I tradimenti ripetuti di San Fedele, aggrappata però all’anima di Como

La chiesa di San Fedele, antica basilica nel cuore di Como, è una delle costruzioni meno usuali del tempo romanico: strana per la pianta originalissima risalente al X secolo – una basilica a tre navate che confluisce in una vasta area a pianta centrale tondeggiante – e strana anche per i giganteschi matronei che tutta la percorrevano e che sono stati aggiunti prima del Duecento, oggi la chiesa presenta un interno stravolto dagli interventi posteriori; e davvero è difficile riconoscervi, o anche solo immaginarlo, l’aspetto originario, invaso e mascherato nel corso dei secoli.

E poiché anche la facciata della chiesa è il frutto di un completo rifacimento, modesto negli esiti, e poiché anche il campanile è stato in fasi diverse e in gran parte ricostruito, le tracce della costruzione dei secoli medievali si scorgono oggi quasi esclusivamente nell’abside, che non a caso di San Fedele è l’unico elemento documentato sui libri di storia dell’arte.

L’abside centrale, vista dalla strada
L’abside centrale (foto: static.where-e.com, elab.)

Quest’abside mostra, nel suo sviluppo esterno, una bella e profonda tribuna camminabile che ne caratterizza la parte più alta, coperta da piccole volte a tutto sesto che si susseguono radiali, sostenute tutte, all’esterno, dalle eleganti colonnine. L’abside di San Fedele è però altrettanto interessante se osservata dalla navata: presenta infatti, al di sopra di un primo e più basso giro di archeggiature e nicchie, una nuova interessantissima galleria, anche questa camminabile, che è in sostanza la riproposizione, sviluppata al contrario, della tribuna che si ammira all’esterno: anche qui, nella semioscurità del presbiterio, brevi volte a tutto sesto ricavate nello spessore del muro si susseguono, radiali, nel giro dell’abside, regalando al bruno emiciclo un piacevole effetto di profondità ed eleganza.

Oltre all’abside, poco altro all’interno della chiesa può dirsi ancora romanico. E si fatica a comprendere come potessero apparire in origine la navata principale – dove gli altissimi matronei sono oggi inquadrati da una struttura neoclassica – e l’area a pianta centrale verso il presbiterio, completamente e pesantemente ridecorata in epoca ben posteriore al medioevo, tanto che qui i matronei, che pure proseguono nei due emicicli, sono oggi invisibili.

La navata e uno scorcio dell'”aula” circolare
La parte sinistra del rilievo

Così come è andata in gran parte perduto l’aspetto antico di San Fedele, allo stesso modo è un poco dimenticata, e confinata in un angolo, la sua più interessante realizzazione scultorea romanica, quel portale “del drago” che nel tempo medievale dava accesso al deambulatorio, nei pressi dell’absidiola settentrionale. Il visitatore oggi lo scorge dalla via che passa ai piedi dell’abside maggiore, stretto tra la chiesa e un edificio laico che le si addossa. Inusuale anch’esso – questa San Fedele alla fine sembra essere quasi un monumento al sincretismo! – per la copertura triangolare e per l’asimmetria delle due parti decorate, più vasta quella a sinistra, quasi residuale quella a destra, il portale si trova in uno stato di conservazione precario. A sinistra, sotto una grande arcata, è raffigurato un goffo Daniele, calato nella fosse dei leoni, e lì seduto come in attesa; in alto, sopra l’arco, un angelo dalle ali spiegate già afferra per i capelli il profeta Abacuc, che porterà in volo fino al fondo della fossa, perché doni sollievo e cibo al profeta che aspetta circondato dalla belve. Subito a destra, la parte forse più suggestiva dell’intero portale presenta un grande grifone rampante che ghermisce con gli artigli e il becco un piccolo drago, mentre un altro gli morde la coda; sopra i mostri in lotta tra loro, una testa umana vomita germogli che vanno a diffondersi, decorandolo, in tutto il riquadro. Nello stipite destro, altri due draghi, come coccodrilli alati e dalla coda tricornuta, si affrontano distesi in verticale e si contendono una preda, forse la testa di un vitello; più a destra ancora, in un intrigo di rami e girali, un cane da caccia punta una lepre, ormai prossima ad essere catturata.

Il portale “del drago” sotto l’abside di San Fedele

Il portale “del drago”, chiuso da molto tempo, non dà più accesso all’interno della basilica. E anche per questo risuona come un po’ inutile, quasi come il membro ormai atrofizzato di un corpo che ne ha perduto la memoria; e così trascurato e messo da parte, rappresenta perfettamente il monumento a cui dava accesso, che è stato costretto ad accettare secolari compromessi. Fedele solo nel nome, si direbbe, questa antica chiesa in realtà ha dovuto tradire a più riprese sé stessa e la propria origine, ed è lontanissima dalla purezza altera che caratterizza la più nota Sant’Abbondio – l’altra basilica romanica della città – e la vicina cattedrale rinascimentale. I cittadini di Como, però, sembrano amarla così com’è, fusione oscura di tempi diversi, ma incastrata con passione nel cuore antico della città e ad esso sì fedele, e più caparbiamente inserita, rispetto alle altre, nel nucleo pulsante della vita civica e spirituale della comunità comasca.

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