Gormaz: il monaco, il libro, la firma, la data scolpita e… l'”era ispanica”

Ad un artista del tempo romanico che di nome fa IULIANUS, un po’ come me, non posso non dedicare il giusto spazio. C’è da dire, poi, che Iulianus, questo maestro misterioso, ha trovato un modo arguto per farsi ricordare: ha inciso la propria firma su un libro di pietra, posto tra le mani di un monaco con gli occhi sbarrati; firma, libro e monaco stanno in alto – quante meraviglie sfuggono anche agli occhi degli appassionati! – tra i canecillos della chiesa di San Miguel, nel pueblo di San Esteban de Gormaz. E così Iulianus, che pure ci teneva a farsi ricordare, ha affidato la memoria di sé e della propria opera… alla buona sorte: bastava poco – incuria, erosione della pietra, vandalismo – perché di lui sparisse ogni traccia; e invece siamo ancora qui a parlare del suo lavoro, della sua firma, e della data – ingannevole – che ha aggiunto al termine  della sua lapidaria iscrizione.

Il monaco e l’iscrizione (foto: Pedro Mozas Rello)

Devo l’incontro con il maestro Iulianus a Pedro Mozas Rello, che ha pubblicato alcune immagini della mensola scolpita, e quindi del monaco con il libro e la firma e la data, in un post nella Pagina Facebook Pasión por el Románico: in precedenza, lo confesso, non mi ero soffermato su questo rilievo; e peraltro neppure  Rodriguez e De Lojendio, che firmano il volume Castilla romane di Zodiaque, fanno cenno al singolare canecillo.

Invece Pedro Mozas Rello, nel suo post, non solo mostra la mensola scolpita, ma trascrive con cura l’iscrizione: nelle due pagine, scritte al rovescio così che a poterle leggere correttamente è il monaco prima ancora di chi osserva dal basso, stanno incise le parole “IULIA / NUS MA / GISTER / FECIT – ERA / M C / X V / IIII”. E’ piuttosto semplice tradurre la frase incisa con “Fatto dal maestro Giuliano nell’anno 1119 dell’era”; e possiamo immaginare che l’opera di cui si parla, e di cui Iulianus si attribuisce la paternità, sia la mensola scolpita, ma anche tutto il vasto porticato decorato con colonne e capitelli che affianca la chiesa di San Miguel, o anche per estensione la stessa chiesa nel suo complesso.

Le due pagine del libro e l’iscrizione (foto: Pedro Mozas Rello)
Il canecillo di scorcio (foto: Pedro Mozas Rello)

Il maestro Iulianus, fu quindi scultore e forse anche architetto. E operò a San Esteban de Gormaz – potremmo concludere – nei primi decenni del XII secolo…

E invece no. Pedro Mozas Rello, che di storia dell’arte spagnola sa quanto basta, mentre traduce l’iscrizione, ci fa fare un altro incontro molto interessante, quello con “l’era ispanica”. Spiega infatti che secondo l’iscrizione l’opera fu scolpita “…en la era de 1119 – año 1081“, cioè “nell’anno 1119 dell’era, nel 1081”. Succede infatti che gli eventi accaduti nella penisola iberica siano stati datati per molti secoli, nella tarda antichità e nel medioevo, secondo una particolare cronologia, detta “era ispanica”, che contava gli anni dalla pacificazione dell’intera penisola imposta da Augusto nel 38 avanti Cristo. E così, per via dell’uso ispanico di fare riferimento a questo come anno zero, quando troviamo una data nei documenti e nelle iscrizioni medievali, preceduta dalle espressioni era o sub era, dobbiamo sottrarre 38 anni per ottenere la datazione corretta secondo l’uso dell’era cristiana.

Con il naso all’insù, davanti alla chiesa di San Miguel e al suo porticato, scopriamo molte cose, anche solo concentrandoci sul piccolo monaco nella mensola: ci racconta di un maestro romanico, del suo nome, della sua arte, del suo desiderio di lasciare il segno; ma poi ci aiuta a datare l’intera chiesa, e allo stesso tempo – in tutto questo l’aiuto di Pedro Mozas Rello è preziosissimo – ci testimonia di una modalità di misurare il tempo more ispanico, che è bello conoscere per evitare letture affrettate. Una lezione articolata, non di poco conto, così, è contenuta in qualche decimetro quadrato di pietra scolpita nel XII… anzi no, nell’XI secolo.

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Il porticato della chiesa di San Miguel (foto: Pedro Mozas Rello)

La chiesa di San Miguel, nel villaggio di San Esteban de Gormaz, è una delle tipiche chiese castigliane con porticato addossato al lato lungo. Altri esempi notevoli di questa tipologia architettonica, diffusissima nell’area, sono la chiesa di Nostra Signora di Rivero, sempre a San Esteban de Gormaz, la chiesa di San Miguel de Sotosalbos, quella di Nostra Signora dell’Assunzione di Duratón e – per fare solo un altro esempio – la chiesa di Rebolledo de la Torre, con i magnifici capitelli. Tra tutte queste chiese – per una carrellata sui più begli esempi in Castiglia e Leon, si veda questo articolo nel sito “Baule d’arte” – San Miguel è considerata la più antica, anche grazie alla datazione incisa sul libro del monaco (che ovviamente va letta in modo corretto). Il modello della chiesa porticata è così diffuso in Castiglia, e così tipicamente spagnolo, che un poco sembra di essere in Spagna quando si visita l’abbazia di Cerrate, in Puglia, la quale, proprio per la galleria porticata che la affianca, somiglia alle “cugine” della penisola iberica.

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Un pensiero su “Gormaz: il monaco, il libro, la firma, la data scolpita e… l'”era ispanica”

  1. Avatar di Paolo Salvi Paolo Salvi

    Molto interessante la lettura del modiglione di San Miguel a San Esteban de Gormaz (Castiglia), non distante da Soria, bello di suo ma altresì importante per la datazione del monumento oltre che l’assegnazione al suo autore, lo scultore e, presumo, architetto Juliano.
    Interessante anche per una corretta datazione la puntualizzazione che ricorda un metodo di datazione specifico ai Regni Ispanici della “Edad Media”, senza la quale le datazioni sarebbero posticipate di 38 anni, un tempo alquanto rilevante, non di poco conto, per ragionamenti ulteriori e comparazioni con altri edifici.
    E’ un piacere anche rilevare che, nonostante la crescente avversione ed anche legittima per i social, se usati bene, possono essere fonte di conoscenza e arricchimento personale, come ben sappiamo noi fruitori ed estimatori della pagina e del blog Before Chartres, nonché della pagina Facebook Pasión por el Románico, tra le migliori nel panorama di nostro interesse.

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