La meraviglia e il sacrificio sacro nella lunetta minore di Charlieu

Che posto avrebbe, tra le opere più belle del romanico, il portale di Charlieu, se il tempo e la follia non ne avessero eroso la splendida tessitura? Magnifica per la capacità di esecuzione ma anche per la grande vitalità compositiva, la duplice porta del transetto dell’abbazia borgognona, che è dedicata a Saint-Fortuné, è stata sfregiata dalla furia dei rivoluzionari, che staccarono come vandali le teste di tutti i personaggi, perfino quelle dei quattro Viventi; l’erosione provocata dal vento e dalla pioggia, poi, ha lentamente consumato le superfici, resa più aggressiva per l’esposizione a nord; ma se la potessimo ammirare nel suo splendore originario, quest’opera reggerebbe il confronto con la migliore produzione scultorea del romanico compiuto.

Il portale “gemino” del transetto dell’abbazia di San Fortunato

Qui anche le parti più decorative, cioè le fasce, le greche, le cornici, sono sorprendenti per la profusione di mirabili volute, di fiori e fogli, e fanno di questo portale “doppio” una delle opere più notevoli del XII secolo. E per confermarci in questo giudizio, mentre in un altro articolo diciamo della lunetta del portale grande, ci soffermiamo qui sul timpano minore, e sul suo architrave, e sull’archivolto, notevolissimi dal punto di vista stilistico, oltre che portatori di un messaggio teologico altrettanto pieno di fascino.

Il portale minore, con la lunetta dedicata alle nozze di Cana

Ci sono personaggi a tavola, nel mirabile semicerchio della lunetta. Ma prima di concentrarci sui commensali, vale la pena osservare le tre incredibili linee nere che inquadrano la scena: quella delle archeggiature esterne che separano la lunetta dall’archivolto, trasformandola in un merletto teso sul telaio; quella delle archeggiature sotto i piedi dei convitati, che crea lo stesso effetto e che passa – come se fosse facile! – dietro la figura del servitore in primo piano; quella infine che corre tra i piedi dei personaggi seduti: e dove mai la zona d’ombra che si crea sotto una tavola è stata resa in marmo con la stessa efficacia?

La scena del convivio per le nozze

Lasciamo a chi osserva il gusto di notare i movimenti dei corpi, la finezza del modellato, i gesti eleganti, realistici ma allo stesso tempo fiabeschi, che tornano anche nell’architrave sottostante, e diciamo del significato iconografico della scena conviviale e, appunto, della sottostante vivace processione. A tavola siede Gesù: anche la sua testa è stata staccata, ma l’aureola segnata con la croce non lascia dubbi. Il convito è quello delle nozze di Cana – non l’ultima Cena, poiché le persone sedute a tavola sono al massimo una decina – e a destra possiamo vedere un servitore impegnato con le anfore la cui acqua sarà mutata in vino da Gesù, con il suo primo miracolo pubblico.

L’architrave con i sacrifici della Legge antica

Nell’architrave, quella che potrebbe sembrare a prima vista un quadro di vita agreste è invece la rappresentazione dei sacrifici nel Tempio. Con poche imperdibili pagine, Raymond Oursel, nel suo Floraison de la sculpture romane, commenta questo sottile dialogare delle scene: al sacrificio di agnelli e vitelli, chiesto dal Dio degli Ebrei e raffigurato nell’architrave, risponde il sacrificio del Figlio, che si incarna e si fa uomo tra gli uomini, come narra la lunetta, fino ad essere immolato per la salvezza; e l’acqua che a Cana si fa vino, così che si possa continuare a servire gli invitati alle nozze, rimanda al vino che, nell’altra Cena, quella pasquale, diverrà sangue versato per tutti gli uomini. E’ la lezione di Cluny, da cui dipendeva l’abbazia di Charlieu; è il pensiero che Pietro il Venerabile, dall’abbazia madre, sottolineò con forza nella sua disputa con l’eretico Pierre de Bruys: “Il bue, il vitello, l’ariete, il capro – scriveva – hanno bagnato gli altari degli ebrei con il loro sangue; solo l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo, si stende sull’altare dei cristiani”.

L’archivolto con il Cristo e cinque personaggi
L’agnello al culmine del portale maggiore

Nell’archivolto, di nuovo Cristo è riconoscibile per il nimbo crociato. Guardano a lui cinque altri personaggi, tra cui sicuramente – lo confermano le iscrizioni – gli apostoli Pietro e Giacomo. E se è vero che, come penso, il maestro di Charlieu ha voluto rappresentare qui l’episodio della Trasfigurazione di Gesù* – se così fosse, gli altri personaggi sarebbero Mosè ed Elia, in dialogo con il Cristo, e Giovanni, cioè il terzo apostolo che assistette all’evento – ecco che, ancor di più, tutto il portale costituisce un profondo e articolato richiamo alla teologia del sacrificio e della transustanziazione e cioè, alla fine, del sacrificio eucaristico.

E tutto ci porta alla figura che sta al culmine del portale maggiore, l’Agnello di Dio, sacrificio di salvezza: è singolare che sia l’unica figura su cui non si sono accaniti i martelli di chi volle cancellare dal portale di Charlieu ogni immagine che potesse ricordare e celebrare il Cristo, la sua incarnazione, il nuovo patto tra Dio e gli uomini siglato sull’altare dei cristiani.

* Rispetto a questa ipotesi, ho chiesto aiuto a Luca Giordani, che già altre volte nel dialogo tra appassionati – e anche qui in Before Chartres – ha dato prova di grande competenza sui temi biblici nell’arte romanica e sull’interpretazione delle iscrizioni del tempo. Mi ha risposto così: “Il personaggio che sta sopra Giacomo, a sinistra, è sicuramente Giovanni: leggo S IOHS; l’iscrizione di quello sopra Pietro, a destra, non è  molto leggibile: vedo una M iniziale e una S finale, quindi è molto probabile che si tratti di Mosè”. Giordani, che ringrazio moltissimo, ha aggiunto alla sua risposta un link alla pagina su Charlieu in bourgogneromane.com, introducendolo così: “Questo sito conferma la tua supposizione. Vi si legge infatti che ‘…sur l’archivolte sont sculptés six personnages de la Transfiguration qu’on peut identifier par des inscriptions : saint Jacques, saint Jean, le Christ, Moïse, l’apôtre saint Pierre et le prophète Elie. La fête de la Transfiguration avait été introduite dans la liturgie clunisienne par l’abbé Pierre le Vénérable…'”.

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6 pensieri su “La meraviglia e il sacrificio sacro nella lunetta minore di Charlieu

  1. Avatar di Paolo Salvi Paolo Salvi

    Due splendidi portali quelli di Charlieu, ai margini della Borgogna ma pur sempre borgognoni come tipologia e qualità scultoree. Particolare la rappresentazione delle Nozze di Canaa, una assoluta rarità se non proprio un unicum nei portali romanici. E nonostante le ingiurie dei rivoluzionari ancora sufficientemente leggibili ed apprezzabili.

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