Cavalca una belva nella fredda Lund: è Sansone, o forse Davide, oppure è…

Oggi facciamo un lungo viaggio, che ci porterà ad incontrare Davide, il giovanotto prodigio della Bibbia. Scopriremo che il ragazzo, il futuro re d’Israele, menava le mani anche prima di affrontare Golia il Filisteo, e per averne la prova andiamo a nord fino ad una grande città della Scandinavia del XII secolo; e poi torneremo a casa passando per Colonia, in Germania, e per l’amato Abruzzo.

Il portale (foto: Marisa Pérez Dorribo, elab.)

La città che ci aspetta, prima tappa dell’itinerario, è Lund, sul mar Baltico, là dove quasi si baciano la gigantesca penisola scandinava, che scende da nord, e la piccola penisola danese, che le si fa incontro dal continente. Lund nel medioevo fu sede arcivescovile, e ancora oggi va fiera della propria cattedrale, costruita nel XII secolo (ma il cui aspetto romanico, per la verità, è anche frutto di una vasta ricostruzione moderna); ed è proprio sul portale laterale della cattedrale di Lund che incontriamo il re David… travestito da Sansone. È scolpita nella lunetta, infatti, una scena che il tempo romanico ripropone moltissime volte, diffusa in tutta l’Europa, quella cioè di un uomo che, a cavallo di un leone, ne afferra le fauci e le allarga fino a smascellarlo. Noi sappiamo che fu Sansone, da giovane, a compiere questa impresa (e Before Chartres ne parla in modo esteso in questo altro articolo). Però qui a Lund, alla scena tradizionale con l’uomo possente che uccide la fiera, si aggiunge un terzo personaggio: c’è un capro, infatti, davanti al leone, ghermito dalla belva che lo trattiene con le sua zampe anteriori.

La scena scolpita nella lunetta (foto: Marisa Pérez Dorribo, elab.)

È proprio la presenza del malcapitato animale a farci dubitare: secondo il racconto biblico, infatti, né montoni, né pecore né altri animali erano presenti quando Sansone e il leone ebbero il loro scontro famoso. E però c’è un altro eroe della Bibbia che andava in giro a litigare con le fiere, e lo faceva proprio per difendere le proprie pecore. Sentite infatti come parla il giovane Davide, quando deve convincere il re Saul che, pur essendo un ragazzo, può ben provare ad affrontare Golia:

Il tuo servo pascolava il gregge di suo padre e talvolta veniva un leone o un orso a portare via una pecora dal gregge. Allora gli correvo dietro, lo colpivo, gli strappavo dalle fauci la preda; e se quello mi si rivoltava contro, lo afferravo per le mascelle, lo ferivo e lo ammazzavo. Sì, il tuo servo ha ucciso il leone e l’orso; questo Filisteo incirconciso sarà come uno di quelli, perché ha coperto di vergogna le schiere del Dio vivente. 

Davide non ha dubbi: «Il Signore che mi liberò dalla zampa del leone e dalla zampa dell’orso – dice – mi libererà anche dalla mano di questo Filisteo». Ed è proprio dando credito al racconto di Davide, così deciso ad accreditarsi come castigatore di leoni e d’orsi, che il re Saul acconsente alla sfida con il gigantesco Golia: «Va’, e il Signore sia con te». Poi, come sappiamo tutti, non ci fu scampo per il gigantesco filisteo.

Cugnoli: due imprese del giovane Davide

Ce ne torniamo dal mar Baltico consapevoli, così, che quando vediamo, in un rilievo del tempo romanico, un giovane lottare col leone, potremmo essere di fronte a Sansone, ma potremmo anche essere di fronte a Davide. C’è modo per distinguerli? In teoria sì. Primo: se l’uomo a cavalcioni della belva è caratterizzato da una lunga chioma, con buona probabilità l’eroe raffigurato è Sansone il nazireo, che non si tagliò mai i capelli per voto al Signore. Secondo: come abbiamo visto, se il leone viene domato mentre ghermisce una pecora o un capro, è probabile invece che l’autore intendesse richiamare esplicitamente le gesta di Davide, che si scaglia contro la belva perché questa ha attaccato il gregge del padre. Se poi troviamo rappresentati insieme, in due scene vicine, la lotta tra un uomo e un leone ma anche quella tra lo stesso uomo e un orso, di nuovo possiamo concludere che l’artista sta facendo riferimento a Davide – ricordate? “Sì, il tuo servo ha ucciso il leone e l’orso” – e ci sta mostrando entrambe le declinazioni del suo difendere gli armenti.

Ed ecco che la nostra ricerca ci porta in Abruzzo dove, sui due pulpiti gemelli di Moscufo e di Cugnoli, l’estro di Nicodemo ci propone appunto, in rapida successione, lo stesso personaggio che lotta con le due fiere. Ci sono pochi dubbi: nelle due formelle sovrapposte di Moscufo e in quelle quasi identiche di Cugnoli, si racconta del giovane figlio di Iesse, e dando credito alle sue stesse parole, si mostra quel che Davide sapeva fare in gioventù, quando custodiva il gregge di famiglia: prima ancora di affrontare Golia, prima ancora di diventare re, già sapeva sconfiggere il leone e l’orso.

C’è un quarto modo con cui l’artista romanico può dirci se l’eroe che sta raffigurando su un leone è Sansone oppure Davide: può infatti, banalmente, scriverne il nome, sgombrando il campo da ogni possibile fraintendimento. A Colonia, l’autore del mosaico nella cripta di San Gereone ha fatto le cose con precisione tedesca: ha rappresentato, vicini tra loro, due uomini, entrambi a cavallo di un grande felino, ed entrambi impegnati a spalancarne le fauci; ed ha aggiunto, per completezza di informazione, in fianco al primo il nome di Sansone, e in fianco all’altro il nome di Davide. A conferma delle poche regole che abbiamo elencato più sopra, anche a Colonia Sansone è rappresentato con una lunga chioma scura, mentre Davide ha i capelli più corti e biondi; e davanti al leone di Davide, e solo a questo, è rappresentata una pecora catturata dalla fiera; tanto che noi, ormai esperti, grazie a questi particolari avremmo riconosciuto i due eroi anche senza l’aiuto delle didascalie.

Colonia, Sansone (foto: Trittico, elab.)

Il nostro breve viaggio ci conferma che l’iconografia medievale spesso sorprende, e soprattutto richiede una lettura che sia aperta a diversi livelli di interpretazione. Quando diventa un simbolo, e quindi assume un messaggio, e viene ripetuto più e più volte alle diverse latitudini, la raffigurazione di un uomo a cavallo di un leone richiama sicuramente l’Ercole classico – ebbe la stessa avventura anche l’eroe delle dodici fatiche – e allo stesso tempo narra di Sansone, oppure anche di Davide… E non finisce certo qui: proprio la lunetta scolpita da cui siamo partiti, nel portale di Lund, ci apre ulteriori prospettive.

Il portale, visione complessiva (foto: Marisa Pérez Dorribo, elab.)

Torniamo quindi a Lund. Scrivendo il post social che ha ispirato questo articolo, l’autrice, Pepa Sanchez, si domanda se l’uomo a cavallo della belva nel portale della cattedrale non sia anche qualcosa di più della rappresentazione del giovane Davide. Nel suo racconto – lo abbiamo trovato nella Pagina Fb Amigos del Romanico + Otros/Friends of Romanesque, corredato dalle belle foto di Marisa Pérez Dorribo – invita ad osservare la coda della fiera di Lund e la sua strana terminazione, e suggerisce una lettura ulteriore dell’intera scena. Pepa Sanchez scrive infatti: “Il leone si trasforma nel Gran Dragone della Bibbia, in Satana, per via di quella coda che si conclude essa stessa in una testa di drago (…) e che cerca di mordere la chioma di Gesù Cristo”. Quello che sta fracassando le fauci della belva, allora, non è più solamente un personaggio della Bibbia, che sia Sansone o Davide: nell’eroe che domina il leone è rappresentato anche Cristo stesso, e la belva è il maligno, “il grande persecutore, il nemico dichiarato dei discepoli e seguaci di Gesù Cristo”, rappresentati, questi ultimi, proprio dal capro inerme che già all’inizio aveva attirato la nostra attenzione.

Potenza dei simboli, dei richiami, delle citazioni. Potenza dell’arte romanica, mai doma, mai scontata, in grado di cavalcare l’onda dei significati, e di evocarli appena o di imporli, di dominarli o di lasciarsi portare dalla loro magia. Potenza di un tempo in cui Ercole, Sansone, Davide e il Cristo potevano essere evocati tutti insieme, e le imprese e la forza dei primi confluivano come ingredienti secolari a rappresentare Colui che non può essere descritto se non come somma della forza del mondo.

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Before Chartres affronta il tema dei grandi portali del medioevo, e lo riassume, come in un viaggio – finalmente “su carta” – in un volumetto prezioso, dedicato ai suoi lettori più affezionati. Lo si trova qui: DIECI grandi PORTALI ROMANICI.

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Belle, lontane, inerpicate ad alta quota, difficilmente raggiungibili, dodici splendide chiese stanno nel volumetto che Before Chartres ha dedicato – finalmente “in carta” – ai più spettacolari nidi d’aquila del romanico. Lo trovi qui: DODICI CHIESE isolate DEL TEMPO ROMANICO.

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Le storie della Bibbia hanno ispirato e guidato gli artisti romanici. Before Chartres ne ha descritte molte, scolpite nella pietra o stese sull’intonaco a fresco, e ha raccolto le più affascinanti in un volumetto pieno di fede, di sapienza e di stupore, che trovi qui: STORIE della Bibbia NELL’ARTE ROMANICA.

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6 pensieri su “Cavalca una belva nella fredda Lund: è Sansone, o forse Davide, oppure è…

  1. Fabrizio Conti (da Fb):

    La iconografia medievale è un mondo di simboli ricchissimo e bisogna sempre e comunque lasciare spazio e considerare le diverse possibili letture. A volte queste sono anche all’opposto: il caso del leone è significativo perché può rappresentare il male come può rappresentare il Cristo.

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  2. Avatar di Sconosciuto Anonimo

    Molto affascinante questa lunetta della cattedrale di Lund, anche per l’iconografia e l’analisi del simbolismo che sottende. Interessanti infine i raffronti con altre opere di analoga simbologia, che chiariscono i possibili dubbi sul reale significato della scultura

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  3. Magda Viero (da Fb):

    Un grande grazie. Il mondo biblico vede molte interpretazioni e la storia di Davide è davvero complessa. Purtroppo i “cristiani” di oggi sono fermi all’ABC della dottrina imparata da bambini. Allora le storie bibliche erano nel cuore e nella mente, e sapevano “leggere”.

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