l’amico era mancato da tre giorni; ma poco importò, perché lo spirito di Ciarán rientrò nel corpo, e riprese vita, e i due si abbracciarono e a lungo conversarono un’ultima volta. Io credo che così – da vivo a morto – si dissero anche cose profetiche, e ragionarono su come sarebbero diventati, di lì a qualche secolo, i luoghi che rispettivamente avevano scelto e abitato. L’uno avrà detto all’altro che Glendalough e Clonmacnoise sarebbero diventati monasteri di gran fama, o ancor più vere e proprie cittadelle della spiritualità; e questo in realtà accadde, perché sempre crescendo attraverso i secoli dell’alto medioevo i due insediamenti giunsero ad ospitare ciascuno centinaia di monaci, e forse anche più di un migliaio. Molto di più che monasteri: sempre più popolose, sempre più dedite alla preghiera e al lavoro, alla copia dei manoscritti, al culto e alla cultura, nell’XI secolo sui due laghi a oriente e sulla riva dello Shannon si distendevano due ricche e brulicanti comunità. Chissà: nel loro ultimo dialogo, san Ciarán e san Kevin forse immaginarono anche che sarebbe arrivato il tempo dell’opulenza, e con questo tempo il pericolo e il flagello delle razzie dei vikinghi, ripetute in entrambi i luoghi, così violente che poi, presto, anche per questo motivo, Glendalough e Clonmacnoise si ammalarono e decaddero, per spegnersi definitivamente nel tardo medioevo che tutto fece mutare.

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La High Cross di Clonmacnoise (foto: Martin P. Whyte)

Visitando i due siti, è bene ricordare anche i tempi del massimo splendore: perché quelli che vediamo oggi, e che pure tanto ci affascinano, sono due fantasmi, due cittadelle spopolate e morte, due cimiteri: abbandonate dagli uomini ormai da secoli, non portano più traccia della vitalità dell’XI secolo; consunti e spariti gli edifici in legno che a centinaia dovevano costituire il tessuto abitativo della comunità monastica, con servi e campi e animali e strutture di servizio, restano, in entrambi i luoghi, le sole strutture in pietra: i ruderi delle piccole chiese, le poche torri, le croci e le lapidi. Meravigliosi resti, che messi insieme però ci restituiscono i due siti più simili a com’erano in origine, nel VI secolo, che a come seppero diventare nel tempo romanico.

Avvicinarsi a Clonmacnoise e a Glendalough – lo dimostrano le splendide foto che chiunque può scattare tra paludi e rovine – è un cammino pieno di fascino antico; ma ne godrà appieno chi saprà vedere con gli occhi della storia come questi duo luoghi dello spirito, nati poveri nel VI secolo per volere di due santi eremiti, nel pieno medioevo sbocciarono in uno spettacolo di floridezza e sapienza, di sapere e di preghiera, capaci di legare l’Irlanda lontana all’incontenibile sviluppo che il cristianesimo e i suoi monaci regalarono all’Europa intera nei secoli del romanico.

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Glendalough e il paesaggio intorno all’insediamento (foto: Joe King)

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L’Irlanda è terra dal grande fascino “medievale”, per la storia, i paesaggi, le pietre antiche, i racconti, le leggende… più che per l’arte. Il medioevo romanico irlandese, infatti, non è molto di più di quanto si può trovare a Glendalough e a Clonmacnoise – e anche qui, come detto, occorre uno sforzo di immaginazione per “vedere” i due insediamenti com’erano nell’XI e nel XII secolo -. Ai due antichi villaggi monastici vanno certamente aggiunte, nell’itinerario romanico, le grandi croci in pietra scolpite, che sono quasi il simbolo dell’Irlanda medievale: le più celebri, insieme a quelle dei due siti “gemelli”, si possono ammirare, a Monasterboice, a Moone, ad Ahenny. Ancora, tre chiese meritano certamente una visita: la cattedrale di Clonfert, con il suo notevole portale scolpito, la chiesa collocata sulla Rocca di Cashel, e infine la cattedrale di San Declan, ad Ardmore, che, seppure in rovina, conserva interessanti rilievi. 

 

5 pensieri su “Irlanda: le due città dai mille monaci

  1. Giulio Giuliani ha detto:

    Davide Gallazzi (da Fb):
    Glendalough è situato in prossimita di miniere già attive a quei tempi, e Clonmacnoise su un fiume, ovvia arteria principale di trasporto merci e persone. Ho qualche dubbio siano davvero nati come luoghi di eremitaggio, al di là delle leggende.

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    • Giulio Giuliani ha detto:

      Di più, Davide: Clonmacnoise è sorta all’incrocio tra lo Shannon, come scrivi, e la principale arteria che taglia in due l’Irlanda, e unisce oggi Dublino a Galway. Certo che ci ci sono motivi, al di là della vulgata, per lo sviluppo di una comunità che arriverà a contare centinaia di monaci! 🙂

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  2. Paolo Galloni ha detto:

    The annals say: when the monks of Clonmacnoise
    Were all at prayers inside the oratory
    A ship appeared above them in the air.

    The anchor dragged along behind so deep
    It hooked itself into the altar rails
    And then, as the big hull rocked to a standstill,

    A crewman shimmied and grappled down the rope
    And struggled to release it. But in vain.
    ‘This man can’t bear our life here and will drown,’

    The abbot said, ‘unless we help him.’ So
    They did, the freed ship sailed, and the man climbed back
    Out of the marvellous as he had known it.
    (Seamus Heaney)

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  3. Giulio Giuliani ha detto:

    Giuseppe Berton (da Fb):
    Grazie, di questa “meditazione” storica, mistica e poetica. Ispira devozione, evoca essenza di umanità in luoghi come paradisi.
    Il campanile cilindrico, le croci di pietra: fratello e sorelle di altri cristianesimi lontani.
    La memoria bussa con le volute policrome dei manoscritti irlandesi, come labirinti per gli occhi e lo spirito, preghiera fatta segni nuovi da immagini di altrove diversi.

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