Perrecy: il racconto del Getsemani nell’architrave che via via si svuota

I fatti tragici e gloriosi della Pasqua del Signore, raccontati nei modi e con i segni tipici del tempo, costituiscono il soggetto di alcuni tra i più interessanti architravi romanici. Quello di Monopoli è paradigmatico, e potremmo definirlo addirittura “canonico”, poiché tra i tanti avvenimenti del ciclo pasquale presenta proprio i tre momenti – deposizione, discesa agli inferi, pie donne al sepolcro – che più appassionarono gli artisti del XII secolo; l’architrave di Monte Sant’Angelo si agita, invece, con la sua carica di pathos in cui la croce, il calvario e il sepolcro sono protagonisti; ma quello del portale di Perrecy-les-Forges, che oggi prende tutta la nostra attenzione, è testardamente concentrato sulla notte del Getsemani, cioè su quanto accadde subito dopo l’ultima cena di Gesù, nel giro di poche ore, nell’Orto degli Ulivi.

Il portale sotto il nartece (foto: Paolo Salvi, Itinerari Artistici del Medioevo)

Siamo davanti ad un architrave “potenziato” in lunghezza: il racconto degli avvenimenti di quella notte cruciale comincia infatti, qui nel nartece di Perrecy, nella porzione di parete che sta sopra i capitelli di sinistra del portale, e termina in una corrispondente porzione di muro sopra quelli di destra: l’architrave così si allunga, da una parte e dall’altra, e acquista spazio per la propria narrazione. Nella prima scena, a sinistra, già piena zeppa di figure, il Cristo osserva e rimprovera i discepoli addormentati. Secondo il racconto di Luca, Gesù, alzatosi dopo aver mangiato con i suoi,

…uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all’angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».

Gesù con gli apostoli addormentati (foto: Paolo Salvi, Itinerari Artistici del Medioevo, elab.)

Il rilievo di Perrecy-les-Forges ci offre la raffigurazione di questa scena attraverso un delizioso quadro: a destra vediamo Gesù che torna dai suoi, con la palma del martirio in mano, e li trova addormentati; a sinistra gli apostoli: due di loro svegliano gli altri, che ancora hanno il viso poggiato sulla mano, come fa chi dorme in un luogo poco confortevole. La pietra dell’architrave ha subìto l’erosione del tempo, purtroppo; e però la composizione della scena è magistrale, e i volti conservano, almeno alcuni, un grande fascino che ci riporta a certi capitelli della vicina Vézelay.

Nelle pagine del Vangelo, il racconto del Vangelo prosegue proprio da quell'”Alzatevi e pregate” che sta sulle labbra di Gesù, e si fa drammatico: “Mentre egli ancora parlava, ecco una turba di gente; li precedeva colui che si chiamava Giuda…”. E seguendo esattamente il testo di Luca, lo scultore di Perrecy ci mostra – siamo passati, ora, sull’architrave vero e proprio – un nuovo gruppo affollato, con gli undici che seguono Gesù, e con il Maestro che si trova già di fronte a Giuda. L’apostolo traditore gli si inchina dinnanzi, piccolo, meschino nella sua malafede.

Gli apostoli seguono Gesù, e Giuda gli si fa incontro (foto Paolo Salvi, Itinerari Artistici del Medioevo, elab.)

Al centro dell’architrave, il Cristo viene circondato dalle guardie e viene condotto via: tre sgherri, il primo con strani capelli demoniaci, il terzo con una mazza pesante, spingono Gesù, che è come trascinato da un quarto armigero che sta davanti a lui. Questa parte del rilievo, purtroppo, è segnata da un ulteriore deterioramento della pietra, e si fatica assai a leggere la figura del quarto armigero; lo stesso dobbiamo dire per la figura successiva, la più grande, e strana, e affascinante di tutto l’architrave: sinuoso e agitato come poche altri nel romanico, questo personaggio del tutto piegato all’indietro è, secondo i commentatori, l’apostolo Pietro: brandisce la spada con cui, secondo il testo evangelico, staccherà un orecchio al servo del sacerdote che forse stava alla sua sinistra, là dove resta l’ombra di un piccolo personaggio perduto. Davvero nel quarto soldato e in questo Pietro che colpisce, figure consunte ma incredibilmente vive, si sente l’eco di un altro architrave, quello di Montceaux l’Etoile, con la carica esplosiva di movimento e vitalità che là pervade gli apostoli mentre assistono all’ascensione; e così i personaggi di Perrecy-les-Forges possono dirsi quasi un ponte tra quest’ultimo portale e la statuaria di Vézelay, a cui sembrano riferirsi, come dicevamo, soprattutto i volti, compreso quello del Cristo.

Si fanno purtroppo ancora meno leggibili le scene a destra, nell’ultima parte dell’architrave e nell’estensione sopra i capitelli di questo lato, dove secondo gli studiosi sarebbe rappresentato il processo che porterà alla condanna di Gesù alla crocifissione. Sorprende il rarefarsi dei personaggi: se a sinistra si accalcavano in gruppi compatti e quasi confusi, dal centro in poi il racconto si fa quasi scandito da singole figure in successione ordinata, separate l’una dall’altra da spazio e respiro. E’ un po’ come se l’architrave via via ci preparasse ad accostarci alla lunetta che lo sovrasta, il cui tratto più sorprendente è la predominanza dei vuoti sui pieni: essenziale è la figura del Salvatore in trono, semplicissima la mandorla che lo circonda; e i serafini che la reggono, o meglio che l’affiancano, sono come sentinelle nel deserto, figure spaesate, in piedi in un vuoto che solo la linea diritta delle ali prova ad attraversare e a riempire.

La lunetta con il Cristo in mandorla e i cherubini (foto: Paolo Salvi, Itinerari Artistici del Medioevo)

Dalle folle, dai personaggi addirittura sovrapposti – se ne contano 25 nei soli due primi episodi – si arriva ad algido sfilare di persone sole. E nulla resta più dell’horror vacui, ancora presente nelle prime due scene ambientate nel giardino del Getsemani: il rifiuto del vuoto, e la conseguente ansia di utilizzare e popolare ogni spazio, tratto tra i più caratteristici dell’iconografia romanica, sembra essere stato dimenticato, qui a Perrecy-les-Forges, nel breve spazio di un architrave, o poco più.

Veduta complessiva del portale (foto: Paolo Salvi, Itinerari Artistici del Medioevo)

~ ~ ~

I capitelli di destra (foto: Paolo Salvi, Itinerari Artistici del Medioevo, elab.)

L’architrave e la lunetta, notevolissimi pezzi di scultura, costituiscono il vanto della chiesa di Perrecy-les-Forges, insieme al nartece in cui il portale è collocato, a sua volta splendida realizzazione dell’architettura romanica del XII secolo. Molto interessanti sono anche i capitelli che reggono architrave e lunetta, anche questi riferibili allo scultore – o all’atelier – che ha realizzato il lungo racconto della notte del Getsemani: architrave e capitelli – che in questa pagine vediamo grazie alle foto realizzate da Paolo Salvi per Itinerari Artistici del Medioevo – sono datati dalla critica ai primi decenni del XII secolo.

Dal nartece in poi la chiesa di Perrecy-les-Forges non presenta opere scultoree di grande interesse: la navata è ancora quella della basilica precedente al tempo romanico; la parte orientale della chiesa, dal transetto alle absidi, invece, è stata ampliata ed ovviamente trasformata in epoca gotica.

.

La Borgogna romanica – da Autun a Tournus, da Vézelay a Cluny a Berzé-la-Ville – è ora un delizioso volumetto, densissimo di meraviglie, che mette insieme gli appunti di viaggio di Before Chartres: LA BORGOGNA romanica IN SEI GIORNI.

.

All’Alvernia, regione antica della Francia centrale, è dedicato un nuovo splendido volumetto. Raccoglie tutti insieme i numerosi articoli che il blog Before Chartres ha dedicato ad una terra magica, ricca di grandi architetture absidali e di bellissimi capitelli e si intitola LE NOVE PERLE (e le altre meraviglie) DELL’ALVERNIA ROMANICA.

.

Dai rilievi di Silos ai capitelli di Aguilar de Campoo e di Tudela, dagli affreschi di Mustair a quelli di Sant’Angelo in Formis: è specialissimo il nuovo volumetto di Before Chartres, che raccoglie sedici episodi del Vangelo trasformati in capolavori dagli artisti romanici: LE STORIE dei Vangeli NELL’ARTE ROMANICA.

.

5 pensieri su “Perrecy: il racconto del Getsemani nell’architrave che via via si svuota

  1. Giuseppe Dimatteo (da Fb):

    Ognuno dei rilevi scolpiti nel medioevo contiene un messaggio segreto che a prima vista non si riesce a capire ma poi si dipana per chi ha la pazienza di guardare e di ascoltare le spiegazioni. Grazie!

    "Mi piace"

  2. Magda Viero (da Fb):

    Uno storico la fa risalire la chiesa, nella parte più antica, all’VIII secolo. Nelle foto non si coglie ma nel portale resistono ancora residui di colore. Dato che non è il primo caso è evidente che questi portali e nartece erano dipinti. L’interno è meraviglioso.

    "Mi piace"

  3. Avatar di Paolo Salvi Paolo Salvi

    Ti sono grato di aver scelto di utilizzare le mie foto per questo tuo accuratissimo post che descrive minuziosamente i dettagli scultorei con il loro significato, che a me in parte sfuggivano mentre lo fotografavo appassionato durante la Pasqua di due anni fa. Un viaggio in Borgogna che desideravo fare da lungo tempo e che col tuo libro dedicato alla regione (ed anche a me, quale onore!) hai ispirato fortemente.
    Ti sono grato anche per l’avermi fatto compiutamente apprezzare i dettagli delle mie fotografie, a volte così ben ritagliate da farle apparire del tutto nuove.
    Un testo che rende il post sublime e mi rinnova il desiderio di tornare presto in Borgogna.

    "Mi piace"

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.