Il piccolo cubo greco della “Cattolica”

Un gioiello bizantino in terra calabra: è così che i testi scolastici presentano la “Cattolica” di Stilo. E poiché tutto intorno c’è ben poco di così bello, chiusi i manuali di storia dell’arte può forse restare l’idea che la piccola preziosa chiesetta sia un fiore nato nel deserto, e sia stata messa là, in mezzo alle lande scottate di una regione tra le più povere, per strane e non spiegate motivazioni, o si potrebbe fantasticare che ce l’abbiano portata gli angeli, lassù, prelevandola a Costantinopoli…

Le vicende reali che hanno condotto alla costruzione della chiesetta sono ancora più affascinanti: ad edificarla sulle pendici del monte Consolino furono i monaci “basiliani” – monaci greci di nascita e di cultura – che vivevano tutto intorno, in quel luogo, abitando nelle loro “laura”, cioè in grotte naturali, singole o collegate tra loro. Nella Calabria territorio dell’impero bizantino, la “Cattolica” fu, insomma, il luogo sacro, il luogo delle liturgie, che una comunità di eremiti “bizantini” diede a se stessa; e da qui trae il nome, poiché l’appellativo “Katholikon” indica proprio l’edificio ecclesiale comune al servizio di un monastero diffuso, di modello bizantino, quale quello che aveva trovato il proprio habitat poco fuori della cittadina calabra di Stilo.

La Cattolica e, sullo sfondo, la cittadina di Stilo (foto: http://www.visitstilo.it)

Furono mani “basiliane”, mani di monaci – o comunque mani guidate dalle indicazioni e dallo sguardo dei monaci – così, a costruire il piccolo gioiello di Stilo. Che si presenta all’esterno come un cubo in piccola muratura, nel quale la parte bassa è estremamente semplice, quasi povera, ma nella parte superiore fa fiorire cinque torrette eleganti, finemente realizzate al modo “greco”: “All’estrema sobrietà delle fronti – spiega Chiara Garzya Romano – fa riscontro la ricchezza decorativa dei tamburi, il cui effetto è tutto affidato al manto di lastre quadrate in cotto (…), le quali avvolgono le superfici cilindriche con andamento a spirale che dà luogo a losanghe o ad un reticolato”; una cornice a denti di sega segue il profilo delle finestre e rende ancora più aggraziata la parte alta della chiesa, coperta da un gradevole paramento di coppi ordinati. L’interno riprende uno schema tipicamente bizantino: nella pianta quadrata si iscrive una croce “greca” – cioè con i due bracci di uguale lunghezza – disegnata dalle cinque cupole che la completano in alto; quattro esili colonne di riporto, su due delle quali si trovano anche scritte in arabo a carattere sacro, sono gli unici sostegni interni. Numerosi sono i resti degli affreschi medievali che ricoprivano interamente il bianco intonaco interno.

La facciata meridionale con l’accesso (foto: http://www.visitstilo.it)

I restauri che si sono succeduti hanno restituito alla Cattolica il suo aspetto originario, che era stato alterato nel corso dei secoli. E però la chiesetta mantiene il fascino degli edifici vetusti; assenti documenti e testi, gli studiosi la datano proprio a partire dal suo aspetto, e concludono che fu costruita in queste forme alla fine del X secolo, o all’inizio del successivo.

Lungi dal costituire una presenza ingiustificata o inattesa, la Cattolica di Stilo è invece la testimonianza più bella di un periodo, quello della dominazione bizantina sulla Calabria, che perdurò fino al XII secolo, e ne incarna i tratti salienti quanto a cultura, religiosità ed arte. Si propone come una realizzazione minuta, ma allo stesso tempo gigantesca nell’esito, e ci riporta la memoria precisa di quel gruppo di monaci greci, che qui si ritirò, fece vita eremitica, pregò ed evangelizzò nei decenni cruciali a cavallo dell’anno Mille, circondata da una più vasta comunità di fedeli, gli abitanti di Stilo e dei dintorni, che nella Cattolica videro, in quel tempo, la propria chiesa e la propria via di salvezza.

La chiesa e le sue coperture (foto: http://www.visitstilo.it)

.

La “Cattolica” è un edificio splendido anche per la sua collocazione. Ma il tempo romanico è ricco di chiese isolate, e costruite, come e più ancora di questa, ai confini del cielo. Belle come la Cattolica di Stilo, e come questa inerpicate sui monti, o comunque lontane, difficilmente raggiungibili, altre dodici splendide chiese stanno nel volumetto che Before Chartres ha dedicato – finalmente “in carta” – ai più spettacolari nidi d’aquila del romanico. Lo trovi qui: DODICI CHIESE isolate DEL TEMPO ROMANICO.

.

Centocinquantuno pagine per raccontare l’Abruzzo, una terra fiera, in cui l’arte romanica è fiorita rigogliosa. Raccolgono e raccontano le grandi chiese e le grandi abbazie isolate, l’arte vivacissima di Ruggero, Roberto e Nicodemo, e i loro splendidi arredi pieni di girali, mostri, animali e piccoli uomini nudi, e ancora i portali e gli architravi, gli amboni e i cibori… Il viaggio nell’Abruzzo romanico, non delude mai, e così non delude il nuovissimo volumetto ITINERARI alla scoperta DEL ROMANICO IN ABRUZZO, che raccoglie gli appunti di viaggio di Before Chartres.

.

La terra alta tra Milano e i Laghi è una delle culle, se non la vera culla, dell’architettura romanica. Da qui i “maestri comacini” portarono i segreti della loro laboriosa abilità costruttiva un po’ dovunque in Europa. Un itinerario in dieci tappe racconta le loro realizzazioni più preziose – da Almenno San Bartolomeo a Gravedona, da Agliate ad Arsago Seprio a Civate – e lo spirito, i colori, i materiali, i modi e i vezzi che hanno lasciato nelle loro terre d’origine: DIECI PERLE romaniche TRA MILANO E I LAGHI. 

.

9 pensieri su “Il piccolo cubo greco della “Cattolica”

  1. Avatar di Paolo Salvi Paolo Salvi

    Sono passati tantissimi anni da quando andai in Calabria, visitando questo gioiello che maldestramente chiamiamo romanico, ma che in realtà è bizantino, originato da una cultura e quindi un’arte diversa da quella romanica, pur essendo in parte coeva.
    Con essa lo stupendo Oratorio di San Marco a Rossano Calabro sono le emergenze principali nella regione di questa architettura, mentre a Gerace, che hai già trattato in altro articolo, abbiamo un edificio propriamente romanico.
    Stupendo l’edificio, la tipica pianta a croce greca inscritta in un quadrato con i quadrati angolari sormontati da cupole mascherate all’esterno da tiburi cilindrici, come quello maggiore sulla crociera.
    Calda l’argilla rossastra del laterizio e le decorazioni geometriche esterne in un ambiente verdeggiante sul declivio che domina il litorale.
    Sublime.

    "Mi piace"

  2. Graziella Mingoia (da Fb):
    È un gioiellino che merita di essere conosciuto ed apprezzato. La Calabria ci stupisce perché la presenza dei monaci brasiliani e delle loro comunità hanno lasciato splendide testimonianze. Segnalo chiese bizantine nella cittadina di Rossano Calabro.

    "Mi piace"

  3. Federico Bartuli (da Fb):

    …e poi lì vicino, nelle gole di Bivongi, c’era e c’è, la piccola enclave del Monte Athos, un solo monaco, Padre Kosmas, che, restaurata da solo la chiesa antichissima bizantina, la restituì a quella comunità in tutto il suo splendore. Padre Kosmas non c’è più, e non sarebbe mai andato via per sua scelta, ma per la scelta scellerata della politica che governava quella comunità alla quale Lui l’aveva donata… Poco dopo ne morì… ma questa è un’altra storia…🌹🎈🙏🏾

    "Mi piace"

Scrivi una risposta a G. Percopo. Cancella risposta

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.