La caccia e la fatica firmate Girauldus

Quanto medioevo c’è in questo metro quadro di rilievo? Tutto il mondo “laico” dei secoli di mezzo cavalca, o cammina… e ci si para dinanzi focoso e faticoso proprio come lo immaginiamo noi, da qui, da quasi mille anni di distanza.

Sopra, la caccia. Un cinghiale è già stato infilzato da un battitore a piedi, mentre un cavaliere sta per sferrare il colpo su un altra bestia; i cani latrano a queste prime prede. Ma già più avanti nel bosco, appena un albero più in là, tocca ai nobili cervi subire l’attacco della muta e dei cacciatori: dal cavallo uno, splendido nella cotta che gli copre le spalle, preme a terra con la sua lancia una giovane cerva, mentre un cane le azzanna le terga; l’altro ferma per aria il suo giavellotto, per non colpire il cane che, nella foga, si è messo di mezzo. Ancora un albero e, più in là, un quarto cavaliere galoppa verso nuovi scontri: soffia nel corno quasi volesse chiamare anche gli altri a seguirlo, fuori dalla scena, fuori dalla lunetta scolpita.

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La caccia e i lavori dei mesi nel portale di St-Ursin

In basso, la fatica. Sotto portici regolari, dodici volte l’uomo si inchina ai lavori della quotidianità. Incurvato sotto i tredici archi – e lo è ancor più sotto il duplice arco centrale, dedicato al mese di luglio – percorre in ciclica processione lo scorrere ciclico dei mesi, che si susseguono come onde sulla spiaggia, e ritornano di anno in anno sempre uguali.

Se la caccia, in alto, sembra colta come in una foto, fermata sul marmo in un istante fuggevole, tanto che tutto segue il cavaliere che chiama col corno e tutto si muove verso l’uscita di scena, la fatica dei mesi, invece, si ripete e si contiene: febbraio, a sinistra, e gennaio, ultimo mese a destra, entrambe figure sedute, si guardano speculari, quasi parentesi che contengono l’anno dell’uomo.

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Un dettaglio: un cavaliere con il corno e un uomo che osserva la caccia

C’è il medioevo come lo immaginiamo, di caccia e di fatica, nella lunetta scolpita di St-Ursin. Manca metà di quel mondo romanico, la metà “religiosa”; e a dire il vero è assente anche un’altra metà, quella “rosa”… Ma il resto è lì, la vita è lì, il medioevo è lì, nella caccia e nella fatica che Giraldo ci permette di osservare, da quasi mille anni di distanza. Guardiamo, attoniti e presi, come il piccolo uomo in ginocchio che, quasi nascosto, quasi riparandosi dietro il suo bastone, assiste alla grande battuta nel bosco.

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Il portale in una foto di Louis-Auguste Bisson

Il rilievo firmato da “Giraldo” – “GIRAVLDVS FECIT ISTA PORTAS” recita l’iscrizione al centro sotto i mesi – è la lunetta, conservata, di un portale perduto, che ornava una chiesa dedicata a St-Ursin a Bourges, nel Berry. La lunetta è stata ricollocata in epoca moderna su un portone in Avenue du 95E de Ligne, nel quartiere Séraucourt. Notevole per la finezza dei tratti e la forza vivace della rappresentazione la lunetta è databile al primo XII secolo (secondo altri, ma con un’interpretazione più difficile da sostenere, al tardo XI secolo). La completano, in alto, scene da antiche favole che hanno gli animali come protagonisti. Nel giro d’arco, e ancor più evidente nell’architrave – che è parte integrante della lunetta – si ammira un pregevole decoro a spirali vegetali.

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La lunetta (foto: Mossot)

 

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Quello di Bourges è un portale bellissimo, ma “minore”. Before Chartres affronta invece il tema dei “grandi” portali del medioevo, e lo riassume, come in un viaggio – finalmente “su carta” – in un volumetto prezioso, dedicato ai suoi lettori più affezionati. Lo si trova qui: DIECI grandi PORTALI ROMANICI.

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4 pensieri su “La caccia e la fatica firmate Girauldus

  1. Paolo Salvi ha detto:

    Potrei dire la stessa cosa. Ci sono passato in viaggio di nozze nel ’94, facendo tappa proprio lì, verso la Bretagna. Ricordo la grandiosa cattedrale gotica e il bel centro storico che mantiene i caratteri medievali nelle sue vie tortuose ed in alcuni palazzi. Questa lunetta credo di non averla vista, ma dovrei controllare le diapositive archiviate. Ora che so, tornerò a vederlo. Merci beaucoup.

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  2. Giulio Giuliani ha detto:

    Giuseppe Berton (da Fb):
    Mi viene in mente anche la “tripartizione” sociale, di lunga durata nei “secoli di mezzo”: qui sembrano menzionati “bellatores”(sebbene impegnati in una caccia, non in battaglia) e “laboratores”, “misuratori del tempo” con le loro fatiche.
    I racconti raffigurati riguardano entrambi: agli “oratores” tutto il resto dell’intero edificio sacro.

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  3. Giulio Giuliani ha detto:

    Giovanna Bigalli (da Fb):
    Chi ama il romanico ( questo, poi, così insolito e apparentemente slegato dai consueti temi religiosi), deve farsi viaggiatore e camminatore, osservatore e pellegrino…. e pure investigatore…
    Chi avrebbe mai pensato da passante ad una chiesa perduta?

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