Jumièges e la navata quasi perfetta

Uno dei pensieri che si può fare camminando dentro l’abbaziale di Jumièges è di trovarsi all’interno di una navata “perfetta”: anche se la chiesa è drammaticamente scoperchiata, anche se il coro non c’è più (e comunque era stato ricostruito in forme gotiche), la navata, con il suo particolare “alzato”, è di una bellezza rara; e le sue pareti, sopravvissute quasi come grandissime tele alle offese del tempo, sembrano proporsi, per la compresenza di tutti gli elementi strutturali via via “inventati” dai capomastri medievali, come il compimento, il punto di arrivo dell’architettura romanica.

Quanto ai sostegni che reggono le arcate da una parte e dall’altra della navata centrale, infatti, i costruttori romanici partirono utilizzando le colonne ereditate dalla basilica paleocristiana; passarono poi ai pilastri, che in seguito fecero diventare “compositi” addossandovi le semicolonne; e infine introdussero l'”alternanza dei sostegni”, con pilastri compositi, cioè, che si alternavano a colonne, o a pilastri minori, per reggere coerentemente le spinte articolate della volta a crociera. Se dunque la navata romanica compiuta è quella che utilizza l’alternanza dei sostegni, ebbene a Jumièges, nell’abbaziale dedicata a Notre-Dame, questo sistema si mostra realizzato in purezza: le quattro grandi campate che compongono la navata sono infatti delimitate da pilastri compositi a fascio (sostegni “forti”) che si alternano a pilastri tondi in forma di colonna (sostegni “deboli”).

Quanto alle navate laterali, il romanico compiuto prevede navatelle coperte a crociera, e sovrastate dai matronei che si affacciano verso l’aula. E di nuovo, la chiesa di Jumièges incarna coerentemente questo modello compiuto: i suoi matronei oggi sono anch’essi per metà scoperchiati, ma su entrambe le pareti della navata la fila delle trifore testimonia della loro aggraziatissima presenza.

L’alzato di Notre-Dama in una foto della Pagina Fb Ma-Se Spazio espositivo

Nella parte più alta della navata, infine, lo schema costruttivo del romanico compiuto prevede un terzo livello, quello delle finestre alte che si aprono direttamente verso l’esterno; e ancora, anche riguardo alla presenza di queste finestre alte, Jumièges interpreta perfettamente il modello. Questa tripartizione dell’alzato – fascia delle grandi arcate, fascia dei matronei, fascia delle finestre alte – è rara, perché moltissime chiese romaniche, in realtà, propongono o i matronei o le finestre alte, ed è raggiunta solo dal romanico compiuto, che poi ne farà dono al gotico; sorprende quindi che questa articolazione in tre livelli compiuti sia già presente a Jumièges, nonostante l’abbaziale sia stata realizzata nella seconda metà dell’XI secolo.

Insomma: osservando la navata di Notre-Dame dal suo interno, e immaginando di avere sopra la testa quella copertura che ora non c’è più, e dando credito all’alzato, che ci porta ad immaginare che la navata potesse completarsi con grandi volte a crociera… a Jumièges si potrebbe vedere, ad occhi chiusi, la chiesa più perfetta ed evoluta di tutto il romanico. Però…

Però, se le volte a crociera che noi ci aspetteremmo non coprono questa chiesa, non è perché sono andate distrutte, ma piuttosto perché non furono mai costruite. Nonostante le promesse della navata, nonostante il sistema dei sostegni alternati e l’alzato così ardito e tripartito, l’abbaziale normanna di Jumièges non fu coperta in pietra: anche qui, come peraltro accadde nelle due grandi chiese della vicina Caen, gli architetti che progettarono l’abbaziale nell’XI secolo optarono per una copertura in legno, probabilmente piana “alla tedesca”; e ai pilastri “forti” che scandiscono la navata affidarono il solo compito di reggere grandi archi trasversi, probabilmente con il compito di frangifiamme. Lucien Mosset lo riassume così:

Sulla navata di Jumièges non sono mai state posate vere volte [in pietra, ndr], sebbene la sua struttura fosse dall’origine perfettamente appropriata per sostenere volte a crociera ogivali; e resta fedele (…) alle coperture in legno che costituiscono ancora la regola per le grandi chiese normanne del tempo del Conquistatore.

L’abbaziale di Notre-Dame (foto: Franz Golhen, elab.)

Le parole di Mosset, ben più autorevoli di quelle di Before Chartres, sono utili a chi, camminando lungo la navata erbosa della chiesa di Notre-Dame a Jumiéges, continuasse a sognare di volte a crociera mai costruite. Chi non legge né i libri di Zodiaque, né tantomeno gli articoli del nostro blog, si sveglierà dal sogno utilizzando i visori a disposizione dei visitatori: con una app dedicata, permettono a chi visita la più bella tra le rovine di Francia di vederla com’era nel tempo del massimo splendore, completata cioè con una copertura in legno, scandita da possenti archi trasversi, uno per ogni campata.

La navata vista dal presbiterio, osservata con la app “Jumièges 3D”: si noti la copertura

Va da sé che Jumièges non è meno affascinante, o meno speciale, solo perché non fu voltata in pietra. Al contrario, riscoperta con la sua “antica” copertura in legno, la nostra splendida e martoriata Notre-Dame diventa meno mitica, più vera, più credibile, più coerente con il tempo relativamente “alto” in cui fu edificata. E resta un capolavoro in grado di segnare il proprio tempo: “Ciò che è certo – sottolinea Mosset – è che la formula costruttiva di Jumièges si situa come il punto di partenza di un prodigioso sviluppo, ancor più anglo-normanno che normanno, di cui la navata di Durham costituisce lo splendido completamento”. La navata perfetta, insomma, deve ancora arrivare; e però senza dubbio una delle più vivaci linee di sviluppo dell’architettura romanica passa da qui, da Notre-Dame, e conduce all’Inghilterra normanna… 

P.S.: …ma neppure oltremanica troveremo la navata perfetta: là infatti i costruttori faranno alcuni passi indietro – cos’hanno capito i pilastri massicci di Durham della lezione dell’alzato di Jumièges? – e molti passi avanti eccessivi, che porteranno l’architettura anglo-normanna a sconfinare presto nel territorio del gotico.

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3 pensieri su “Jumièges e la navata quasi perfetta

  1. Avatar di Paolo Salvi Paolo Salvi

    La chiesa abbaziale di Notre-Dame a Jumiéges è una della meraviglie architettoniche della Normandia romanica ed era uno dei capisaldi del mio viaggio del luglio 2017, con le due di Caen. Da sole valevano come si suol dire il viaggio.

    La sua vista per me è stata mozzafiato, come nelle previsioni, e sogno ancora di poter rinnovare il viaggio per stare più degli otto giorni di allora in Normandia e ovviamente rivederla con, se possibile, maggior attenzione.

    Detto questo, come sia, non ti seguo molto quando cerchi di stabilire il “perfetto romanico” ed ho più volte contestato la tua idea che debba essere quello delle costruzioni interamente voltate.
    Di romanici ce ne sono svariati, regionali e temporali, e l’evoluzione fa parte della cose che mutano del tempo, senza soluzione di continuità.
    Io non credo che avesse un tetto piano come il romanico tedesco, ma piuttosto con le capriate a vista come Ebreuil in Alvernia, che ben conosci, a dimostrazione che l’uso di voltare la navata maggiore sia successivo anche oltralpe e non un retaggio arcaizzante sollo nostro, in quanto figli diretti dall’architettura paleocristiana (San Pietro a Roma docet).
    Il romanico normanno di Normandia è uno dei più affascinanti ed apprezzabili modi di costruire medievali, che ha dato, come giustamente dici, diverse suggestioni per l’arte dei secoli seguenti, ovvero quella gotica.

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